Le parole sono cambiate

da "Brancaleone I - Cinema italiano: realtà e sogno", pp. 132-141.


Riletto dopo anni, questo “soggetto” mi appare come una sorta di (ingenuo) magazzino della memoria, dove conta molto di più il valore di testimonianza quasi documentaristica di una mutazione che non un reale plot (che non c’è). Una sorta di percorso narrativo per affastellamento. Penso alle "scatole del tempo" di Andy Warhol, dove il più pop degli artisti della pop art immagazzinava, anno dopo anno, testimonianze di una cultura fugace, effimera ma incarnata per sempre in un sogno merceologico che sta diventando (lui solo) immortale. Una visione del mondo (del cosmo) alla Burroughs ridotta ai minimi termini di una provincia universale deprivata di sé, delle proprie parole. I mutamenti di costume, di concezione dell’esistenza, di sistemi di valori (di forme di scambio di merci) che hanno attraversato l’Italia tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta sono stati vertiginosi ma ancora "intercettabili" e quindi narra bili rispetto alla velocità del tempo che oggi ci sopravanza o si espande in altre forme, non secondo una cronologia convenzionale comunque. Come dire, sulla soglia del narra bile. Mentre le parole cambiavano fino a svuotarsi (ma non ancora, non lì) del tutto. Tra rottami di memoria.

2005


Attraverso il sogno di Sandro, un liceale diciassettenne, si animano le vicende di un gruppo di suoi coetanei, dei suoi 
genitori e di altre persone che hanno attraversato, con le loro storie, gli anni Ottanta... 
Andrea, un punk di ventiquattro anni che di mestiere fa il carabiniere, cammina a piedi in autostrada. È sera inoltrata. 
Scandendo bene le parole, parla da solo della decadenza del punk negli anni Ottanta rispetto a quello degli anni Settanta.
In sottofondo, lontane, le note di Save a Prayer dei Duran Duran. Arrivano da una discoteca di cui si intravedono, 
all’orizzonte, le luci. 

Cicciolina cerca di sedurre un finto Gullit. Sono immagini tratte da Cicciolina e Moana ai mondiali trasmesse da 
un’emittente televisiva privata. Cicciolina si spoglia. Gullit anche. Le immagini sono disturbate. Cicciolina e Gullit 
svaniscono dallo schermo. Ritornano alterate. Effetto neve. In sequenza, intervallate dalle scariche elettriche, si vedono 
un’asta di tappeti, il frammento di un video di Sandy Marton e subito dopo la faccia di Ronald Reagan durante un comizio. 
Qualcuno fuori campo impreca: è Sandro Marmo, liceale di Varese, in pigiama, che in estasi contemplativa sta cercando di
guardare uno dei tanti porno (Cicciolina e Moana ai mondiali, appunto) trasmessi dalle reti locali nei primi anni Ottanta. 
Sandro è in piedi davanti al televisore, con i pantaloni abbassati. Manipola i tasti rossi del suo apparecchio passando 
così in rassegna diverse altre trasmissioni. Ciascuna di esse rievoca un particolare di costume degli anni Ottanta. 
Si susseguono un dibattito televisivo su Mork&Mindy; una vendita di finti coloratissimi swatch a prezzi improponibili;
il trailer di The Day After. 
Sandra guarda fuori dalla finestra. C’è la luna piena. 
Alla fine Sandro riesce a sintonizzarsi sul canale del film porno, che si vede comunque male. Sandro si siede, accenna 
a masturbarsi ma quasi subito si addormenta. 
Sandro sogna di camminare assieme a Ilona Staller in galleria Vittorio Emanuele a Milano. Nella realtà, fuori dalla finestra
albeggia. Ilona gli chiede cosa vorrebbe fare dopo il liceo, Sandro dice il dj. Cicciolina gli dice che è un’ottima idea
e gli fa cenno di seguirlo. Entrano in un negozio di Fiorucci dove c’è Cecchetto con i fratelli Righeira che stanno cantando
L’estate sta finendo. Nelson dà il microfono a Sandro, che si schermisce. 
La canzone sfuma e rimane solo il rumore assordante del canale televisivo, poi iniziano le trasmissioni. La madre di
Sandro, Giovanna, armeggia in cucina. Sullo schermo appare una presentatrice che annuncia i programmi della giornata.
Sandro è addormentato, con i pantaloni calati e la mano nelle mutande. In cucina arriva Michele, il padre di Sandro, 
e inizia a discutere, facendo colazione, con la moglie. Tema della discussione: il significato delle parole. 
«Le parole sono cambiate», dice Michele, ed elenca una serie di tendini sentiti da Sandro e che. non è in grado di capire.
Michele chiama ad alta voce suo figlio, che non risponde. Lo va a cercare in camera, continuando a monologare, salendo 
le scale, sulle parole incomprensibili usate dal figlio. Nel frattempo, in sala, Sandro continua a dormire. Sullo schermo
c’è un video degli Sigue Sigue Sputnik. ln quel momento Sandro si risveglia, convulsamente fa per tirarsi su i pantaloni
quando appare sulla porta della sala la madre, che lo guarda sconsolata. Dopo una breve discussione, vero e proprio 
"conflitto generazionale", Sandro esce di casa, scende in strada dove lo aspetta
il suo amico Giovanni in moto. Sandro sale su, partono e assieme affrontano la loro "mitica" giornata. 
Sandro e Giovanni arrivano al liceo, parcheggiano la moto e si avviano verso l’ingresso. 
Sono presenti tutte le tipologie giovanili di quegli anni: i dark, i paninari, i "cina" (i comunisti), i ciellini, i metallari. 

