Il "Nevroromanticismo" è un movimento teorizzato in Italia
da Garbo, cantautore rock di buon successo negli anni 80, irrobustito dall'adesione
di un manipolo di nuovi scrittori come Aldo Nove, Isabella Santacroce, Tiziano
Scarpa, Tommaso Labranca, Niccolò Ammaniti e altri. Nel manifesto del "Nevroromanticismo"
si legge: "Sono struggenti e spietati. Sono carnali e inorganici. Hanno patito
le parole dell'universo. Quelle della pubblicità e quelle della letteratura.
Canzonette, poemi, telegiornali, bibbie, settimane enigmistiche. Li hanno definiti
in mille modi. Trash, splatter, cannibali. Ma sono nevrotici. Sono romantici".
E ancora: lirici dell'osceno, mistici degli ipermercati, maestri stregoni. E
progettatori di dischi, video, performance in puro stile multimediale.
Nel 1997 il Nevroromanticismo nasce come un movimento filosofico-letterario
per esprimere l'inquietudine dell'esistenza.
l progetto vuole fondere musica e letteratura, a partire dal disco di Garbo Up the line verso strade nazional-commerciali formato libro. La faccenda si estingue ma nessuno ci ha saputo dire per
Rimandiamo a Nevromanticismo
allora mi ricordo che erano gli anni ottanta ma proprio al principio e c'era
tantissimo freddo e tutti eravamo in casa a guardare domenica in e a un certo
punto pippo baudo ha presentato Garbo
e Garbo negli anni ottanta era all'inizio degli ottanta per alcuni di noi e
per tutti era Garbo era un simbolo di quegli anni che non si capivano anche
per noi che ogni notte eravamo lì a bere caffè a bere il caffelatte a aspettare
una cosa che la radio diceva il freddo novembre radioclima e le prime aste alla
tele e tantissima ansia e
allora era sempre novembre anche d'estate c'era quel clima con i treni che andavano
in posti bui cigolanti il moncler il neoromanticismo david bowie david bowie
david bowie david bowie david bowie e l'amore etero e violento che
e noi i ragazzi dello zoo di berlino i kraftwerk i depeche mode i radar the
wall elisabetta virgili diana est i ragazzi dello zoo italia l'autunno mario
castelnuovo la persistenza dell'autunno delle foglie l'era del cinghiale bianco
the sound of the silent age d'autunno quando
pippo baudo ha annunciato Garbo alla televisione io mi sono emozionato e tutta
la mia generazione stavamo lì a guardare la domenica la tele
o anche in discoteca a ballare i righeira taffy gino soccio i talk talk i duran
duran e david bowie david bowie david bowie david bowie ma comunque più spesso
zitti in un angolo nel buio aspettando di limonare una volta quando
è arrivato emaciato stralunato allampanato Garbo e pippo baudo gli ha chiesto
improvvisamente cosa voleva fare lui con le sue canzoni in modo brutale pippo
baudo si è avvicinato a Garbo forse era meglio come conduttore di domenica in
preferivo corrado glielo ha chiesto e io guardavo la tele e
allora quella volta Garbo era in difficoltà si sentiva smarrito spiazzato ha
detto che voleva fare poesia come così improvvisamente pippo baudo glielo aveva
chiesto quello che voleva fare e come generazione anche devo dire noi
ad esempio anche io passando capodanno da solo a ascoltare Garbo se per esempio
avessi conosciuto una ragazza non soltanto per i pompini ma
come certe forme di amore eterno e dolcissimo e infantile e assoluto che sognavi
quando guardavi noi i ragazzi dello zoo di berlino e ascoltavi doot doot dei
come ad esempio anche cecchetto di notte e
che insomma pippo baudo gli ha detto la poesia? che cosa è la poesia e
quella volta Garbo ha indugiato un po' era imbarazzato e allora tutti insieme
io volevo scappare nel video di heroes come quando la mia ragazza la mia prima
ragazza mi ha lasciato oppure volevo scappare in un quarantacinque giri di garbo
e
allora Garbo ha fatto due accordi con la chitarra ha detto che la poesia è
e anche tutte queste cose che passavano e passano e bruciano veloci e che bisogna
dire che sono la vita
di Paola Malanga & Aldo Nove
Garbo, che più che altro lo si sentiva un quindici anni fa circa, appartiene
ancora a quel momento dell'amore infinito degli anni Ottanta in cui la sola
cattura del viso umano provocava in noi il massimo turbamento, in cui ci
si perdeva letteralmente in un'immagine umana come in un filtro, in cui
il viso costituiva una specie di stato assoluto della carne che non si poteva
raggiungere né abbandonare. Alcuni anni prima, il viso di Patti Pravo provocava
addirittura degli stupendi pensieri di palingenesi della nostra intera esistenza;
quello di Garbo partecipa, ancora, del medesimo regno di amore cortese,
in cui la carne sviluppa mistici sentimenti di produzione ontica ma discografica.
