Appunto n° 1
Questa cosa che non c'è, questo piccolo inesistente ammasso di parametri così
leggeri e inconsistenti e intangibili questo insipido grumo di cellule tumefatte
fini a se stesse dissolte mai iniziate finite esse stesse parlare di un principio
di causa che non comporterà nulla un primo motore ignobile un principio di sete
prendo
prendo un bicchiere lungo oblungo di vetro spesso di circonferenza piuttosto
larga più larga della media più di quanto ci si aspetta da un bicchiere cosiddetto
normale lo prendo
prendo in mano come un piccolo trofeo d'infanzia con la stessa morbida esaltante
soddisfazione di un bambino che si è piazzato bene in una gara di corsa estiva
in montagna una di quelle gare organizzate dalle pro-loco in quasi tutti i luoghi
di villeggiatura del mondo prendo
prendo il mio bicchiere spesso spesso fuori dalla media stabilita stringo tra
tutte e cinque le dita della mano sinistra la sua superficie regolare morbida
fredda e all'improvviso sento che tutt'attorno l'aria è calda e umida e pesante,
all'improvviso so che il bicchiere che stringo nella mano è l'unica cosa normale
a esistere ora adesso in questo preciso
punto del mondo
del mondo so che tutto il resto è una fantasticheria un'assurdità infedele so
che lui è il solo amico presente in grado di ricondurmi a un lieve bencelato
stato di grazia perso chissà quando senza che me ne sia accorto
il mio bicchiere esagerato
esagerato dentro c'è del ghiaccio succhiato dal caldo, resisterà ancora per
poco penso ancora per poco mi terrà compagnia ho solo alcune frazioni di tempo
per capire poi anche il vetro che morde la mia pelle un minuscolo pezzo del
mio corpo poi anche il vetro diventerà lentamente come tutto il resto come l'aria
come il mio sudore come tutte queste cose che non esistono non ci sono come
tutte queste cose di cui non si può parlare
parlare bevo la mia vodka alla pesca mi entra dentro scende giù raggiunge ogni
angolo della mia intimità sono fatto composto inglobato di vodka alla pesca
dolce e densa e fredda ancora per poco scende giù e diventa me diventa una cosa
che c'è ri-diventa si trasforma in un buio di viscere nascoste e sanguinose
sanguinose si trasforma in un'altra cosa esistente sul mondo e basta un sorso
per far sparire dall'aria un ennesimo piccolo insignificante brandello di materia
dolce fluida dal mondo che c'è assieme a me assieme a me assieme a me
Appunto n° 2
Se fossi un frammento di porcellana sarei felice d'essere me. Un vaso di porcellana
falsa maldipinto magari rubato o comprato per due soldi al mercato delle pulci
un martedì umido, un vaso colorato con tinte banali e stupide magari fantasie
gialle e verdi scintillanti magari con puntini impressi lì dorati spessi come
piccoli sassi tanto per dare un senso d'eleganza. Se fossi un frammento di puntino
dorato sarei felice d'essere me. Vomiterei tranquillo immerso nell'ombra di
un telone da fiera o avvolto in una bambagia di foulards sottili come capelli
e profumati di essenze indiane. Parlerei all'aria come fanno gli uccelli di
mattina presto direi cose su cui non ho mai pensato abbastanza sarei ricco di
argomenti da segnalare all'ordine costituito sarei una piccola puttana in vendita
sui banchetti di domenica o un simbolo funereo ostentato sul davanzale di una
bella antica villa in collina. Se fossi questa cosa che non c'è e che sa di
vodka alla pesca se fossi questa cosa di cui non si può non si deve non è permesso
parlare sarei una cosa che non c'è sarei quello che non sono sarei un vaso ming
mai costruito. Questo è un appunto importante.
Appunto n° 3
Ho una chiazza di sangue secco sulla gamba destra. Senza sapere il motivo di
una fuoriuscita così senza perché ho raschiato la chiazza con un dito qualche
piccolo pezzo di sangue coagulato è rimasto fermo sotto l'unghia del mio indice
destro come in una infinitesimale prigione ossea ora vivo non vivo nella certezza
di avere un pezzo in meno di me un brandello tolto dalla pancia dal dorso del
mondo un'altra cosa qualunque che sparisce la differenza sta nel fatto che è
una cosa mia a non esistere più mai più per sempre ancora.