All’interno della scuola, nel laboratorio di chimica, ci sono Viviana, la secchiona, vittima degli scherzi di tutta la
classe, innamorata del "new romantic" Andrea; c’è Michela, la paninara bellissima, che è ufficialmente fidanzata con un
carabiniere sballato ma adesso ha una storia con il figlio di un distributore all’ingrosso di giacche a vento alla moda...
Ci sono Davide e Marco, paninari della prima ora, di fede fascista. Il panorama umano, in laboratorio, quella mattina, è 
straniante: le ragazze sono "normali" mentre i ragazzi, reduci da una nottata insonne causata dalle pruriginose suggestioni
catodiche, sembrano degli zombie. 
Ivano è un disoccupato metallaro diciassettenne, vicino di casa di Sandro, collezionista di tutto quello che riguarda 
Ufo Robot. Si sveglia vestito, reduce dalla sbornia della sera precedente, mette un disco dei Metallica, sistema la sua
collezione di gadget spaziali rovinata a terra, si spoglia, va nella stanza del padre, raccoglie i capelli con un elastico
e indossa giacca e cravatta. 
Esce di casa. Pensa a quando era bambino e voleva diventare robot.
In flashback si vedono i suoi giocattoli di allora. 
Poi si vede lui bambino, che in pochi rapidi accenni descrive il mondo della sua infanzia. 
Come Andrea, alcuni dei ragazzi che abbiamo visto fuori dalla scuola di Sandro camminano sull’autostrada. 
All’orizzonte, le favolose luci della discoteca. 
Una strada di campagna, sotto la pioggia. Compare un’automobile in condizioni molto precarie, con foto di Jim Morrison
attaccate ai finestrini e la targa di cartone. Al volante c’è Cico, seminarista obeso che canta, accompagnando la canzone 
alla radio, Spara Jurij dei Cccp. Arrivato al seminario, Cico trova un prete che gioca con il cubo di Rubik davanti ad
un fiasco di Chianti. Cico si siede al suo fianco e il prete comincia a parlare del cubo di Rubik come metafora del senso 
della vita. Modificando un elemento della struttura tutto viene cambiato. Cico gli prende il cubo di mano e in breve lo 
risolve. «Solo la fede - dice Cico - rimette a posto le cose». Il prete annuisce. I due si versano da bere. Cico sale in 
camerata. Mentre si lava i denti la sua voce fuori campo racconta le sue inquietudini: il tempo sta finendo, i sogni di 
rivoluzione sono terminati. Cico va a dormire. 
Fuori dalla finestra c’è la luna piena. 
Si sentono le note di <1>Narco’$ dei Cccp. 
Davide e Marco, insieme ad un altro gruppo di coetanei, sono in piazza San Babila, fuori dalla birreria "Il panino". 
Disquisiscono sui tipi di hamburger e di hot dog che si possono acquistare e alle differenti combinazioni possibili 
di maionese e ketchup. Parlano del panino nel Medioevo, nel Rinascimento, durante l’Illuminismo e nel Romanticismo. 
Inizia a piovere e poi a grandinare. Scappano via tutti. 
Come Andrea e i ragazzi della scuola, Marco cammina in autostrada. All’orizzonte, le luci meravigliose della discoteca. 
