Appunti per una cosa che non c'è

Max dice che sono nichilista.
Io non sono nichilista.
Io non sono niente.

Appunto n° 1
Questa cosa che non c'è, questo piccolo inesistente ammasso di parametri così leggeri e inconsistenti e intangibili questo insipido grumo di cellule tumefatte fini a se stesse dissolte mai iniziate finite esse stesse parlare di un principio di causa che non comporterà nulla un primo motore ignobile un principio di sete prendo
prendo un bicchiere lungo oblungo di vetro spesso di circonferenza piuttosto larga più larga della media più di quanto ci si aspetta da un bicchiere cosiddetto normale lo prendo
prendo in mano come un piccolo trofeo d'infanzia con la stessa morbida esaltante soddisfazione di un bambino che si è piazzato bene in una gara di corsa estiva in montagna una di quelle gare organizzate dalle pro-loco in quasi tutti i luoghi di villeggiatura del mondo prendo
prendo il mio bicchiere spesso spesso fuori dalla media stabilita stringo tra tutte e cinque le dita della mano sinistra la sua superficie regolare morbida fredda e all'improvviso sento che tutt'attorno l'aria è calda e umida e pesante, all'improvviso so che il bicchiere che stringo nella mano è l'unica cosa normale a esistere ora adesso in questo preciso
punto del mondo
del mondo so che tutto il resto è una fantasticheria un'assurdità infedele so che lui è il solo amico presente in grado di ricondurmi a un lieve bencelato stato di grazia perso chissà quando senza che me ne sia accorto
il mio bicchiere esagerato
esagerato dentro c'è del ghiaccio succhiato dal caldo, resisterà ancora per poco penso ancora per poco mi terrà compagnia ho solo alcune frazioni di tempo per capire poi anche il vetro che morde la mia pelle un minuscolo pezzo del mio corpo poi anche il vetro diventerà lentamente come tutto il resto come l'aria come il mio sudore come tutte queste cose che non esistono non ci sono come tutte queste cose di cui non si può parlare
parlare bevo la mia vodka alla pesca mi entra dentro scende giù raggiunge ogni angolo della mia intimità sono fatto composto inglobato di vodka alla pesca dolce e densa e fredda ancora per poco scende giù e diventa me diventa una cosa che c'è ri-diventa si trasforma in un buio di viscere nascoste e sanguinose
sanguinose si trasforma in un'altra cosa esistente sul mondo e basta un sorso per far sparire dall'aria un ennesimo piccolo insignificante brandello di materia dolce fluida dal mondo che c'è assieme a me assieme a me assieme a me

Appunto n° 2
Se fossi un frammento di porcellana sarei felice d'essere me. Un vaso di porcellana falsa maldipinto magari rubato o comprato per due soldi al mercato delle pulci un martedì umido, un vaso colorato con tinte banali e stupide magari fantasie gialle e verdi scintillanti magari con puntini impressi lì dorati spessi come piccoli sassi tanto per dare un senso d'eleganza. Se fossi un frammento di puntino dorato sarei felice d'essere me. Vomiterei tranquillo immerso nell'ombra di un telone da fiera o avvolto in una bambagia di foulards sottili come capelli e profumati di essenze indiane. Parlerei all'aria come fanno gli uccelli di mattina presto direi cose su cui non ho mai pensato abbastanza sarei ricco di argomenti da segnalare all'ordine costituito sarei una piccola puttana in vendita sui banchetti di domenica o un simbolo funereo ostentato sul davanzale di una bella antica villa in collina. Se fossi questa cosa che non c'è e che sa di vodka alla pesca se fossi questa cosa di cui non si può non si deve non è permesso parlare sarei una cosa che non c'è sarei quello che non sono sarei un vaso ming mai costruito. Questo è un appunto importante.

Appunto n° 3
Ho una chiazza di sangue secco sulla gamba destra. Senza sapere il motivo di una fuoriuscita così senza perché ho raschiato la chiazza con un dito qualche piccolo pezzo di sangue coagulato è rimasto fermo sotto l'unghia del mio indice destro come in una infinitesimale prigione ossea ora vivo non vivo nella certezza di avere un pezzo in meno di me un brandello tolto dalla pancia dal dorso del mondo un'altra cosa qualunque che sparisce la differenza sta nel fatto che è una cosa mia a non esistere più mai più per sempre ancora.

