Max Havelaar, l'avventura del commercio equo e solidale
Gli eroi dell'altro commercio

Prendere in mano il mondo, cambiarlo. Non con le bombe. Non con la follia che in questi giorni ci divora l'anima. Lo hanno fatto Nico Roozen e Frans Van Der Hoff: Nico Roozen e Frans Van Der Hoff sono due eroi dei nostri giorni. E sono i protagonisti di un libro bellissimo, che si legge come il resoconto mozzafiato di un'avventura. Quella della nascita del mercato equo e solidale.
E un libro da leggere in una notte. E da rileggere nei giorni dopo. Max Havelaar è un libro che rende conto di come l'entusiasmo e l'ostinazione di due persone siano riusciti a entrare nei gang1i dell'economia mondiale per sovvertirla, per sabotare l'orrore istituzionalizzato, freddo e burocratico, degli interessi di pochi. Per stabilire nuove regole.
Tutto è incominciato nel maggio del 1985, in un bar di Utrecht. Nico Roozen e Frans Van Der Hoff si conoscevano di fama.
Frans Van Der Hoff è un prete operaio militante di sinistra, una figura esemplare e dotata di grande carisma. Nico Roozen è un economista militante, attivista per l'organizzazione interconfessionale di sviluppo Solidaridad.
I due hanno un progetto, vago ma esaltante: inventare un mercato diverso, umano. un mercato in cui siano protagonisti i produttori e i consumatori e non le multinazionali, un mercato di persone che scambiano prodotti con persone, un mercato dignitoso, un mercato equo e solidale. Era, quell'incontro tra due uomini, un punto di arrivo di due vite straordinarie e il punto di partenza di un'azione di emancipazione collettiva che non ha avuto uguali. Ma per capire meglio dobbiamo conoscerli un po', questi due uomini.
Partiamo da Van Der Hoff
La sua vita è la testimonianza di una forza incredibile. Quella di un bambino figlio di contadini, abituato a alzarsi alle quattro del mattino per mungere le mucche e che poi vive, attraverso i decenni, in prima persona, uno spaccato vividissimo della storia dello scorso secolo. Frans Van Der Hoff subisce l'incubo della Seconda guerra mondiale, i trasferimenti della sua famiglia da una terra all'altra.. Una famiglia numerosissima, che si sposta a piedi in lungo e in largo per l'Olanda, sorretto dalla fede religiosa (vissuta sempre in modo critico e pragmatico) e dalla potenza di valori contadini solidissimi, arcaici, valori di solidarietà e di rispetto per la natura, di armonia con la terra. Frans Van Der Hoff entra poi in seminario, è insofferente alla disciplina militare che caratterizza la vita religiosa, legge Marx e Freud, viene ordinato sacerdote e parte missionario per il Cile, dove partecipa ai movimenti rivoluzionari. Fa il prete operaio, vive con i poveri e conduce la loro stessa esperienza di vita.
Nel 1973, dopo il colpo di stato di Pinochet, scappa in Messico, sopravvive facendo il venditore ambulante di calze, fa l'operaio alla Ford, pubblica libri clandestini di sinistra, dorme nelle bidonville. Tiene messe in una discarica di rifiuti. Scrive la tesi di laurea in una stalla, su foglietti che riempie di inchiostro e latte, mungendo le mucche. Studia Gramsci e la Bibbia. Viene perseguitato dalla polizia. Minacciato di morte. Fugge ancora nei pressi di Tehuantepec, piccolo centro agricolo a sud del Messico, dove vive tuttora. Un altro mondo. Lì inizia a collaborare con gli indigeni contadini, a comprenderne i valori, la concezione della vita. Ed è una concezione della vita lontana anni luce dalla nostra: non individuale ma collettiva, fondata sulla solidarietà, sul senso del gruppo. Van Der Hoff diventa uno di loro, e con loro discute, da loro impara e a loro insegna. I contadini gli insegnano il senso profondo della comunità, Van Der Hoff offre loro le sue cognizioni di teologia della liberazione, l'idea di un dio che sta dalla parte dei poveri e combatte per il loro riscatto. I contadini messicani non vogliono la carità. Non vogliono l'aiuto degli stati ricchi che da una parte li sostiene e dall'altra li schiavizza.