Ivano è fuori da un capannone industriale con un gruppo di altri giovani in giacca e cravatta, tutti evidentemente costretti
in abiti che non sono abituati a portare. Piove leggermente. Un venditore simile a loro, ma con un anfetaminico, immotivato 
entusiasmo amicale, dai modi affettati e nevrotici, introduce i ragazzi in una sala ed inizia a parlare loro del mondo pieno 
di successo di una vita concepita nella performance. Mostra dei grafici complicatissimi e poi manda un breve filmato in cui 
si reclamizza un balsamo portentoso. Alla fine del filmato è seduto dietro la scrivania con un grosso barattolo di quel 
balsamo a fianco, del quale parla con sempre maggiore entusiasmo. Con il passare dei secondi il venditore si trasforma in un 
mostro, il suo discorso si fa sempre più delirante: sostiene che il balsamo è commestibile e se ne porta una abbondante 
manciata alla bocca, assaggiandola e spargendola sul volto dei ragazzi che l’ascoltano. Alla fine di questa scena è diventato
una specie di Hulk, sale in piedi sulla cattedra e tutti fuggono via terrorizzati, mentre lui finisce di mangiarsi il balsamo 
per i capelli. 
Davide, per ripararsi dalla pioggia, entra dentro un portone. Il luogo è buio, sporco. Nell’ombra si intravedono delle
figure umane, come larve, trascinarsi verso di lui. Alcune invece restano sedute attorno ad un fuoco, cantando strane
litanie hippy. Sono dei tossicodipendenti, o meglio una loro stilizzazione immaginaria, onirica e al contempo molto reale:
esuli dal crollo degli anni Settanta sono rimasti per anno chiusi in quel non luogo. Uno di loro si avvicina a Davide e 
gli racconta la sua storia. Davide lo ascolta per un po’, terrorizzato, poi scappa fuori. 
Delfina e Maria, due liceali "new wave"; sono dentro un negozio di vestiti. C’è musica a tutto volume. Con un’occhiata 
complice all’amica, Maria entra in camerino. Maria si spoglia, apre una confezione di calze che aveva nascosta nella 
borsetta e l’indossa. Nel salone, Defina e una commessa parlano della moda: la moda è la vita... prima c’era la preistoria,
poi è iniziata la storia; prima ci si vestiva a caso, "senza cognizione di causa", poi sono arrivate Madonna e Cindy Lauper.
Maria si riveste, esce dal camerino e consegna una gonna che aveva provato alla commessa: la ringrazia, ma non le va bene.
Le due amiche escono dal negozio. 
Scatta l’allarme. Delfina e Maria corrono velocissime. 
Andrea è al bar con un groppo di amici. Racconta come sia difficile, per un Punk, fare il carabiniere e avere la ragazza
paninara. Andrea ha infatti una storia con Michela, che però lo tradisce. La vita di Andrea è un groppo di contraddizioni.
Del resto, dopo aver provato tutte le scuole, il padre gli ha imposto di fare il concorso per entrare nell’Arma, lui ha 
vinto e si è trovato così a conciliate le due identità. Il suo sogno è fare carriera nell’esercito per poi diventare 
ministro della Difesa e dichiarare la guerra alla Svizzera, ma sa che il suo è un destino no future.
 