Il viso di Garbo, che bisogna dirlo si chiama Renato Abate, è senza dubbio
un mirabile viso-oggetto; in Il fiume, questo bellissimo L.P. che ha illustrato
suo fratello, il cerone ha lo spessore nevoso della maschera; non è un viso
dipinto, è un viso intonacato, difeso dalla superficie del colore e non
dalle sue linee; in tutta questa neve, fragile e insieme compatta, solo
gli occhi, stupendi come una polpa bizzarra, ma niente affatto come quelli
del bassista dei Sigue Sigue Sputnik, sono due lividure un po' tremanti.
Anche nell'estrema bellezza della foto che c'è dietro 1.6.2 (Garbomanidiforbice),
questo viso non disegnato ma scolpito dall'occhio epocale del fotografo
in una materia liscia e friabile, cioè perfetto ed effimero a un tempo,
raggiunge la tristezza vegetale degli occhi del cantante dei Visage, il
suo viso di totem.
Ora la tentazione della maschera totale (la maschera antica, per esempio)
implica forse meno il tema del segreto (come è il caso delle agiografie
sintetiche di Derek Jarman a margine dei Pet Shop Boys on tour) che non
quello di un archetipo del viso umano.
Garbo, nella scabra teodicea di Scortati, offriva una specie di idea platonica
della creatura, e ciò appunto spiega come il suo viso sia quasi asessuato,
senza per questo essere equivoco. È vero che l'astratta peregrinazione semantica
di brani come Aufwiedersehn (la sua afonica, esiziale stringatezza narratologica
è di volta in volta Regina e Cavaliere) favorisce questa indistinzione;
ma Garbo non si impegna in nessun esercizio di travestimento; è sempre se
stesso, sotto la corona o sotto i grandi feltri abbassati porta senza finzione
lo stesso viso di neve e di solitudine. Il suo appellativo di David Bowie
di Fenagrò mirava indubbiamente a rendere, più che uno stato superlativo
della bellezza, l'essenza della sua persona corporea scesa da un cielo (In
questo cielo, potremmo dire, a novembre) dove le cose sono formate e finite
nella massima chiarezza. Lui stesso lo sapeva: quanti cantanti hanno accettato
di lasciar vedere alla folla il loro inquietante maturare (ad esempio quello
schifo di Edoardo Bennato che è diventato rattuso). Lui no: bisognava che
l'essenza non si degradasse, che il suo viso non venisse mai ad avere una
realtà diversa da quella della sua perfezione intellettuale più ancora che
plastica. L'Essenza si è a poco a poco fissata in un idioma rassicurante,
progressivamente disvelata in una certezza che solo le prime apparizioni
televisive dei Village People (e della loro teoria di inesauste rifrazioni
della modernità) ha saputo uguagliare; ma non si è mai alterata.
Tuttavia, in questo viso deificato, si disegna qualcosa di più pungente
di una maschera: una specie di rapporto volontario e perciò umano tra la
curva delle narici e l'arco delle sopracciglia, una funzione rara, individuale,
fra due zone del volto; la maschera è solo una somma di linee, il viso,
invece, è soprattutto richiamo tematico dalle une alle altre.
Il viso di Garbo rappresenta quel momento fragile in cui gli anni Ottanta
stanno per estrarre una bellezza esistenziale da una bellezza essenziale,
l'archetipo sta per inflettersi verso il fascino dei visi corruttibili,
la chiarezza delle essenze carnali sta per far posto ad una lirica dell'Uomo
Nuovo.
Come momento di transizione, il viso di Garbo concilia due età iconografiche,
assicura il passaggio dallo spavento al fascino. Oggi, è noto, siamo all'altro
polo di questa evoluzione: il viso di quei pirla degli Articolo 31, questi
cialtroni fascisti della massificazione annichilente, per esempio, è caratterizzato
non solo da una inespressiva mimica parkinsoniana ma anche dalla loro persona,
da una specificazione commerciale del pasoliniano gergo degli ultimi. Come
linguaggio, la singolarità del viso di Garbo è di ordine concettuale, quello
degli Articolo 31 è merda.