Appunto n° 4
Se si trattasse di un silenzio normale un silenzio di quelli a cui sei abituato un silenzio anche solo simile in modo semplice e onesto ai silenzi che bevi ogni giorno se solo fosse un'aria senza voce circondata da rumori indifferenti allora staresti bene come un pesce nell'acqua in un'acqua dolce e materna ma qui ora adesso ogni angolo fisico che ti ruota attorno ogni centimetro quadrato cubico alla meno uno in cui ti muovi o almeno cerchi di muoverti ogni spiraglio ti sembra nient'altro che una vuota assenza e hai perfino paura perfino il terrore di produrre inavvertitamente il più piccolo rumore la più sottile vibrazione col tuo corpo e anche il ghiaccio che ti sta abbandonando suicidato corrotto dal tempo dal caldo anche i suoi brevi flebili scricchiolii simili a quelli di un ossicino che si rompe anche loro ti fanno paura anche loro sono pezzi di te che se ne vanno e la tua voce ha smesso di rivendicare diritti di replica abrogati dall'inerzia finalmente ho paura di un insieme di cose morte finalmente una paura di cui aver davvero paura.

Appunto n° 5
La mia voce Kant il mio campo visivo Chopin il mio bicchiere vuoto Karl Rosenkranz la mia cricca protestante di cubetti di ghiaccio Furio Colombo la mie braccia Madre Teresa di Calcutta le mie labbra Chet Baker Miles Davis Tom Harrel i miei piedi abnormi Jack Lemmon & Walter Matthau il mio corpo Aldo Nove Lisy senza dio Giorgia di Mtv il mondo che rotola rotola via da marx alla catastrofe dei comunismi traiettorie e antinomie del socialismo i vestiti marci sudati immerdati che mi si avvinghiano pro mi si avvinghiano contro innamorati del mio ombelico dei miei punti di sutura, Billy Wilder che dirige un porno sado maso protagonista assoluta Rita Levi Montalcini i miei sogni impossibili Dylan Dog alle prese col dottor Killex la morte la morte che mi costringe a spiando controllando vagliando i movimenti in cui vivo una ragazza bellissima col vestito a fiori molto scollato e gli occhiali da sole neri che ho incontrato con lo sguardo l'altro giorno senza trovare il coraggio di, bombardieri su Kabul bombardieri vomitanti fase catarsi sganciare scaricare tutto l'odio tutto l'amore per chi per cosa bombardieri su Hyderabad Dezful Beirut bombardieri su Piazza Vittorio Veneto Torino Italia Pianeta Terra post atomic world post atomic bomb,

io che sono me la mia pelle che non risponde più davvero il vuoto il pieno la stasi coatta e poi i miei appunti tutti questi appunti numeri uno due tre quattro le parole che non hanno più uno straccio di senso compiuto capaci come sono di mangiarti maciullarti fagocitarti queste parole bastarde piene di nebbia dentro,
io sono una macchia verde marcio in una tela di Jackson Pollock un volto scimmiato come quelli di Mimmo Jodice io sono un ghiacciolo sciolto insieme al mondo sono il mio ultimo appunto numero cinque appunti per un'unica immenrosimile cosa che non c'è.


Wir Atomkinder

I
.noi bimbi atomici

II
noi bimbi atomici e la nostra istruzione di fare quello che vogliamo. la nostra programmazione, la nostra ora, vendetta; e mai muore ciò che attende e col passare degli eoni anche la morte può morire. siamo consapevoli di essere dei perduti; noi e i nostri culti atomici di analisi e disintegrazione, armi di robots e punkbimbi di Kiev. cresciuti, già nati, con la paranoia nucleare: ricordi dei 13 anni e delle idee di nomi per gruppi pop tipo atomicgeneration. paroleprofetiche. siamo oltre battuto e beato. potete osservare da voi stessi il decadimento del senso del peccato, la crescita dell'innocenza e dell'irresponsabilità, modifica d'istinto riproduttivo, tendenza al bisessuale, all'ermafroditico, e fiducia infantile nel progresso, e paura di catastrofi ma in fondo neanche troppa. non è né colpa né merito, ma tipo un'incursione di influenze extraterrestri nell'ondavitaumana. c'è oltre e altro. tanto imparato dalla vita; saggezza stellare, è già saggezza testamentaria.