Ivano è in fabbrica. Produce gusci di plastica per proteggere i telecomandi. Mentre lavora, il suo vicino di postazione
gli parla di quanto sia utile il loro lavoro, che fa risparmiare gli italiani perché il tele. comando in famiglia
lo usano tutti e prima o poi si rompe. Ivano replica dicendo che gli sembra una fesseria. Anche gli altri operai 
gli dicono che quella è una grande famiglia che fa opera sociale, e se lui non è soddisfatto può anche tornarsene a casa. 
Ivano esce dalla fabbrica e torna a casa. 

I genitori di Sandro, a casa loro con altre due coppie di coetanei (patrizia, Saverio, Laura e Giorgio) bevono e 
discutono della crisi del comunismo e del cambiamento dei tempi. Mentre una canna passa di mano in mano uno di 
loro sostiene che forse tutto è finito nel 1982, quando l’Italia ha vinto i campionati del mondo di calcio: è stato,
quello, il ritorno ad un patriottismo qualunquista, un’esaltazione collettiva priva di sostanza. Un altro sostiene 
che le cose sono cambiate quando è successo il fatto di Vermicino: tutti per una notte sono rimasti davanti alla 
televisione. Un altro dice che tutto è cambiato con la morte di Aiazzone. Ricordano Pertini. Si accorgono che gli
alcolici sono finiti, come pure "il fumo". li padre di Sandra e un suo amico vanno nella camera del figlio e la 
buttano per aria cercando "il fumo". Lo trovano nel comodino e lo fumano. Alla fine della serata, le due coppie di
amici, fumatissimi, escono di casa e incontrano una ventina di yuppies che fanno ginnastica per strada, in una sorta
di palestra improvvisata tra le auto parcheggiate e i semafori. Gli yuppies fermano il groppo di amici e iniziano 
a raccontargli il nuovo, mirabolante mondo del business, dove li invitano dopo aver raccolto gli attrezzi. 
Si incamminano entusiasti. 
Le due coppie li seguono. 
Azzurra è sola in casa. Ha quindici anni, si muove come un’astronauta. Sta ascoltando un disco dei Rockets. Lo toglie 
e ne mette uno dei Kraftwerk. Nel frattempo alla tele c’è un video di DD. Jackson. 
Azzurra alza il volume, prende una sedia e l’avvicina ad una finestra. Apre la finestra, sale sopra la sedia e inizia 
a imitare affacciata sulla strada le movenze sensuali e spaziali della cantante. 

Ivano torna a casa. È notte. In salotto c’è il nonno, che sta parlando con la televisione, dove c’è Milly Carlucci che 
presenta un tele-quiz sulla storia d’Italia. 
Ivano va a letto, non riesce a dormire. Pensa alla stranezza della vita. 
Improvvisamente, nel buio della camera si accende una luce. Sospeso a mezz’aria appare l’ornino Bialetti, che parla 
con Ivano della qualità dell’esistenza quando c’era Carosello. 
Al mattino, fuori dal liceo, Delfina, Maria e un gruppo di altri ragazzi e ragazze attendono che i professori siano 
entrati a scuola per girare poi l’angolo e andare a casa di Giorgio, il dandy della scuola. 
Lì uno di loro, Michele, si vanta in modo paradossale e irritante delle sue incredibili prodezze sessuali e racconta 
che quella sera, in discoteca, ha appuntamento con due ragazze bellissime. 
Due ragazzi gli versano in un bicchiere di coca-cola e grappa delle gocce di Guttalax. Delfina confida a Maria e ad 
altri due ragazzi di essere innamorata di Stefano, fratello di Giorgio, che fa il pierre. Stefano entra in casa, osserva la 
strana compagnia, poi va in camera sua a fare le flessioni. 
Come gli altri che lo hanno preceduto, Michele cammina in autostrada. Parla da solo delle tipe bellissime che deve 
incontrare. Sullo sfondo, i mirabolanti effetti stroboscopici delle luci della discoteca. 
Andrea è nella sua stanza, è triste. Prima lancia delle freccette contro la foto di classe: il bersaglio è il volto, 
cerchiato, del suo rivale in amore. Poi racconta ad un suo amico al telefono di aver visto Michela con quell’altro. 
Andrea sta ascoltando The Wall dei Pink Floyd o un analogo disco depressivo del periodo. Beve e delira. Il suo è un monologo
sulla nostra esistenza, in cui siamo tutti intrappolati come in un videogioco, poi parlano di punteggi a Space Invaders. 
Alla fine della telefonata, sempre più ubriaco, Andrea sfascia il disco e esce di casa.. Passeggia per la strada di notte.
Incontra un settantenne che gli racconta che lui da giovane era stato in guerra e aveva combattuto in trincea. 
C’è la luna piena. 
Patrizia, Saverio, Laura e Giorgio seguono in un atelier, dove sono esposti degli enormi apribottiglie dalle fogge più 
disparate, gli yuppies incontrati per strada, che descrivono loro la qualità dei materiali e la bontà dei prodotti. 
Delfina entra nella stanza di Stefano e cerca di confessargli il suo amore, imbastendo un discorso incongruo. Stefano non 
le dà retta e continua a fare ginnastica. 
Sandro e Giovanni sono soli a casa di Sandro. Alla televisione, un video di Human League. I due sono inquieti, non trovano
più "il fumo". Sandro era convinto di averlo lasciato nel cassetto del comodino. I due forzano il mobiletto degli alcolici
dei genitori: vuoto. In casa c’è solo caffè. Sandro propone di fumarlo: mescolano in una pipa tabacco e caffè e l’accendono.
Giovanni racconta un episodio in cui, qualche mese prima, non avendo più nulla da bere, aveva trovato in cantina una 
bottiglia di vernice per mobili e ne aveva bevuta un po’. Faceva schifo. Giovanni butta via il contenuto della pipa e
propone un esperimento: fare un caffè usando, al posto dell’acqua, un altro caffè preparato precedentemente. 