Il viso di Garbo è Idea, quello degli Articolo 31 è ora di finirla.
da Maltese,
"Su e Giù per gli Anni '80"
da Gioventù Cannibale
"Mi ricordo che da bambino non pensavo che finiva così."
Aldo Nove
1.
Mi chiamo Michele e sono un uomo dell'Ariete. Sergio è il mio migliore amico.
Sabato pomeriggio io e Sergio siamo andati alla Iper della Folla di Mainate.
Quando non sappiamo cosa fare andiamo lì a guardare gli altri che non
sanno che cazzo fare, e vanno a vedere gli stereo da 280.000 lire senza
il compact.
In macchina, io e Sergio facciamo sempre "Tàtta ta-ra tattà tatàtta!"
Facciamo così, come all'inizio di Ok il prezzo è giusto.
Iva Zanicchi entra e c'è quella specie di testa, prima della pubblicità.
Tutti saltano e gridano: - OK il prezzo è giusto!
La Folla di Mainate è vicino a Varese. Varese è una città, dove c'è piazzale
Kennedy. Questa piazza, la se-ra, si riempie di froci. Sembrano formiche
che escono. Ora non è che ho niente da dire contro questi froci di piazzale
Kennedy. Arrivano lì e si chiudono dentro la macchina fino a che non parcheggiano
altri froci. Allora accendono le luci e se vedono che l'altro frocio è
un mostro sgommano. Se no fanno l'amore da qualche parte, e questa è la
magica vita dei culi.
lo e Sergio siamo normali, e per questo, ogni sabato pomeriggio, tiriamo
su e andiamo alla Iper della Folla di Mainate.
Beviamo il Baileys, guardiamo fuori dai finestrini, facciamo "Tàtta tara
tattà tatàtta", suoniamo ai teroni che vanno in giro con delle macchine
andate a puttane tipo Visa o la Cinquecento nuova.
- Hai visto che macchina da teroni, quella Visa?
- Fa proprio cagare!
- Invece di comperare quella macchina potevano comperarsi il biglietto
per tornare in Sicilia, e gli avanzavano anche i soldi per comperare il
Niagara e sterminarsi con tutti quegli altri teroni teroni della Sicilia.
- No, non ci stai dentro!
- Eh?
- Sterminati con il Niagara!
Arrivati all'Iper, facciamo tre o quattro giri per trovare il parcheggio,
a volte anche dieci, e solo due se non sono ancora le cinque, l'anno scorso
addirittura una volta sola: c'era una Fiesta che andava via subito, e
ci siamo messi lì.
Allora ci siamo tirati fuori una canna e l'abbiamo fumata guardando le
terone che uscivano dall'Iper con i sacchetti pieni di surgelati.
Queste terone avevano i sacchetti pieni di stereo, i sacchetti con dentro
tubetti di gel e petti di polio. La faccia abbassata per terra guardando
le sgommate che c'erano lì.
- In fondo anche i teroni sono esseri umani, - ho detto a Sergio sorseggiando
il Baileys. - Fanno la spesa come noi.
- Sì, ma lo scopo è prendere i punti per fare la dote ai figli
con le spaghettiere del Mulino Bianco. Comprano tutte le cose che hanno
i punti, e basta, non le aprono nemmeno, tirano fuori i punti e li incollano
sulla scheda. Questa, è la magica vita dei teroni.
Entrando alla Iper comperiamo due o tre Gratta e Vinci. Una volta, ho
fatto tre volte quattro. Continuavo a prendere biglietti. Poi, peró, non
ho vinto piú niente, quella volta me la ricordo, ho comperato anche dei
Raider, e avevo voglia di un Cheese.
2.
Sabato pomeriggio io e Sergio siamo andati alla Iper della Folla di
Mainate.
Quando non sappiamo cosa fare andiamo lì, a guardare gli altri che non
sanno che cazzo fare e vanno lì a vedere gli stereo da 280.000 lire senza
il compact.
In macchina, io e Sergio facciamo "Tàtta tara tattà tatàtta". Facciamo
così, come all'inizio di Ok il prezzo è giusto.