Appunto n° 4
Se si trattasse di un silenzio normale un silenzio di quelli a cui sei abituato
un silenzio anche solo simile in modo semplice e onesto ai silenzi che bevi
ogni giorno se solo fosse un'aria senza voce circondata da rumori indifferenti
allora staresti bene come un pesce nell'acqua in un'acqua dolce e materna ma
qui ora adesso ogni angolo fisico che ti ruota attorno ogni centimetro quadrato
cubico alla meno uno in cui ti muovi o almeno cerchi di muoverti ogni spiraglio
ti sembra nient'altro che una vuota assenza e hai perfino paura perfino il terrore
di produrre inavvertitamente il più piccolo rumore la più sottile vibrazione
col tuo corpo e anche il ghiaccio che ti sta abbandonando suicidato corrotto
dal tempo dal caldo anche i suoi brevi flebili scricchiolii simili a quelli
di un ossicino che si rompe anche loro ti fanno paura anche loro sono pezzi
di te che se ne vanno e la tua voce ha smesso di rivendicare diritti di replica
abrogati dall'inerzia finalmente ho paura di un insieme di cose morte finalmente
una paura di cui aver davvero paura.
Appunto n° 5
La mia voce Kant il mio campo visivo Chopin il mio bicchiere vuoto Karl Rosenkranz
la mia cricca protestante di cubetti di ghiaccio Furio Colombo la mie braccia
Madre Teresa di Calcutta le mie labbra Chet Baker Miles Davis Tom Harrel i miei
piedi abnormi Jack Lemmon & Walter Matthau il mio corpo Aldo Nove Lisy senza
dio Giorgia di Mtv il mondo che rotola rotola via da marx alla catastrofe dei
comunismi traiettorie e antinomie del socialismo i vestiti marci sudati immerdati
che mi si avvinghiano pro mi si avvinghiano contro innamorati del mio ombelico
dei miei punti di sutura, Billy Wilder che dirige un porno sado maso protagonista
assoluta Rita Levi Montalcini i miei sogni impossibili Dylan Dog alle prese
col dottor Killex la morte la morte che mi costringe a spiando controllando
vagliando i movimenti in cui vivo una ragazza bellissima col vestito a fiori
molto scollato e gli occhiali da sole neri che ho incontrato con lo sguardo
l'altro giorno senza trovare il coraggio di, bombardieri su Kabul bombardieri
vomitanti fase catarsi sganciare scaricare tutto l'odio tutto l'amore per chi
per cosa bombardieri su Hyderabad Dezful Beirut bombardieri su Piazza Vittorio
Veneto Torino Italia Pianeta Terra post atomic world post atomic bomb,
io che sono me la mia pelle che non risponde più davvero il vuoto il pieno
la stasi coatta e poi i miei appunti tutti questi appunti numeri uno due tre
quattro le parole che non hanno più uno straccio di senso compiuto capaci come
sono di mangiarti maciullarti fagocitarti queste parole bastarde piene di nebbia
dentro,
io sono una macchia verde marcio in una tela di Jackson Pollock un volto scimmiato
come quelli di Mimmo Jodice io sono un ghiacciolo sciolto insieme al mondo sono
il mio ultimo appunto numero cinque appunti per un'unica immenrosimile cosa
che non c'è.
I
.noi bimbi atomici
II
noi bimbi atomici e la nostra istruzione di fare quello che vogliamo. la nostra
programmazione, la nostra ora, vendetta; e mai muore ciò che attende e col passare
degli eoni anche la morte può morire. siamo consapevoli di essere dei perduti;
noi e i nostri culti atomici di analisi e disintegrazione, armi di robots e
punkbimbi di Kiev. cresciuti, già nati, con la paranoia nucleare: ricordi dei
13 anni e delle idee di nomi per gruppi pop tipo atomicgeneration. paroleprofetiche.
siamo oltre battuto e beato. potete osservare da voi stessi il decadimento del
senso del peccato, la crescita dell'innocenza e dell'irresponsabilità, modifica
d'istinto riproduttivo, tendenza al bisessuale, all'ermafroditico, e fiducia
infantile nel progresso, e paura di catastrofi ma in fondo neanche troppa. non
è né colpa né merito, ma tipo un'incursione di influenze extraterrestri nell'ondavitaumana.
c'è oltre e altro. tanto imparato dalla vita; saggezza stellare, è già saggezza
testamentaria.