I due, seduti, sorseggiano la bevanda. «Funziona - dice Giovanni - dà nervosismo». 
Notte fonda. Cico è in pigiama, davanti ad una statua della Madonna. 
La guarda, con fatica la alza di peso e la trascina per il corridoio. Poi lo vediamo portarla giù dalle scale. Arrivato
davanti alla porta della camera del prete la apre e ci entra dentro introducendovi piano piano la statua della Madonna. 
Solleva delicatamente il lenzuolo, avendo cura di non svegliare l’uomo, e mette sdraiata al suo fianco la statua. 
Il prete si sveglia e urla. 
Andrea spara a una finestra e ci entra dentro. È in un deposito di giacche a vento. 
Apre decine di confezioni, impila le giacche a vento una sopra l’altra e poi inizia a sparare sul mucchio. Impreca contro
i marchi delle giacche a vento, che hanno danneggiato la bellezza dell’amore. Poi cosparge tutto di benzina, appicca il fuoco e scappa. 

Sandro e Giovanni sono in moto. Sandro guida. Parlano del loro nervosismo. Giovanni dice di sentire il cuore uguale ad una
pallina di un flipper rimbalzargli per tutto il corpo. Escono di strada e finiscono in un campo. Si alzano e saltellano
attorno alla moto a terra, a cui girano ancora le ruote, nervosi. 
Cico è nell’ufficio di presidenza del liceo. Un professore parla di lui al preside, dicendo che in fondo è un bravo ragazzo
e che quindi merita una chance anche se l’anno scolastico è già cominciato. Cico racconta al preside la sua vita. Il 
preside gli fa una ramanzina e gli dice ce da quel momento fa parte della grande famiglia del liceo. 
Azzurra appoggia uno stereo sul pianerottolo di casa sua. 
Ci introduce una cassetta con le note di On my own di Nikka Costa e poi suona al campanello dei vicini di casa, una
coppia anziana. I due aprono e assistono stupiti ad una sorta di karaoke che Azzurra, in estasi, improvvisa per loro sull’uscio di casa. 
Delfina è vestita da principessa, percorre il ponte di un castello. Entra e sale le scale, mentre si diffonde sempre più 
forte la musica di Avalon dei Roxy Music. Stefano la aspetta in cima alla torre di un edificio, con un falco ammaestrato 
in mano. È elegantissimo, vestito di bianco, i capelli tiratissimi, pieni di gelo Quando Delfina arriva, Stefano la abbraccia
e cominciano a ballare. Poi si baciano e guardano assieme il tramonto sui mari del Nord. La voce della professoressa di 
italiano scuote bruscamente la ragazza chiamandola alla cattedra per essere interrogata... Mentre Delfina, evidentemente 
impreparata, tenta di rispondere alle domande dell’insegnante, il bidello entra in classe con Cico. Cico benedice la classe
e va a sedere nell’unico doppio banco con un posto libero. Al suo fianco c’è Dimitri, che inizia a sommergerlo di domande
improbabili: «Ti ricordi la slaim? Ti ricordi l’Ufo Salar? Ti ricordi il Dolce Forno?». Mentre interroga Cico, che lo guarda
indifferente, Dimitri estrae da sotto il banco i giocattoli di cui parla. 
Ivano discute con una donna tedesca, sui settant’anni. È la moglie del suo ultimo "lavoro": un ottantenne che deve accudire.
Il vecchio è fisicamente autosufficiente ma è completamente fuori di testa. È ossessionato dal sesso, che però vive in modo 