III
li sentivamo li sentivamo là fuori, seduti su marciapiedi, in cerchio sulla collina del parco o che tentavano di entrare nelle case sicure e sclerate o davano fuoco a palazzi la notte. non riuscivamo a dormire, in simpatia tremenda, e non abbiamo dormito al punto da diventare noi l'uomo nero che scopa quelle che con lui cistanno sul muro della farmacia. e il quartiere chiudeva gli occhi se, nemmeno adolescenti, si pregava nei modi personali: leccarsi la pelle a vicenda o baciarsi le proprie ginocchia o chiudersi nello sgabuzzino al buio. primogeniti a trovare bestie sul pavimento, primigemiti onoranti l'energia. si doveva esplorare il silenzio, ne siamo quasi bravi. gli sguardi passano a/traverso tapparelle chiuse, eravamo e siamo zombiesexy. amori per i tabù, e confini sempre diversi, sorridenti, rabbiosi; in fondo tutti bravi in matematica, con impero già menzognero della musica. e qualcuno se ne usciva un pomeriggio dicendo di volere diventare puro.

IV
poesie le si scrive per farsi baciare.
grande suono tibetano come su nastro; e naturalmente non è che illusione nei tuoi occhi, Allen, il nostro duemila. gioventù assolata verso la ruga lunare. siamo con te nella fumeria d'oppio, siamo con Einstein sul ghat crematorio. riuscivi ad immaginarti ciò che siamo? registratori eccentrici vogliosi di mani d'estranei in un terra desolata. terra desolata ma c'è molta vita nell'universo, c'è altra vita, altre forme di vita e noi sempre a spacciarci per una di esse. e li avevamo convinti: ipnotizzatori, ode all'ipnosi, hello i love you dance, no fun ma babe no fun weekends.
i bravi cittadini americani diventano pistoleros surrealisti soprattutto sul posto di lavoro e in famiglia: buon compleanno ad Andy Wharol e alla bomba su Hiroshima, qualche mese dopo a Nag Hammadi furono trovati vangeli gnostici. ed ora impazza lo gnostikopunk!

V
machinegun dadapunk buddhism.
la notte della danza non puoi continuare a vivere così e buttarsi sull'asfalto. la sentivamo tutta l'angoscia, ne gioivamo, sentivamo la guerra, avevamo visitato un posto sgomberato. avremmo voluto solo fumare marijuana ed ascoltare jazz e stupirci ma la: jihad, è inevitabile.
gioventù in mimetica, tempo degli assassini, nell'età del ferro, in combattimento, in 'sto cazzo d'inferno, per il paradiso. è una guerra santa. è una guerrasanta metropoli d'illusi amori d'occidente nostalgie dei corpi per il paradiso, per il paradiso. dentro noi guerre ed epiche connesse.
visto troppo voodoo urbano per non essere poeti, aggirarsi fra rifiuti, raccontare barzellette su professori di filosofia.
el hombre invisible, nell'interzona, strada per dosi, ad osservarsi i piedi. ci si trova in cerca di buchi, in cerchi e in buchi, con capitoli sconnessi e creature mostruose aliene con le quali giocare la nostra sessualità. I shot the sheriff e si sa che nei monasteri i frati si inculano. diffondiamo strani culti. vogliamo. tutto. quello. che. cispetta.
con quel mix con quell'impasto di profetismo biblico e streetculture ci allontaniamo, avvicinandoci, definitivi.