III
li sentivamo li sentivamo là fuori, seduti su marciapiedi, in cerchio sulla
collina del parco o che tentavano di entrare nelle case sicure e sclerate o
davano fuoco a palazzi la notte. non riuscivamo a dormire, in simpatia tremenda,
e non abbiamo dormito al punto da diventare noi l'uomo nero che scopa quelle
che con lui cistanno sul muro della farmacia. e il quartiere chiudeva gli occhi
se, nemmeno adolescenti, si pregava nei modi personali: leccarsi la pelle a
vicenda o baciarsi le proprie ginocchia o chiudersi nello sgabuzzino al buio.
primogeniti a trovare bestie sul pavimento, primigemiti onoranti l'energia.
si doveva esplorare il silenzio, ne siamo quasi bravi. gli sguardi passano a/traverso
tapparelle chiuse, eravamo e siamo zombiesexy. amori per i tabù, e confini sempre
diversi, sorridenti, rabbiosi; in fondo tutti bravi in matematica, con impero
già menzognero della musica. e qualcuno se ne usciva un pomeriggio dicendo di
volere diventare puro.
IV
poesie le si scrive per farsi baciare.
grande suono tibetano come su nastro; e naturalmente non è che illusione nei
tuoi occhi, Allen, il nostro duemila. gioventù assolata verso la ruga lunare.
siamo con te nella fumeria d'oppio, siamo con Einstein sul ghat crematorio.
riuscivi ad immaginarti ciò che siamo? registratori eccentrici vogliosi di mani
d'estranei in un terra desolata. terra desolata ma c'è molta vita nell'universo,
c'è altra vita, altre forme di vita e noi sempre a spacciarci per una di esse.
e li avevamo convinti: ipnotizzatori, ode all'ipnosi, hello i love you dance,
no fun ma babe no fun weekends.
i bravi cittadini americani diventano pistoleros surrealisti soprattutto sul
posto di lavoro e in famiglia: buon compleanno ad Andy Wharol e alla bomba su
Hiroshima, qualche mese dopo a Nag Hammadi furono trovati vangeli gnostici.
ed ora impazza lo gnostikopunk!
V
machinegun dadapunk buddhism.
la notte della danza non puoi continuare a vivere così e buttarsi sull'asfalto.
la sentivamo tutta l'angoscia, ne gioivamo, sentivamo la guerra, avevamo visitato
un posto sgomberato. avremmo voluto solo fumare marijuana ed ascoltare jazz
e stupirci ma la: jihad, è inevitabile.
gioventù in mimetica, tempo degli assassini, nell'età del ferro, in combattimento,
in 'sto cazzo d'inferno, per il paradiso. è una guerra santa. è una guerrasanta
metropoli d'illusi amori d'occidente nostalgie dei corpi per il paradiso, per
il paradiso. dentro noi guerre ed epiche connesse.
visto troppo voodoo urbano per non essere poeti, aggirarsi fra rifiuti, raccontare
barzellette su professori di filosofia.
el hombre invisible, nell'interzona, strada per dosi, ad osservarsi i piedi.
ci si trova in cerca di buchi, in cerchi e in buchi, con capitoli sconnessi
e creature mostruose aliene con le quali giocare la nostra sessualità. I shot
the sheriff e si sa che nei monasteri i frati si inculano. diffondiamo strani
culti. vogliamo. tutto. quello. che. cispetta.
con quel mix con quell'impasto di profetismo biblico e streetculture ci allontaniamo,
avvicinandoci, definitivi.