molto confuso, e non si rende conto di essere non negli anni Trenta ma negli anni Ottanta. In edicola, acquistando un 
quotidiano, il vecchio si lamenta che i giornali sono truccati perché parlano tutti i giorni di Craxi e non di Hitler e 
Himmler. Ivano cerca di spiegargli la realtà contemporanea. 
Andrea è in uno studio televisivo. È vestito da carabiniere. Raccontai il suo «episodio di manifestazione di disprezzo nei
confronti della mercificazione della vita espresso attraverso la distruzione delle giacche a vento». Un filmato ricostruisce 
la sua vicenda di punk e carabiniere. Il pubblico applaude entusiasta. Insieme ad Andrea ci sono diversi ospiti famosi. 
Andreotti racconta degli aneddoti, si rallegra con Andrea paragonandolo a Garibaldi ma gli consiglia una maggiore prudenza. 
Milly Carlucci racconta di quando, una volta, per disprezzo, ha rotto un lampadario. Anche Sandra Milo dice la sua. In 
collegamento da casa sua, Michela gli chiede perdono. Andrea si rigira nella poltrona della sala, dove si era addormentato, 
guarda per un istante la televisione e poi riprende a sonnecchiare. 
Sandra e Giovanni camminano per la strada, facendo l’autostop. 
Giovanni piange: ha il manubrio della moto in mano. Passa una macchina guidata da due famose fotomodelle o presentatrici 
elevisive che danno loro un passaggio. I ragazzi le riconoscono. Le due gli chiedono a bruciapelo se vogliono fare l’amore
con loro. Sandra e Giovanni sono eccitati e terrorizzati, e imbastiscono un dialogo senza senso, irritando le loro interlocutrici. 
Ivano spiega l’heavy metal al vecchio che accudisce. 
Gli fa ascoltare gli Ac/dc. 
Cico è in corridoio, fuori dalla classe, e parla con un ragazzo dark delle affinità e delle differenze tra la messa
cattolica e la serata in discoteca, pista dark. I due si soffermano sulle differenze di stile musicale e di abbigliamento.
Il dark sostiene che i dark esistono da prima del cristianesimo, che poi ha soppiantato il movimento originale facendone
una parodia consumistica, un sistema di potere. Segue un confronto tra la morte di Ian Curtis e quella di Gesù Cristo.
I due escono dalla scuola, Cico sale in machina. 
Un campo alla periferia di un’anonima metropoli. 
Andrea è vestito da idraulico o, più precisamente, da Mario, il protagonista di Donkey Kong. In cima ad una struttura
di metallo, una sorta di meccano edificato nel nulla, c’è Michela che grida, minacciata da vicino da un altro ragazzo, 
vestito da gorilla. Andrea urla a Michela di non aver paura, che sta venendo a salvarla. Andrea supera parecchi ostacoli e ad 
un certo punto si trova faccia a faccia con il ragazzo vestito da gorilla. I due combattono e alla fine Andrea ha la meglio,
con un pugno in faccia scaglia l’altro giù dalle impalcature, raggiunge in cima Michela e fa per abbracciarla quando la 
ragazza lo guarda e gli dice che a lei non interessano quelli che come lui hanno le scarpe che fanno schifo. Andrea si guarda 
le scarpe, un paio di finte Superga, ma non fa in tempo ad annuire che Michela lo butta giù.