E' in questo contesto che nasce l'idea del mercato equo e solidale. Nell'impulso popolare a scavalcare le multinazionali, i colossi burocratici mondiali, per vendere il caffè dei contadini messicani a persone interessate a pagare un po' di più per acquistare un prodotto di qualità, e che preveda una giusta retribuzione per chi ha coltivato e preparato il caffè. All'interno del liberismo Van Der Hoff e i suoi amici contadini vogliono introdurre il "plusvalore" della solidarietà non paternalista ma reale, fatta di persone e non di cifre, attraversata dalla corrente elettrica di un'emozione tutt'altro che meramente economica, l'amore e il rispetto per il lavoro altrui, mai astratta cifra ma sudore e impegno di individui reali, quelli con cui Van Der Hoff ha condiviso la vita. Una concezione del lavoro e dello scambio che include anche il totale rispetto per la natura.
Per realizzare tutto questo, il prete ha bisogno di un compagno pragmatico ma vicino a questi valori, in grado di agire nei mercati europei.
Questa figura è appunto Nico Roozen. Nico Roozen nasce in una ricca famiglia di imprenditori olandesi. È un giovane inquieto. Rifiuta, come avrebbe voluto il padre, di studiare economia, partecipa ai movimenti di rivolta studenteschi e si iscrive alla facoltà di storia. E' da subito attivo nelle azioni di boicottaggio commerciale degli stati impegnati in guerre sanguinose e ingiuste. Si impegna in politica. Diventa promotore delle campagne di Solidaridad, un movimento che si batte per i diritti civili del terzo mondo, e promuove le relazioni tra i popoli. Roozen è la persona adatta per creare, con Van Der Hoff il progetto del mercato equo e solidale, e lo fanno scegliendo un marchio all'insegna di un nome, quello di Max Havelaar, ricco di significati militanti. Max Havelaar, attualmente il marchio di mercato equo solidale tra i più diffusi nel mondo, è infatti il nome dell'eroe di un celebre romanzo di Multatuli, simbolo della rivolta degli abitanti di Giava contro i colonialisti.
È una storia che non ha avuto ancora fIne, quella che tra queste pagine si snoda, ricca di colpi di scena e di veri e propri intrighi internazionali, come qulello delle assurde concessioni alle importazioni delle banane gestite dall'Unione Europea e oggetto (prima dell'intervento di Max Havelaar e del suo progetto di distribuzione mondiale di banane biologiche e equo-solidali, le banane Oké), di folli speculazioni da parte del cartello Chiquita-Dole, più potente di qualunque apparente diritto economico internazionale (Chiquita, tra 1'altro, è una delle forze economiche che più hanno sorretto la campagna elettorale di George W. Bush).
Alla logica e all'arroganza dei ricchi che dominano il mondo (e che lo bombardano, lo dilaniano, lo umiliano, lo rendono un incubo saturo di terrore) c'è anche la reazione potente di eroi attuali come quelli che questo libro ci fa conoscere amare.
Se No logo di Noemi Klein ha puntato il dito contro la demenza di una Terra dominata dai marchi e dalle ingiustizie delle multinazionali che li creano, questo libro dimostra invece come dalla denuncia degli orrori si possa partire per sovvertire, cambiare, umanizzare. In poche parole, agire.
Un altro mondo è davvero possibile, è il messaggio di queste pagine.
E un mondo tutto da costruire, non fatto (solo) di slogan ma di azioni coraggiose, di tenace resistenza, di fantasia, di strategie umanitarie. Ci sono persone (qui, Van Der Hoff e Nico Roozen) che lottano per "fare" l'utopia. Oltre è un peccato raccontare. Lo fa troppo bene

Aldo Nove
su "Musica" supplemento di Repubblica del 10 aprile 2003, p. 32/33.


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