VI
il sole bacia i belli.
parlando dadaismo e camminate beatnick, ed ogni venerdì il cioccolato bianco;
e se al sabato a pranzo veniva chiesto il perché del parlare veloce si rispondeva
per dire più cose, e qualche madre diceva bella risposta.
viaggi o roba scritta, d'estate; sospiri bloccati di Vienna Miller in docce
danesi poveri a Budapest e paranoici a Praga sesso da barricate e gatti polacchi.
crediamo nella magia delle canzoni d'estate sulle 15enni, bellezza disarmante
gratuita sovversiva della danza. unknown pleasures. ondemaldoloriane, sudore
minorenne techno da spiaggia, la rivoluzione sarà psichedelico-sessuale o non
sarà. invisibili e sexy e creare situazioni e degli antifurti solo il suono
è bello; il corpo in strane posizioni, braccialetto brasiliano al polso e pietra
al collo.
in depositi di carcasse, scambi di pillole, filtri rosa, ultrasuoni lungo sentieri
impervi. la telefonata di gennaio su come la si sentiva la fine della civiltà,
la richiesta di un po' d'hashish (prasad) per il ritorno in treno a Bologna.
la notte dell'apocalisse nel cesso piccolo a falsificare la firma di nostro
padre; tossici buddisti pirati, in dadantesco inferno. berremo latte al cioccolato,
laboratorio di scrittura, urgenti di donne e lettidisfatti, posacenere sporchi,
quasi. cult disaster movies, piroettare bene come unica ossessione quotidiana,
arredamento di nuovi edifici che crollano. prego confrontarsi con le foto dei
prigionieri sul muro; dire parolacce è inevitabile in guerra, ma dopo il primo
omicidio gli altri sono più facili.
servizio del tg3 sulle crisi di coppia estive: giovani dark in perpetuo funerale
dell'ora, insultano in tutte le lingue, come da copione fronte sudata occhi
di troppa luce parlare veloce e non accettare critiche. ganci sulla pelle, momento
leopardiano, Leopardi detournato, ottimismo cosmico, anche artificiale. soprattutto
ai funerali ci ripetevamo di giustificare il mondo solo esteticamente.
un sottovalutato Fellini psichedelico disturbato da una violenta banda dai crani
buddisti rasati. ancora uno sforzo!
basta con il vanto del ghigno inseguitore il nostro aver parlato dei massacri
etnici dentro di noi. skinknowledge della macchina totalitaria. non c'è fisioterapia
né psicoterapia che regga in tensione blot und boten da fila della spesa. noi
più belli di un Kandinskij: tuono mente perfetta, tuono heavymetal.
VII
ragazza capelli lunghi biondi sul palco con violino, la mano del bassista sulla
testa, il sudore della rivoluzione che ci sarà quest'estate. se ci lasciate
il telecomando in mano è perché vi piacciamo; e bolgia infernale e Chopin e
ragno sul soffitto. mediahype sui pericoli dell'eclisse. il realismo ride della
fine del mondo, il surrealismo la sperimenta ridendo.
non si esce di qui se non si canta un blues, marabutti delle banlieues! technodervisci!
nessuno esce vivo da qui; un calcio in culo che ti arrestano per vagabondaggio.
if you believe in love tonight, chitarra con sopra svastika e falcemartello,
e vitasonica/paceestatica. diritto al sesso goticofetish alle masse dell'India,
sfuggono da uomini di polso EdwigeFenech innamorate di Mao sporco di un bolscevico.
ostacoliamo il traffico sdraiandoci per terra, danze di spinte di mancanza di
grazia condominiale. la classica sensazione da sembra un giorno o sembra un
secolo, tempo frantumato in minutaggio di canzoni e palinsesti televisivi, contraddizioni
borghesi su ritmo di bonghi. qual è l'animale dalla carne psichedelica?
come clandestini sul lungomare, fumi colorati sui binari, il tunnel come perfetto
cabaretvoltaire mentre fuori infuria la guerra totale. la via è rischio costante
di crampo al polpaccio. custodi del collasso dell'esperienza, Schwitters (in)volontari
fra totem domestici, tosse stillrainingstilldreaming in loop. verità di paranoie
di Hollywood.
sintonia totale, orgasmo felice, fermati un momento, siediti:
regali per la vita, gioielli per il nuovo millennio, registi di video per doomgenerations,
donne in ogni porto e figli sparsi per il mondo, unghie sulla schiena come storia
delle idee, spaccio planetario, cartografie militanti, zaum di fame di perfezione
(le api si drogano, ai pipistrelli piace il peyote, ci si lecca le labbra).