Iva Zanicchi entra e c'è quella specie di festa prima della pubblicità.
Tutti saltano e gridano: - OK il prezzo è giusto!
Ho detto a Sergio andiamo su, dove ci sono le vi-deocassette. Sergio ha
detto OK, prendo delle calze di lana e andiamo su. Sergio si è fermato
a prendere delle calze di lana blu da 8.500, ma anche una bilancia piccola
da 28.500 lire.
Poi è venuto su.
Su, era tutto stereo e cassette, cassette di gruppi italiani anni Ottanta
che chiunque si è dimenticato, grup-pi da discoteca da 9.500 con la bandana
colorata in omaggio, e televisori.
Inoltre c'erano le videocassette di Candy-Candy mischiate, in un contenitore
di metallo, a cassette di kung-fu e di Totó. lo peró sono andato dritto
a vedere le videocassette per le seghe.
Sergio mi ha seguito, con in mano le calze da 8.500 e la bilancia, che
aveva appena comperato, giú.
Siamo andati lì a vedere le storie di Moana. Tutte da 29.500 in su. E
quelle americane costavano così, o di piú: 32.500.
- Quando ero piccolo le seghe si facevano gratis. Andavi nel bagno dell'oratorio
con un "Caballero" nor-male, o mese, trovato nella discarica che c'è
sullo stradone per andare a Gaggiolo. Era tutto stropicciato, quel "Caballero",
e lo leggevi, ti facevi una sega di cor-sa, perche poi arrivava il Don.
- Don din don!
- Dan dan!
- Tàtta tara tattà tatàtta.
Abbiamo preso lì mondo dell'amore, l'unica videocassetta che costava
solo 12 000.
3.
Sabato pomeriggio io e Sergio siamo andati alla Iper della Folla di
Malnate.
Quando non sappiamo cosa fare andiamo lì a guardare gli altri che non
sanno che cristone fare e vanno alla Iper a vedere gli stereo da 280.000 lire (senza il compact).
In macchina, io e Sergio facciamo sempre "Tàtta ta-ra tattà tatàtta".
Facciamo così, come all'inizio di Ok il prezzo è giusto.
Iva Zanicchi entra e c'è quella specie di festa prima della pubblicità.
Tutti saltano e gridano: - OK il prezzo è giusto.
Pensavamo che 12 000 era il prezzo giusto, per farsi una bella sega.
La scatola era un po' non eccezionale, c'era su una tipa con le tette
fuori tagliata sotto, per-che sotto c'era il titolo, II mondo dell'amore,
in giallo. Ma la tipa non era male.
Appena arrivati a casa abbiamo messo la cassetta nel video, senza neanche
attaccarci sopra l'etichettina gialla con il titolo II mondo dell'amore,
così la cassetta rimaneva Iì anonima misteriosa, ogni volta per sapere
co-sa c'era dentro dovevi provaria. Era una videocassetta senza personalità.
Avevamo un rotolo di Scottex a testa, io e Sergio, ma mai sborravamo
così da farlo fuori tutto. Quello che avanzava dello Scottex lo si usava
per altre seghe o per pulirci il culo o per soffiarci il naso o per
togliere le gocce di Baileys che cadevano per terra. Ma, su-bito, è
iniziato il film.
Eh, all'inizio del film Il mondo dell'amore c'è uno che guarda con il
cannocchiale gente che va a puttane, parla con le puttane. Poi inquadrano
il cartello della Esso, poi i tetti, poi uno nudo che bacia una scarpa,
un tale con la faccia da scemo totale.
Poi, il tipo che guarda con il cannocchiale si pulisce il sudore dalla
fronte, due uomini si tolgono la maglietta e si leccano le braccia,
sono gay; una tipa si toglie la gonna e fa il cane per terra, "bau bau"
fa, ma tiene su le mutande e appare la scritta che la parte scientifica
del film è basata sui testi dei proressori Freud Kinsley Stoller Kraff...
Sergio e io stavamo If con il cazzo in mano, nella luce azzurrina della
sala al buio, con acceso solo Il mon-do dell'amore. Ma di seghe niente,
non era l'aria: a un certo punto si è visto un professore bestiale seduto,
con il parrucchino marrone spostato sulla sinistra. Dietro le spalle un
poster di ossa tagliate in due.