VI
il sole bacia i belli.
parlando dadaismo e camminate beatnick, ed ogni venerdì il cioccolato bianco; e se al sabato a pranzo veniva chiesto il perché del parlare veloce si rispondeva per dire più cose, e qualche madre diceva bella risposta.
viaggi o roba scritta, d'estate; sospiri bloccati di Vienna Miller in docce danesi poveri a Budapest e paranoici a Praga sesso da barricate e gatti polacchi.
crediamo nella magia delle canzoni d'estate sulle 15enni, bellezza disarmante gratuita sovversiva della danza. unknown pleasures. ondemaldoloriane, sudore minorenne techno da spiaggia, la rivoluzione sarà psichedelico-sessuale o non sarà. invisibili e sexy e creare situazioni e degli antifurti solo il suono è bello; il corpo in strane posizioni, braccialetto brasiliano al polso e pietra al collo.
in depositi di carcasse, scambi di pillole, filtri rosa, ultrasuoni lungo sentieri impervi. la telefonata di gennaio su come la si sentiva la fine della civiltà, la richiesta di un po' d'hashish (prasad) per il ritorno in treno a Bologna.
la notte dell'apocalisse nel cesso piccolo a falsificare la firma di nostro padre; tossici buddisti pirati, in dadantesco inferno. berremo latte al cioccolato, laboratorio di scrittura, urgenti di donne e lettidisfatti, posacenere sporchi, quasi. cult disaster movies, piroettare bene come unica ossessione quotidiana, arredamento di nuovi edifici che crollano. prego confrontarsi con le foto dei prigionieri sul muro; dire parolacce è inevitabile in guerra, ma dopo il primo omicidio gli altri sono più facili.
servizio del tg3 sulle crisi di coppia estive: giovani dark in perpetuo funerale dell'ora, insultano in tutte le lingue, come da copione fronte sudata occhi di troppa luce parlare veloce e non accettare critiche. ganci sulla pelle, momento leopardiano, Leopardi detournato, ottimismo cosmico, anche artificiale. soprattutto ai funerali ci ripetevamo di giustificare il mondo solo esteticamente.
un sottovalutato Fellini psichedelico disturbato da una violenta banda dai crani buddisti rasati. ancora uno sforzo!
basta con il vanto del ghigno inseguitore il nostro aver parlato dei massacri etnici dentro di noi. skinknowledge della macchina totalitaria. non c'è fisioterapia né psicoterapia che regga in tensione blot und boten da fila della spesa. noi più belli di un Kandinskij: tuono mente perfetta, tuono heavymetal.

VII
ragazza capelli lunghi biondi sul palco con violino, la mano del bassista sulla testa, il sudore della rivoluzione che ci sarà quest'estate. se ci lasciate il telecomando in mano è perché vi piacciamo; e bolgia infernale e Chopin e ragno sul soffitto. mediahype sui pericoli dell'eclisse. il realismo ride della fine del mondo, il surrealismo la sperimenta ridendo.
non si esce di qui se non si canta un blues, marabutti delle banlieues! technodervisci! nessuno esce vivo da qui; un calcio in culo che ti arrestano per vagabondaggio.
if you believe in love tonight, chitarra con sopra svastika e falcemartello, e vitasonica/paceestatica. diritto al sesso goticofetish alle masse dell'India, sfuggono da uomini di polso EdwigeFenech innamorate di Mao sporco di un bolscevico. ostacoliamo il traffico sdraiandoci per terra, danze di spinte di mancanza di grazia condominiale. la classica sensazione da sembra un giorno o sembra un secolo, tempo frantumato in minutaggio di canzoni e palinsesti televisivi, contraddizioni borghesi su ritmo di bonghi. qual è l'animale dalla carne psichedelica?
come clandestini sul lungomare, fumi colorati sui binari, il tunnel come perfetto cabaretvoltaire mentre fuori infuria la guerra totale. la via è rischio costante di crampo al polpaccio. custodi del collasso dell'esperienza, Schwitters (in)volontari fra totem domestici, tosse stillrainingstilldreaming in loop. verità di paranoie di Hollywood.
sintonia totale, orgasmo felice, fermati un momento, siediti:
regali per la vita, gioielli per il nuovo millennio, registi di video per doomgenerations, donne in ogni porto e figli sparsi per il mondo, unghie sulla schiena come storia delle idee, spaccio planetario, cartografie militanti, zaum di fame di perfezione (le api si drogano, ai pipistrelli piace il peyote, ci si lecca le labbra). sensibili se non sensati, parola soglia come preferita: occhi-ed-orecchie-bene-aperti è un programma minimalista.
e che fine hai fatto, Leonore, baby?
scrittrice di libri d'amore senza compromessi, de-reale, perla di Labuan, gattona allo specchio di pioggia colorporpora. a dirti che ti avremmo scopato sul muretto con le nostre labbra froce; la mano subito sul seno seduti su gradini con siringhe. chitarre in feedback sulla violenza dell'amore e il giusto soundtrack per le telefonate, e su sedili dietro di una macchina autoradio accesa. bambini salutano il nostro volo.
ti veniamo a cercare, zaino in spalla, per vederti e parlare, e farci un tè.