sensibili se non sensati, parola soglia come preferita: occhi-ed-orecchie-bene-aperti
è un programma minimalista.
e che fine hai fatto, Leonore, baby?
scrittrice di libri d'amore senza compromessi, de-reale, perla di Labuan, gattona
allo specchio di pioggia colorporpora. a dirti che ti avremmo scopato sul muretto
con le nostre labbra froce; la mano subito sul seno seduti su gradini con siringhe.
chitarre in feedback sulla violenza dell'amore e il giusto soundtrack per le
telefonate, e su sedili dietro di una macchina autoradio accesa. bambini salutano
il nostro volo.
ti veniamo a cercare, zaino in spalla, per vederti e parlare, e farci un tè.
VIII
splendido splendente e simbolo dell'infinito.
già anni fa a chiederci cosa volesse da noi Ermete Trismeghisto, soffiando via
tabacco dal volto del cristo di Scorsese; la città pare impossibile, assurda
come il sentire odore di saliva sulla pelle, come a/traversare le galassie ferite,
nuovi sguardi da conquistare con girotondi smarrimenti.
una ragazza chiede ad un gatto di uscire da sotto una A112, una fetta di torta
cinese con augurio di buona fortuna e lunga vita, occhi mongoli di un bambino
che ascolterà canzoni melodiche popitaliane; tutto è piega, si piega, alla riscossa
stupidi che il fiume è in piena, uccide più della peste la paura della peste.
una bambina che si allaccia le scarpe segna l'inizio di un'alta marea, le cascate
scendono dalle montagne e l'acqua scorre in posti pubblici. e poi il fuoco.
questa paura nei nostri confronti è poetica, la paura è poesia maligna, spiriti
maligni; lo spirito gioioso scrive alla luce della tv, con la gola secca e paranoie
sul bere. chi ha paura non sa cosa si perde, non è nomade fra i canali radio.
noi ci culliamo perché sentiamo i venti.
il fiume scorre rugoso, e stronza preoccupazione karma di non uccidere formiche
e sporcizia zen sui libri, più rugoso scorre il futuro di eterni parcheggi e
consigli di sbirri, leggendo il firmamento.
i poeti vivono sempre in carcere, scrivono su carta da culo. muoiono di cancri
al culo (dopo continui elettroshocks, una cinquantina almeno), e in campi di
sterminio: come Desnos, esperto come Parsifal in canto d'uccelli. prego di incenerirmi.
disgusto.
il corpo: prigione di poeti in partyorgiastici da trattare a colpi di frusta!
ecco l'impero alla fine della decadenza: la sirena come a Tangeri (summer 1961
era volgare), sesso tantrico fra guardierosse mancine maodadaiste e monaci della
pazzia santa, danze zigzag di nettare, il gusto come autodifesa, scontri di
piazza per la rimozione della salma di Lenin, guerriglia urbana per la rimozione
della salma di Tzara, recite scat nei manicomi, coiti fra punx di Mosca di buone
letture e lesbiche islamiche, sadhu danzano hardcore psichedelico californiano,
la GNOSI AI METALKIDS!, filtrini con calendari di santi da portafoglio, sciamane
spacciatrici s/m dominano scugnizzi a New York.
sempre sapore di bruciato in bocca.
si scrivono solo saghe.
e tu, che fai di sabato in questa città?
IX
lo sappiamo, it's only rock 'n' roll,
ma ci piace.
è crimine rifiutare la relatività del dolore, inventarsi lupi cattivi per le
proprie favole.
saturday night, i'm the dreamer! noi - the beat - teniamo solo il ritmo a piccoli
segreti sporchi, che vi si attaccano alla carne, i baci interrogati con cattiveria
vera, che creano figure enormi, colossi, in guardia ossessiva sulle città; mura,
barricate in piazza per conto della borghesia.
le zanne della seduzione dilaniano il corpo in coma; noi danziamo su cadaveri,
mute di pelli, vinceremo la gara di ballo, non siamo falsi negri, e la musica
la sentiamo.
voi, state andando fuori tempo, questo assolo non ci piace, il testo non funziona;
ma non è colpa del drummer, che suona seduto, senza spararsi pose che non siano
tecniche.
il magnetismo infame sospirante delle vostre saghe crudeli e seghe prima degli
incubi è una canzone che conoscete.
noi scendiamo dalle montagne del Tibet, con mitragliatrici, alla conquista delle
terre occidentali (torniamo con la pelle scura), pronti per la guerriglia: schizoanalisi
e clandestinità: arriviamo distruggiamo fuggiamo.
vedete solo più un punto all'orizzonte, sforzando gli occhi. nostre fondamenta.
