"Venditti, pajata e Roma Ladrona"

I. Orizzonti di Gloria
Roma la prima volta che ci sono andato era nel 1996.
Avevo sette anni in meno rispetto a oggi e nutrivo molte aspettative nei confronti della vita umana. Pensavo che mi sarei sposato con una pornostar e avrei chiuso i conti con l'esistenza nel giro di un paio d'anni, sfatto da una sessualità incongrua e sfrenata, dalle droghe e dall'alcool. Questa idea mi piaceva ma non è andata così. E' andata molto diversamente.
Ma torniamo al mio primo viaggio a Roma.
Era i1 1996.
Dovevo firmare il contratto per la pubblicazione del mio primo libro, Woobinda, con l'editore Alberto Castelvecchi.
Castelvecchi stava a Roma, e così ho preso il treno e, con inaudita felicità, sono venuto a Roma.
Già in treno pensavo a com'era interessante andare un attimo a vedere Roma, questa città.
Roma, io avevo iniziato ad amarla a otto anni, quando il mio cantante preferito era senz' altro Antonello Venditti.

2. Eyes Wide Shut
A otto anni per me Venditti era tutto.
Non mi interessava nulla che non fosse Venditti.
Vivevo di smarties e Venditti, il magico.
Quando in un momento di distrazione da Venditti mi sono innamorato di una mia compagna di classe, una stupenda biondina di origini svedesi (davvero!) non sapevo come comunicarle il mio amore e le dissi che assomigliava a Venditti.
Non mi comprese. Lasciai perder l'amore e continuai a ascoltare con devozione assoluta il grande Antonello.
Avevo tutti i suoi dischi.
Avevo anche comperato un numero monografico della rivista"Tutto" su Antonello Venditti.
Allora, Venditti era sposato con Simona Izzo. Con il tempo, il loro matrimonio si è devastato. Quando si lasciarono soffrii. Poi mi sembra che Simona Izzo si è messa con Costanzo, e Venditti si è comprato una sala di registrazione dal valore di svariati miliardi di lire.
Di Venditti mi piacevano in modo particolare "Sara", "Sotto il segno dei pesci", "Lilly", "Mio padre ha un buco in gola", "Chen il cinese", "Bomba o non bomba" e ovviamente "Roma capoccia". Da quella canzone capivo che Roma era una bella città, anche se mi turbava il finale della canzone, che dice "Roma capoccia der monno infame". Non capivo bene cosa volesse dire.
Infame è una brutta parola.
Quindi alla fine di un sacco di cose belle su Roma Venditti, mio idolo, rovesciava il senso di tutto quello che diceva gettando un'ombra appunto infame sulla città di cui parlava.
In realtà quell'ombra dentro di me si era già formata anni prima attraverso la lettura spasmodica delle avventure di Asterix.

3 . Il bacio dell'assassino
Nei fumetti di Asterix, i Romani sono tutti scemi, mentre i Galli sono allegri e intelligenti. Il motto di Asterix e Obelix era "SonoPazziquestiRomani"., variante dell' acrostico S P Q R (che continuo a non sapere cosa voglia dire).
Tale ombra negli anni era incresciosamente cresciuta dopo l'ascolto di Alberto Fortis.
Ricordo i versi della sua invettiva contro Roma: "Io vi odio voi Romani / io vi odio tutti quanti / brutta massa di xxxx e xxxx / siete falsi come giuda e xxxxxx. (xxx vuoI dire che non ricordo il testo), etc.
Alberto Fortis era incazzato nero contro Roma.
Alla fine però Alberto Fortis è sparito, invece Roma c'è ancora, in tutta la sua esuberante e millenaria bellezza.
Una cosa che da bambino mi sono spaventato su Roma è la pajata.