VIII
splendido splendente e simbolo dell'infinito.
già anni fa a chiederci cosa volesse da noi Ermete Trismeghisto, soffiando via tabacco dal volto del cristo di Scorsese; la città pare impossibile, assurda come il sentire odore di saliva sulla pelle, come a/traversare le galassie ferite, nuovi sguardi da conquistare con girotondi smarrimenti.
una ragazza chiede ad un gatto di uscire da sotto una A112, una fetta di torta cinese con augurio di buona fortuna e lunga vita, occhi mongoli di un bambino che ascolterà canzoni melodiche popitaliane; tutto è piega, si piega, alla riscossa stupidi che il fiume è in piena, uccide più della peste la paura della peste.
una bambina che si allaccia le scarpe segna l'inizio di un'alta marea, le cascate scendono dalle montagne e l'acqua scorre in posti pubblici. e poi il fuoco.
questa paura nei nostri confronti è poetica, la paura è poesia maligna, spiriti maligni; lo spirito gioioso scrive alla luce della tv, con la gola secca e paranoie sul bere. chi ha paura non sa cosa si perde, non è nomade fra i canali radio. noi ci culliamo perché sentiamo i venti.
il fiume scorre rugoso, e stronza preoccupazione karma di non uccidere formiche e sporcizia zen sui libri, più rugoso scorre il futuro di eterni parcheggi e consigli di sbirri, leggendo il firmamento.
i poeti vivono sempre in carcere, scrivono su carta da culo. muoiono di cancri al culo (dopo continui elettroshocks, una cinquantina almeno), e in campi di sterminio: come Desnos, esperto come Parsifal in canto d'uccelli. prego di incenerirmi. disgusto.
il corpo: prigione di poeti in partyorgiastici da trattare a colpi di frusta!
ecco l'impero alla fine della decadenza: la sirena come a Tangeri (summer 1961 era volgare), sesso tantrico fra guardierosse mancine maodadaiste e monaci della pazzia santa, danze zigzag di nettare, il gusto come autodifesa, scontri di piazza per la rimozione della salma di Lenin, guerriglia urbana per la rimozione della salma di Tzara, recite scat nei manicomi, coiti fra punx di Mosca di buone letture e lesbiche islamiche, sadhu danzano hardcore psichedelico californiano, la GNOSI AI METALKIDS!, filtrini con calendari di santi da portafoglio, sciamane spacciatrici s/m dominano scugnizzi a New York.
sempre sapore di bruciato in bocca.
si scrivono solo saghe.
e tu, che fai di sabato in questa città?

IX
lo sappiamo, it's only rock 'n' roll,
ma ci piace.
è crimine rifiutare la relatività del dolore, inventarsi lupi cattivi per le proprie favole.
saturday night, i'm the dreamer! noi - the beat - teniamo solo il ritmo a piccoli segreti sporchi, che vi si attaccano alla carne, i baci interrogati con cattiveria vera, che creano figure enormi, colossi, in guardia ossessiva sulle città; mura, barricate in piazza per conto della borghesia.
le zanne della seduzione dilaniano il corpo in coma; noi danziamo su cadaveri, mute di pelli, vinceremo la gara di ballo, non siamo falsi negri, e la musica la sentiamo.
voi, state andando fuori tempo, questo assolo non ci piace, il testo non funziona; ma non è colpa del drummer, che suona seduto, senza spararsi pose che non siano tecniche.
il magnetismo infame sospirante delle vostre saghe crudeli e seghe prima degli incubi è una canzone che conoscete.
noi scendiamo dalle montagne del Tibet, con mitragliatrici, alla conquista delle terre occidentali (torniamo con la pelle scura), pronti per la guerriglia: schizoanalisi e clandestinità: arriviamo distruggiamo fuggiamo.
vedete solo più un punto all'orizzonte, sforzando gli occhi. nostre fondamenta.

