Una parte dell'articolo di Mariacristina Righi:
Torino & Caraglio
Rassegna Stampa
"Semplificando, il Poetry Slam è una gara di poesia, ma in realtà è molto
di più ed è proprio in questo di più che sta la ragione del suo dilagante successo
- spiega Lello Voce -. Lo slam è un modo nuovo e assolutamente coinvolgente
di proporre la poesia ai giovani. Una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare
i rapporti tra il poeta e il pubblico della poesia".
Lo Slam secondo Voce "è sport e insieme arte della performance. Il Poetry
Slam è un invito pressante al pubblico a farsi esso stesso critica viva e dinamica,
a giudicare, a scegliere. La poesia e la sua lettura in pubblico, in Italia,
è sempre stata troppo ben educata. Con gli Slam si possono avere tre ore di
poesia viva con un pubblico che, invece di subire la lettura, assume un ruolo
attivo, partecipa, litiga e prende posizione. E il mio ruolo è proprio quello
di incitare e di istigare, finché la serata si anima".
Insomma, per il maestro di cerimonie è una grande allegoria di una società viva
e attiva. "E in più il suo carattere informale fa crollare le barriere tra
la poesia e il pubblico portando le composizioni nei locali, nei bar, tra la
gente. Lo slam dimostra, con la sua stessa esistenza e il suo diffondersi, l'indispensabilità
della poesia nella società contemporanea. Come ha detto nell'esordio di un suo
quasi-manifesto Marc Smith, il poeta americano che nel 1987 a Chicago ha inventato
il Poetry Slam: la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste
per celebrare la comunità".
Per la poesia si può litigare. Discutere all'infinito come fosse una partita
di calcio. E il pubblico passivo che ascolta, si beve tutto e si annoia, non
c'è più. Partecipa. Diventa parte attiva e cattiva. Feroce, se necessario, con
un tifo da stadio. Succede ai Poetry Slam. Ovvero: gare di poesie, sul
palco. Lì in diretta, con il pubblico che ti vota, ti ama o ti butta via. E
"in pochi minuti ti giochi tutto te stesso". Così racconta il Poetry Slam,
Lello Voce, scrittore, poeta, performer e soprattutto EmCee italiano,
che detto per esteso significa Master of Ceremony: gran cerimoniere di quest'accesissima
gara.
Ma cosa succede veramente in un Poetry Slam? Primo: vengono selezionati i concorrenti,
spesso giovani ma non solo. "Il bello dello slam è che, pur coinvolgendo molti
giovani, non è legato a dati anagrafici", continua Lello Voce. Quando i poeti
sono pronti per la gara, vengono sorteggiati tra il pubblico i cinque membri
della giuria, che hanno a disposizione voti, da uno a dieci, da dare. La gara
inizia e il poeta sul palco ha tre minuti secchi per presentare, anzi "performare",
la sua poesia. E vincere. Soldi, finalmente. Vietati l'uso di musica di sottofondo,
video e altri supporti. Il poeta se ne sta lì col proprio pubblico, solo con
la sua voce, a volte urlata, e il corpo che spesso muove da attore consumato.
La giuria vota ma il pubblico può non essere d'accordo. Urla, fischia, critica,
cerca di far cambiare idea alla giuria. Si schiera.
Una cosa che in poesia non si era mai vista. Di Poetry Slam invece se ne vedono
sempre di più. Per restare in Italia il festival Romapoesia 2002 è stato
inaugurato a ottobre con un poetry slam in sei lingue: italiano, inglese, tedesco,
spagnolo, francese, russo, con un grandissimo, istrionico,
Tiziano Scarpa che si è aggiudicato la vittoria battendo mostri sacri come
Timo Burke, Pilot le Hot e Eduard Escoffet, rispettivamente campioni laureati
dello slam in Germania, Francia, Spagna. A Bolzano, il 16 novembre, si è svolto
uno slam in italiano e tedesco con Bastian Boettcher, tra più [sic] inventivi
e raffinati slammer di Germania [stracciato da Sparajurij,
n.d.r.].
Il fenomeno in Italia è arrivato due anni fa, quando Luigi Cinque e Lello Voce
hanno organizzato la prima gara, in occasione di Romapoesia. "Avevo già
visto dei Poetry Slam in Germania e negli Stati Uniti, mi aveva colpito la corrente
comunicativa tra poeta e pubblico", racconta [chi?]. Nel giro di un anno escono
fuori gli "slamisti" italiani. Tra gli altri: Tiziano Scarpa, Aldo Nove (entrambi
scrittori), Rosaria Lo Russo, Marco Palladini, Sara Ventroni, che a 27 anni
vince il primo poetry slam italiano, Christian Raimo e Stefano Raspini. E nel
maggio scorso, a Big Torino, festival della creatività giovanile, c'è
il grande evento: il primo Poetry Slam del mondo fatto in quattro lingue diverse:
sul palco Tracy Sprinter, sudafricana di casa a Berlino, campionessa di slam
tedesco, Francesca Beard, definita dallo "Indipendent" "da brivido e narcotica"
(vincerà lei), la russa Alexandra Petrova e Sara Ventroni.
Parecchie donne. Un caso? Forse no, perchè anche qui "si dimostra la diversità
di questo tipo di poeisa con quella tradizionale", risponde Marc Kelly Smith,
poeta e "inventore" del primo Poetry Slam nell'86, a Chicago. Da allora il Poetry
Slam comincia a diffondersi negli Usa, dove oggi addirittura esiste un campionato
federale. Tra il '92 e il '93 il Poetry Slam sbarca in Germania, Svizzera, Austria,
Inghilterra, Francia, Italia. Con delle differenze. "Da noi in genere è più
raffinato, c'è più attenzione al testo. In Germania richiede più capacità di
stare sul palco, il pubblico è più hooligan. E se il Master of Ceremony ha le
spalle robuste per buttare qualcuno giù dal palco, è meglio", spiega Lello Voce.
È tutto? No, perché la poesia di oggi non se ne sta ferma. Cambia. Va avanti.
Tanto che si balla in discoteca o si ascolta in una serata tra amici, incisa
su un brano musicale. E a mixare tutto ci pensa il PJ: gioco di parole
per dire deejay di poesia. Il poeta Rayl Patzak è tra i più importanti Pj europei:
"Mi sono sempre sentito fortunato quando un dj di drum'n'bass o di Hip Hop metteva
una traccia di pura poesia nel suo set. Ma ogni volta era una sola traccia.
Un giorno, tre anni fa, mi sono detto: 'Ok, questo è compito tuo'. Così ho cominciato
a mixare poesia e brani di musica, e a tirarne fuori uno spettacolo". I luoghi
dove si balla la poesia? Il Maffia di Reggio Emilia, il mitico Link di Bologna,
l'Interzona di Verona, il Brancaleone e il Forte Prenestino di Roma, il Pepperlapapp
di Bolzano, sede del recente slam.
Francesca Beard |
Tracy Splinter |
Sacha Petrova |
CARAGLIO - Domenica 12 maggio
2002 Sparajurij gareggia per BIGTORINO nel Poetry Slam del convento di Caraglio (Cuneo).
Agnese si scontra con l'italiana
Sara Ventroni, con la vincitrice dello Slam di Torino Francesca
Beard (UK) e con Tracy
Splinter (Germania).
Slam Master: Lello Voce.
Addetto al cronometro: Tommaso Ottonieri.
In palio: 250 euro.
Agnese scherza con Sara Ventroni |
Agnese in azione |
Voce arringa la folla |
Foto ricordo. Di cosa già? |