In quel momento il suono del campanello sveglia Andrea, .che continuava a dormire sulla poltrona. Andrea si alza, beve 
abbondantemente da una bottiglia di rum, si asciuga le labbra e va lentamente verso la porta di casa. È completamente 
ubriaco. Vede dallo spioncino tre poliziotti. 
Dimitri, come gli altri, cammina sulla solita autostrada. Ha sotto il braccio la scatola dell’Allegro Chirurgo e parla da solo. 
In sottofondo, lontane, le note di Save a Prayer dei Duran Duran. 
Davanti a lui un gruppo di persone, anche loro a piedi. Sempre più vicina, sullo sfondo, la discoteca. 
Andrea va in camera, prende un’enorme mitragliatrice giocattolo spaziale, apre la porta e inizia a fare fuoco, colpendo 
un poliziotto. La scena è quella di un videogioco. 
Andrea corre per le scale e spara agli altri. Dopo averli uccisi tutti esulta. 
Sempre più entusiasta, continua a sparare per la strada, fino a quando non incontra il suo rivale in amore, e gli spara in faccia. 
Poi comincia a correre verso l’autostrada, ci arriva e lì raggiunge e supera Ivano con il vecchio, anche loro diretti verso l’autostrada. 
Il gruppo di persone che appariva davanti a Dimitri sono Patrizia, Saverio, Laura, Giorgio e gli yuppies, ormai 
vicini alla discoteca. Sono eccitati all’inverosimile. 
Fuori dalla discoteca arriva la macchina con le fòtomodelle che, arrabbiatissime, buttano giù dall’auto Sandro e Giovanni. 
Nel parcheggio della discoteca arriva, sgommando, Cico, che investe, distrattamente, Dimitri con la sua scatola dell’Allegro
Chirurgo. Arriva un’ambulanza e porta via Dimitri, che continua a parlare dei suoi giocattoli. Poco distante dal luogo 
dell’incidente c’è Andrea, che getta in un cestino la mitragliatrice e poi si avvia verso l’ingresso del locale. 
Sulla porta della discoteca c’è Ivano che cerca di convincere l’anziano che assiste ad entrare. Alla fine il vecchio 
acconsente, e i due si fanno largo tra la folla. 
 
Delfina e Maria entrano in discoteca. Si muovono tra la massa di persone che la stipano, tra le quali riconosciamo Stefano
e i genitori di Sandro. Nella discoteca ci sono diverse piste: quella pop, quella dark, quella new wave, quella revival 
anni Settanta. I diversi look si confondono nel gruppo. 
Delfina lascia Maria per andare in bagno dove incontra Michele, arrabbiatissimo. È stato tutta la serata chiuso lì dentro. 
Delfina esce dal bagno e incontra Stefano, che le parla dei suoi addominali e se ne va. 
Al bar ci sono Sandro e Giovanni che parlano della loro disavventura. Sandro è visibilmente ubriaco e va in bagno per 
vomitare. Sta molto male. Straparla. Poi si addormenta abbracciato al water. Entra in bagno suo padre e inizia a scuoterlo:
grida «Sandro, Sandro!» sempre più forte... 
...fino a che la scena non cambia e Sandro si risveglia nella sala di casa sua, in pigiama... 
Tutto è come all’inizio...
C’è la televisione accesa. Sandro è seduto sulla poltrona. Si guarda attorno stralunato. Dalla cucina arriva anche sua
madre che gli chiede se è ubriaco e gli dice di muoversi perché è in ritardo. Sandro va in camera sua, si veste ed esce per andare a scuola. 
Per le scale Sandro incontra Ivano con il vecchio. Ivano inizia a raccontargli delle sue esperienze di lavoro, con 
gentilezza Sandro gli dice che è di fretta e si precipita al portone. 
Sotto casa, appoggiato al muro, c’è Andrea, in divisa, che gli chiede se ha del fumo. 
Lì vicino lo aspetta, in moto, Giovanni. 
Sandro lo saluta, sale sulla moto e insieme si dirigono verso la scuola. Parlano della sbornia presa la sera prima in discoteca. 
Fuori dalla scuola ritroviamo Cico e Dimitri, che discutono tra loro, e il gruppo di ragazzi che abbiamo visto 
all’inizio in casa di Giorgio complottare per non entrare in classe. 
Sandro e Giovanni si avviano verso l’ingresso della scuola. Sandra guarda verso un palazzo vicino, dove, affacciata
alla finestra, c’è Azzurra con un cartello con scritto «Fine». 
(2002) 



Aldo Nove

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