La Plastica della Lingua Stili in fuga lungo un'età postrema (su Aldo Nove)

di Tommaso Ottonieri.


Aldo Nove (Varese 1967, Cancro ascendente capricorno) è lo scrittore più apprezzato da tutti coloro che lo amano. Si occupa di poesia (dirige per Bompiani la collana di poesia e performances poetiche Inversi; è redattore di "Poesia", Crocetti editore), musica (da anni ha una rubrica sulla rivista "Rockstar"), cinema (collabora a "Segnocinema" e altre riviste) e pornografia (è fan della pornostar Silvia Saint, di cui possiede quasi 1000 foto scaricate da Internet). Sue opere narrative sono "Puerto Plata Market" e "Superwoobinda" (Einaudi, 1997 e 1998). Definito variamente "pulp", "cannibale" e "trash" dalla stampa (ma anche "lirico sublime", Enrico Ghezzi; e "realista lombardo", Cesare Segre) scrive innanzitutto per rompere i coglioni allo stagnante mondo letterario italiano perché è incazzato perché tutto sta cambiando velocissimo perché quasi sempre la letteratura è un pachiderma antidiluviano è il luogo della conservazione l'oggetto delle masturbazioni "militanti" dei critici pagati dei giornali è un passatempo da salotto mondano è tutto è nulla è un grido d'amore e di rivolta, e di dolore, di dolore "

Un testo senza organi E infatti. A una estetica <<diffusa>>, quale atto, nella sostanza, <<politico>> - pronto a sciogliersi nell'ordalia <<creativa>> di soggettività <<desideranti>> che nel testo sinscrivessero il corpo, per quanto <<senza organi>> (o che performassero come <<testo>> i loro stessi corpi) - corrisponde, qui, una delegittimazione dell'attività artistica <<istituzionale>> e, con essa, della figura dell'artista nella sua pretesa di (centripeta) Autorialità. È una crisi profonda, questa, che investe lo stesso posizionamento (interno al testo o relativo allo stesso atto di enunciazione) del soggetto-autore; condotta al parossismo in quella breve stagione, al suo scadere essa finirà per indurre i più consapevoli scrittori di ricerca (Balestrini, o Celati, quindi Cavazzoni, e ancora dopo, Mozzi o Nove), a negare il proprio privilegio, la propria lingua, il filtro insomma dello stile fino alla secessione (dallo) o all'ascesi (alla coscienza, inevitabilmente, della impossibilità, di un'ascesi, di una secessione, quello che è, in prima istanza, in quanto costruzione soggettiva e sociale, il linguaggio).

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