X
si siede a gambe incrociate, la sposa.
davanti agli eserciti, e si dà fuoco, seduta in prima fila, a godersi lo spettacolo
della vostra di fine, e del mondo stupratore per fraintendimento ed errori di
prospettiva, (gli eserciti del Re dementi si riguardano in snuffmovies).
Alice is a punkrocker. noi ai tamburi. ad imparare più proverbi assurdi recitandoli
al buio. she says brucio il mio corpo perché il corpo è l'unica cosa che può
bruciare. tutti manichini quelle cataste di cadaveri, è solo un film; e a forza
di ripeterlo ci avete convinto.
Baader. Oberdada: predica urbanista nello zoo di Berlino. sparano selvaggi genii,
Zurigo in fiamme, Londra chiama città lontane, il fango non ha onde, submission
manifesta, i flauti di Pan, drumsinthenight, pianoforti sulle barricate. you
can dance to a rock 'n roll station!
la minaccia mongolica incombe su Astrahan, stretta fra Persia e Russia; mullah
dei fiori, dalle migrazioni improvvise (il gatto sbadiglia in braccio a Jack
sapendo che nulla è da fare), dove può poggiare la testa? in versi di federe
di cuscino, su vagoni di epilettici, indossando camici da ospedale, on the tunnel
of love.
vi avevamo avvertito anche nel 1925 e. v.: noi siamo la rivolta dello spirito
umiliato dalle vostre opere, la vendetta è ineluttabile, con lacci neri dobbiamo
strangolarvi.
entriamo in città, facciamo psicogeografia, ciucciacazzi, fabbriche nella nebbia
armageddon.
ti scopiamo sul pavimento.
come ti scopa la lettera di Artaud al Dalai Lama.
come ti avrebbe scopato la 20enne innamoratasi per l'urlo in onore all'ultimo
dei rockers suicidi.
si scopa con la tv accesa su rivolte violente, cataclismi, incidenti automobilistici,
questioni ectoplasmatiche, olocaustiche. liti in famiglia, sospiri, spari, silenzi;
mostra delle atrocità, remissione dei peccati.
eccoli i soldati dell'amore! come ti scopa la lettera alle veggenti.
è il vostro horrorvacui da affrontare (chiaro, non capite la nostra lingua.
come colonizzati facciamo un uso nostro del linguaggio dominante).
ora, baby, puoi scopare con i cani, ed accenderti quella sigaretta, il giudizio
è finito, arriva il principe azzurro, mitraglia tre infermieri, il crocifisso
della mensa, e ti porta via, ballando ora al ritmo delle voci.
non sopporteremo senza commettere omicidi che qualcuno dica vi prendete troppo
sul serio. vendicheremo le letture tristi delle metamorfosi di Kafka! usciamo
dal bagno attorniati da mosche, mammina? muovi i fianchi al basso continuo delle
lettere russe. nient'altro che albe rosse. ridete, ridoni! che sfacciati! diranno
alcuni.
danziamo per strada, come in un musical acido, un sabbath anni '50, (lei danzava
così bella che un tipo le si avvicinò e chiese un trip anche per lui). l'orda
vuole l'età dell'oro.
bellivuoti. bellovuoto Sandokan che non brinda all'unità di produzione, bellivuoti
noi a scrivere la notte confondendo il rumore del frigo in cucina con il canto
dei grilli. con un futuro da terroristi ecologici.
e stavolta neanche l'ultimo temporale estivo riesce a disperderci, ed ancora
si sente nell'alba di città il virus risvegliato della parola pravda verità.
and the radio plays ecoterrorismotransmentale.
ed è distrazione, come distruzioni alcune necessarie, ne esistono di splendide:
sleale pogo atomista, stregoneria dada e apokatastasis.
il regno è venuto, il nostro.
salvi dal male e dal bene, bimbi, amatevi l'un l'altra!
XI
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