E quanto ancora in questa vita e il cielo

Quotidianamente prendendole dal mobile
Mettendole nello stereo sento
Il rumore della plastica delle
Custodie dei CD che contengono la musica che

Ascolto nel mio appartamento dove
Ne ho accumulati circa un migliaio nel corso
Del tempo e che adesso
Non so più dove mettere perché

I due porta CD che ho comperato
All’Ikea uno nel 1999
L’altro lo scorso anno sono pieni
Da marzo e adesso è ormai dicembre

2001 ed è come se non me ne fossi accorto
Di tutto questo tempo che è passato due
Anni e prima ancora trentadue,
in totale trentaquattro da quando sono nato e questo

Vvuol dire una cosa come diecimila giorni più o meno
Comunque di più e mille
CD di musica per un totale di
Undicimila tra giorni e CD e

Aggiungendoci le scatole di pasta che ho mangiato
Non lo so facciamo una cifra complessiva di
Diciassettemila tra CD giorni e scatole di pasta
E quanto ancora in questa vita e il cielo


Nord

da DeriveApprodi n.12-13 anno IV autunno1996

un orologio ch'è contro i teroni
l'ho comperato venerdì a gurone
è tutto digitale è molto bello

è l'orologio che piace alla gente
sono molto felice che ce l'ho
e adesso che ce l'ho lo porto in giro

è digitalizzato lui ogni volta
che si avvicina uno che è siciliano
ogni volta che c'è un terone in giro

il mio orologio che l'ho comperato
a gurone la scorsa settimana
vicino all'ipercoop c'è quel negozio

che vendono orologi che io compro
coi soldi che guadagno vi dicevo
che se per caso si avvicina un

mangia mangia di roma il mio orologio
ne avverte la presenza anche nel raggio
di un chilometro e mezzo e allora inizia

a suonare ed inoltre ha le ore scritte
in dialetto lombardo come me
che sono nato nel rione corgnana

di viggiù cioè nel centro andando verso
il colle sant'elia che sta vicino alla svizzera dove c'è la gente

che non butta per terra le stronzate
in svizzera se butti anche soltanto
un pacchetto di marlboro per terra

invece in puglia ed in basilicata
col mio orologio con il centurino
in plastica lombarda con le ore

scritte in dialetto che è la nostra lingua
ho il cellulare in dialetto lombardo
appaiono le scritte in varesotto

se arriva una chiamata non c'è scritto
in italiano chiamata in arrivo
è scritto in varesotto la mia lingua

non c'entro un cazzo con i mangia mangia
guadagno due milioni e mezzo al mese
lavoro io non abito in teronia

con tutti i soldi che guadagno esco
la sera con i miei amici del nord
andiamo in giro non sporchiamo niente

se comperiamo i mars non li buttiamo
per terra come fanno i siciliani
che se comprano i mars buttano via

la carta in terra buttano le cicche
al mio paese in posta ce n'è dieci
non fanno un cazzo tutto il giorno stanno

a leggere stop rakam oggi gente
i siciliani leggono i giornali
i libri sono degli intellettuali

hanno la casa come il leoncavallo
i siciliani non mettono mica
la tovaglia sul tavolo essi hanno

quegli affari di carta che hanno a roma
che vendono negli autogrill teroni
che non costano un cazzo e sono brutti

non guardo mai o.k. il prezzo è giusto
perché iva zanicchi è una terona
o almeno così sembra
così parla


ANTONELLO SATTA CENTANIN, MADRE DI DIO 1996, INEDITI

da Poesia N°91, gennaio 1996

Nell'anniversario dello sgancio dell'Enola Gay su Hiroshima

Gli uomini che si fanno bellini
per venire a ammazzarti. Accelerati
come dei Ridolini, su elicotteri
di celluloide salutano prima

di sganciare la bomba. E di tornare
a casa, dalle mogli. E questo è l'uomo,
lo vedi come a scatti si traduce
in memoria odorosa d'esplosioni,

fa ciao con la manina. L'obiettivo
inquadra questa storia, gli ettogrammi,
le tonnellate che tornano terra,
che si sono baciate, sangue e luna.


Classic & Television

Questa che architettai fiorita schiera
de' versi acconci a la maniera antica
il giorno e l'anno in cui sì tanta fica
ristette sullo schermo i' non spera

Più degnamente de' predecessori
illustri ch'i' abbia avuto nel mostrare
il Vero tu, lettor, possa stimare;
che non di Lesbia gli infelici amori

Canto, ne dell'etterne rote, o il mare
in cui è naufragato: Canto delle
ragazze di Non è la Rai (Tra quelle
lodo le più famose, a me più care).