X
si siede a gambe incrociate, la sposa.
davanti agli eserciti, e si dà fuoco, seduta in prima fila, a godersi lo spettacolo della vostra di fine, e del mondo stupratore per fraintendimento ed errori di prospettiva, (gli eserciti del Re dementi si riguardano in snuffmovies).
Alice is a punkrocker. noi ai tamburi. ad imparare più proverbi assurdi recitandoli al buio. she says brucio il mio corpo perché il corpo è l'unica cosa che può bruciare. tutti manichini quelle cataste di cadaveri, è solo un film; e a forza di ripeterlo ci avete convinto.
Baader. Oberdada: predica urbanista nello zoo di Berlino. sparano selvaggi genii, Zurigo in fiamme, Londra chiama città lontane, il fango non ha onde, submission manifesta, i flauti di Pan, drumsinthenight, pianoforti sulle barricate. you can dance to a rock 'n roll station!
la minaccia mongolica incombe su Astrahan, stretta fra Persia e Russia; mullah dei fiori, dalle migrazioni improvvise (il gatto sbadiglia in braccio a Jack sapendo che nulla è da fare), dove può poggiare la testa? in versi di federe di cuscino, su vagoni di epilettici, indossando camici da ospedale, on the tunnel of love.
vi avevamo avvertito anche nel 1925 e. v.: noi siamo la rivolta dello spirito umiliato dalle vostre opere, la vendetta è ineluttabile, con lacci neri dobbiamo strangolarvi.
entriamo in città, facciamo psicogeografia, ciucciacazzi, fabbriche nella nebbia armageddon.
ti scopiamo sul pavimento.
come ti scopa la lettera di Artaud al Dalai Lama.
come ti avrebbe scopato la 20enne innamoratasi per l'urlo in onore all'ultimo dei rockers suicidi.
si scopa con la tv accesa su rivolte violente, cataclismi, incidenti automobilistici, questioni ectoplasmatiche, olocaustiche. liti in famiglia, sospiri, spari, silenzi; mostra delle atrocità, remissione dei peccati.
eccoli i soldati dell'amore! come ti scopa la lettera alle veggenti.
è il vostro horrorvacui da affrontare (chiaro, non capite la nostra lingua. come colonizzati facciamo un uso nostro del linguaggio dominante).
ora, baby, puoi scopare con i cani, ed accenderti quella sigaretta, il giudizio è finito, arriva il principe azzurro, mitraglia tre infermieri, il crocifisso della mensa, e ti porta via, ballando ora al ritmo delle voci.
non sopporteremo senza commettere omicidi che qualcuno dica vi prendete troppo sul serio. vendicheremo le letture tristi delle metamorfosi di Kafka! usciamo dal bagno attorniati da mosche, mammina? muovi i fianchi al basso continuo delle lettere russe. nient'altro che albe rosse. ridete, ridoni! che sfacciati! diranno alcuni.
danziamo per strada, come in un musical acido, un sabbath anni '50, (lei danzava così bella che un tipo le si avvicinò e chiese un trip anche per lui). l'orda vuole l'età dell'oro.
bellivuoti. bellovuoto Sandokan che non brinda all'unità di produzione, bellivuoti noi a scrivere la notte confondendo il rumore del frigo in cucina con il canto dei grilli. con un futuro da terroristi ecologici.
e stavolta neanche l'ultimo temporale estivo riesce a disperderci, ed ancora si sente nell'alba di città il virus risvegliato della parola pravda verità. and the radio plays ecoterrorismotransmentale.
ed è distrazione, come distruzioni alcune necessarie, ne esistono di splendide: sleale pogo atomista, stregoneria dada e apokatastasis.
il regno è venuto, il nostro.
salvi dal male e dal bene, bimbi, amatevi l'un l'altra!

XI

noi bimbi atomici
disegnando strane bestie ed insoliti paesaggi, stiamo proprio esagerando. ne siamo fieri, non possiamo fare altro.
proprio di eccedere, giuriamo
noi bimbi atomici

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