4. Arancia meccanica
Mi avevano detto che a Roma si mangia la pajata, che è l'intestino del vitello con la merda dentro, anche se la merda del vitello mi avevano spiegato che è una specie di latte molto buono rappreso, non la merda come quella dei cani o delle persone, che fa schifo ed è per questo che mai nessuno si immaginerebbe di mangiare al ristorante l'intestino di un cane con la merda dentro (mi fa effetto pensare che, a questo punto, nessuno mi stia più leggendo, schifato da questa questione della pajata: mi fa riflettere sulla solitudine terribile dell'uomo, questa condizione di marginalità autentica. Come diceva Venditti: ."Ciao uomo / dove vai/ balli nel cuore/ dell'universo / ma alla fine della tua storia / piangi d'angoscia/ dentro di te"). Questo ha però anche il suo lato positivo, nel senso che posso scrivere qualunque cosa, tanto, non mi state leggendo più! Allora scrivo: "Speriamo che a Silvio Berlusconi gli cade in testa un trattore e si spiaccica come un fumetto, gli esce tutto fuori il cervello e si vede che è un alien, non è un uomo e fa bene Veronica a mettergli le corna con Cacciari!"

5. Il bacio dell'assassino
Comunque, io non ci credevo, non capivo, mi angosciavo su questo inaudito tema della pajata.
Pensavo che a Roma i macellai spiavano il vitello e immaginavo che appena l'animale stava per appartarsi a fare i propri comodi gli addetti all'abbattimento lo seguivano e lo abbattevano un istante prima della defecazione, cosi che il vitellino aveva l'intestino ripieno e si poteva di conseguenza macellarlo già pronto con il ripieno. Di merda.

5.Shining
La prima volta che ho avuto il coraggio di mangiare la pajata è stato tre anni fa, ero in un ristorante romano con il mio amico regista Stefano Consiglio con il quale dovevamo scrivere una sceneggiatura che poi abbiamo scritto ma nessuno ha mai voluto farne un film perché non era buona, anche Silvio Orlando l'aveva letta e era imbarazzato perché non sapeva cosa dirci, la sceneggiatura era brutta. Era inoltre un periodo che ascoltavo spesso Donatella Rettore, che non so se è romana (credo sia romagnola) ma mi piaceva molto il suo brano "Kamikaze rock'n'roll suicide" e il fatto che si vestisse da indiana ogni volta che andava alla Rai.

6. Il dottor Stranamore
Tornando all'argomento Roma, le ombre su di essa crebbero ancora quando a Varese,la città in cui ho vissuto per alcuni anni, i muri hanno cominciato a riempirsi di manifesti contro "Roma ladrona". Ne ricordo uno in cui c'era un disegno dell'Italia e sopra, al Nord, una gallina che faceva un uovo. In mezzo, in corrispondenza di Roma, c'era una contadina che prendeva l'uovo. Il tutto voleva dire che al Nord si lavora, mentre a Roma non si fa un cazzo, e si parassita sul lavoro del Nord.
Questo adire la verità non mi sembrava un' ombra ma, finalmente, la dimostrazione definitiva che i romani sono intelligenti, anche perché il mio ideale di vita è non fare un cazzo, sposarmi con una pornostar e morire dopo anni di sessualità incongrua, sfatto da una sessualità incongrua e sfrenata, dalle droghe e dall'alcool.

Aldo Nove
su Accattone - Cronache romane, anno I, n.1, Marzo 2003.

Questo numero della rivista è dedicato alle "cronache di guerra in città, a quelle notizie di allarme, di crisi, di pericolo che lentamente scivolano nelle nostre parole quotidiane deformandole, a quei riflessi condizionati, a quei bagliori e rumori lontani che in mille modi trovano eco nelle cronache cittadine, avvicinandosi in sordina. Le parole della guerra, quelle che ci preparano alla guerra, che ci informano della guerra, che ci distraggono dalla guerra: come madre di tutte le paure, le ansie, le fobie e le follie: l'uomo nero, lo straniero, l'invasore, il nemico alle porte, sulla soglia di casa. Più che l'apocalisse ultima, queste cronache parlano delle piccole apocalissi quotidiane" :
cosa c'entri questo racconto di Nove non sappiamo ma sparajurij ci ha pubblicato Che ne sarà dei miei gatti se scoppia la guerra


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