Bye-bye cari suicidi

Chi non riescono a andare
avanti in questo lussurioso mare
di governi e lattine bye-bye cari
suicidi che ogni tanto
la metro si interrompe nella tratta
Bisceglie-Wagner, cara
vita del mio ritardo
in ufficio che stride sui binari,
sogni, polmoni, mutande Roberta.

Chi devono imparare
a collegare la fresa del 2
prima che suoni radio madre fm:
vagine liste figli dell'Ikea,
che il cielo resta lì come un massacro
di auto che c'è dentro
il bacio che declinavo intervallo,
mia moglie ha questa scatola di chiodi.

Chi cercano l'edicola
coi prezzi della Tipo colorata
di oro colato a intermittenza mista
di scimmie in Guatemala e Audiocassette
di Anna Falchi nuda questo mondo.


Madre di Dio

Madre di Clivio e di Gerusalemme,
Madre di Betsabea e Baranzate,
Madre delle Bustecche e di Betlemme,
Madre del Monte Nero e di Tradate;

Madre del Crocifisso e della strada
che va dal tabaccaio a Primaticcio,
dove alle sei la sera si dirada
al primato di nuvole rossiccio,

Al primato del sole che si slaccia
dal cielo tra le nuvole di mille
colori ombreggiando della Tua faccia

Tra i gas dei camion gli occhi, la scintilla
degli occhi tuoi, Madre, prima che taccia
la sera madre abbracciami…


Defluendo poi negli alberghi

da Solo Limoni - Videotestimonianze sui fatti di Genova (Shake edizioni)
Di Giacomo Verde con commento poetico di Lello Voce e testimonianze scritte di Mariano Bàino o Nanni Balestrini o Elisa Biagini o Franco Berardi (Bifo) o Giuseppe Caliceti o Luigi Cinque o Mauro Covacich o Pablo Echaurren o Gabriele Frasca o Florinda Fusco o Andrea Inglese o Francesco Leonetti o Giuliano Mesa o Raul Montanari o Anna Maria Monteverdi o Aldo Nove o Tommaso Ottonieri o Marco Paolini o Marco Philopat o Gian Paolo Renello o Massimo Rizzante o Tiziano Scarpa o Sara Ventroni o Giacomo Verde o Gian Mario Villalta o Lello Voce.

perché una persona è come un governo uno stato una classe
sociale che ha sempre voglia di limonare
con qualcuno per cui prova desiderio di farlo

perché limonare rende felici gli esponenti
delle parti contrapposte sul piano della lotta
e delle rivendicazioni delle diverse istanze politiche

è una parentesi rosa tra le parole "ti spacco il cranio"
"te lo do io il G8" "sti cazzo di anarchici li facciamo cagare sotto"
e sarebbe bello che fosse una parentesi che dura nel tempo
immaginate adesso amici se a Genova i poliziotti
invece di avere l'ansia di trovarsi in una strana guerra
con il compito
di fare male molto male
avessero iniziato a limonare con rappresentanti della Fiom e della Lila
immaginate se il 21 luglio 2001 anche in piazzale Kennedy ciascuno
invece di sparare o buscarsi lacrimogeni in faccia
incominciava a limonare defluendo poi negli alberghi (un po' cari) di Genova per fare l'amore
ci deve essere qualcosa che non va
nell'aria forse il buco nell'ozono o forse da sempre la gente
non ha capito che deve limonare di più sparare meno alla cieca sui manifestanti

le lingue servono per limonare
le braccia per lavorare per abbracciare
a Genova è stato un errore da parte di tutti ricominciamo altrove


Narrativa e poesia

in N.Y. Anthology e in Poesia N°155, novembre 2001

A Niccolò Ammaniti

Siamo in pochi a non essere ancora morti
Ancora meno di quelli che non sono mai nati e non nasceranno
È una situazione curiosa che non sappiamo per quanto si potrà protrarre
Ma per fortuna abbiamo una fede incrollabile nei nessi di relazione
È per questo motivo che oltre alle barche a vela le polpette di riso l'ammoniaca
La Sprite i tappi del dentifricio e miriadi di altra merce
Esistono i libri che sono pieni
Di nessi e ci danno la gratificante impressione
Che questa sia una storia, che abbia un inizio e una fine
E che magri ci convinca a leggere e rileggere,
E ci dia delle belle soddisfazioni
Accantonandoci dal mondo qualche ora.


In questo la narrativa
Ha dei vantaggi sulla poesia, è più compiuta
Ti accompagna ad esempio
In autobus permettendoti di avere un
Mondo altro a tua disposizione, più ricco di quei nessi di relazione
Solo tuo e docile alla tua ondivaga attenzione. Invece la poesia
Inizia e finisce un po' scontornata dal mondo,
E più assomiglia al mondo
I cui contorni non vogliamo accettare
Essere consunti davvero e indecifrabili,
Quello nostro quotidiano
Delle impennate di serotonina,
Delle accidentali erezioni causate dalla pubblicità degli assorbenti interni

E come questo mondo la poesia è già consunta, ferita
A morte come una mosca schiacciata sulla pagina,
Così da principio fa mostra delle sue viscere
Piccole striature d'ego invendute sugli scaffali
dei magazzini.

La narrativa invece ha l'alibi suo proprio
Di dirti che questa storia non è vera
Oppure più veramente di quello che appare
Riempie le toppe, quelle
Zone d'inesistenza solare che Vittorio Sereni sapeva Essere i morti che dappertutto
Sgomitano gridando
Che il senso non c'è, e non c'è mai stato. Siamo in pochi,
A non essere ancora morti,
Ancora meno di quelli che non sono mai nati
e non nasceranno
E una cosa di cui non si avverte proprio l'utilità
è la poesia,
O questa cosa stessa che adesso (sono
Le undici del mattino, davanti al computer, la tele
accesa con
Bin Laden che parla di Bush, e l'interruzione
Per la pubblicità dello yogurt), qualunque cosa
Essa sia, sto scrivendo e
I margini troppo stretti del foglio che
Permane poco, pochissimo, per sempre di fronte all'attesa
Di un altro messaggio al cellulare, dell'ora
Di pranzo puntuale
Oggi ancora, per oggi o
Per domani.


La merce invenduta piange

Da "Il cielo è sempre più blu" album della nuova poesia italiana, questo mese in edicola col mensile Kult

Io se fossi un pannolino avrei bisogno della merda di un
Bambino per esistere
Perché la merce invenduta piange
E non capirei perché un bambino nella sua vita caga
Migliaia di pannolini ma non me
Che sono un pannolino normale come gli altri
Con il mio codice a barre normale
Sulla scatola.

E se fossi uno di quei cosi con la neve e con padre Pio
Penserei di essere meglio di un soprammobile di Giò
Pomodoro perché
Tutte le merci sono uguali di fronte a Dio
E starei male a essere messo in vendita
Alla stazione Centrale di Milano
In un angolino della vetrina del tabaccaio
Tra un cazzo finto e un portasigarette di plastica con lo
Stemma del Milan
Languendo
Per giornate deriso
Perché la merce invenduta piange.

Io conosco il dolore delle pile dei sacchi della spazzatura
Nascosti dietro le scope
Nel reparto casalinghi
Del supermercato, sacchi della spazzatura
Verdi un tempo imposti per la raccolta differenziata dal
Comune e adesso
Negletti e impolverati, decaduti
Plastica più sola di un'anima a marcire
(...)
Io conosco il dolore della "gelatina per dolci
Già detta colla di pesce" sommersa
Sa bustine di lieviti Bertolini e sacchetti di zucchero in Scaglie per le guarnizioni
Lo conosco e se io fossi lei mi chiederei perché
Sono "gelatina per dolci già detta colla di pesce"
E non, ad esempio, una fulgida appetitosa scatola
Di mezzo chilo di mezze penne Barilla,
di quelle che si vendono a migliaia
nei supermercati di tutto il mondo.
Io penserei questo tutto il giorno e continuerei a piangere
Perché la merce invenduta piange
E il suo dolore è tanto simile al nostro
Biologico stare sul mercato fino a che c'è domanda
Fino a che l'articolo che siamo non deperisce

Come un diplomato di 52 anni alla ricerca del primo lavoro
Come un corridore automobilistico amputato
Come una ragazza in Giappone
Che a 25 anni nessuno l'ha sposata
Sugli scaffali della vita raggelata miscela
Leone scaduta nel reparto
Caffè o sugo di cinghiale con l'etichettta scollata

Scatole di sale dietetico schiacciata


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