Così non andava, per segarsi! - Era meglio Ok il prezzo è giusto, -
dice Sergio. - Almeno lì si vedono le tipe che fanno vedere i panieri,
e sono fighe! Tàtta ta-ra tattà tatàtta!
- Tàtta tara tattà tatàtta! - rispondo io danzando ogni volta con la
carta igienica.
Sergio prende a girare in tondo per la stanza, sembra Prince pirla,
è lì con il coso in mano, al buio, e grida: - Tàtta tara tattà tatàtta!
Io mi siedo e faccio su una canna dietro l'altra.
4.
"Amor è uno desio che vien da core per abundantia di gran plazimento:
e gli ogli in prima generan l'ardore e lo core gli da nutrigamento."
Giacomo da Lentini
Continuamente sul video si vedeva un troione biondo che ha il cazzo:
è un travesta come quelli che c'è per andare a Milano! E si vedono tre
pirla che strisciano per terra in un parco e aprono una Skoda dove dentro
ci sono due tipe con i peli sotto le ascelle che lesbicano un po' e
i tre pirla le violentano con la voce del professore bestiale che spiega
questa violenza sessuale causata da scazzi con i genitori dei tipi.
Infine, i pirla trascinano fuori una delle due lesbicone insanguinata
dai cartoni che le hanno rollato in faccia e l'ammazzano sulla ghiaia
dopo averle estratto una tetta.
Quel video era una palla!
Non si poteva vederlo così, siamo andati avanti con lo scorrimento veloce
e c'era sempre il professore che spiegava, e scène di tipi che leccavano
della mutande, che parlavano della famiglia, si frustavano col sangue,
niente sega e, alla fine, il primo piano di un cazzo, e una scritta,
lampeggiante:
SI AVVERTONO GLI SPETTATORI
FACILMENTE IMPRESSIONABILI DI ASTENERSI,
DA QUESTO MOMENTO, DALLA VISIONE DELLE
SEQUENZE SULLA SINTESI DELL'INTERVENTO
CHIRURGICO SUL CAMBIAMENTO DI SESSO
e questa scritta continuava a ritornare.
- Oh, - dice allora Sergio con il Baileys che gli cola giú dalle labbra,
- finalmente una cosa un po' forte, adesso vediamo!
Difatti c'era questa inquadratura di uno con le cosce aperte.
Primo piano: cazzo.
Poi gli si avvicina un chirurgo col bisturi, inizia a devastargli la
cappella, da sopra, come se non era niente: fiotti di sangue.
- Oh, - dico a Sergio passandogli la cannetta, - guarda come uno si
affeziona tanto al cazzo e poi, zacccc!, non c'è piú niente.
- Si, è pazzesco, - mi risponde facendo i gorgheggi con il Baileys,
mentre il chirurgo sfilava via la pelle della cappella di quel tipo
ripreso come se era una di quel-le cose che poi si rompono che ci sono
per proteggere gli ornbrelli da 10 000.
C'era un macello di sangue, in mezzo al video. Il professore spiegava
che era una castrazione. Noi, abbiarno provato a guardarla anche in
bianco e nero, la castrazione. C'erano coglioni, sangue e chirur-go
color Das; era effettivamente meglio a colori: co-glioni, sangue e chirurgo
color Pomì appena aperto, e sangue.
Sergio era ormai esagitato!
Va di là in cucina a prendere un coltello, quello piú grosso, facendo:
- Tàtta tara tattà tatàtta!
La luce azzurrina della televisione era come quando un eroe taglia la
savana con l'accetta, piano piano si faceva strada verso di noi quel
cazzo tutto massacrato della parte finale della cassetta II mondo dell'amore.
12.000 che avevamo spese bene.
Sergio, intanto, era tornato dalla cucina. Si sedette per terra e incominció
a tagliarsi un po' la mano, dalle dita al palmo e poi ancora su. Era
bello da guardare, tipo Sid Vicious.
Il professore del video diceva che, con la pelle avanzata dal cazzo
tagliato, si faceva una bella figa, dalle cosce del tipo continuava
a uscire un pacco di sangue. Anche io e Sergio abbiamo deciso di tagliarci
i cazzi, per ridere un po' la sera.
- Passami il coltello, Sergio! - urlai al mio amico appoggiando la carta
igienica sul compact degli 883 remix (special for DJ) che ho comprato giovedì.
- No, aspetta, devo tagliarmi prima un pezzo di lingua, - mi ha detto
Sergio incidendosi di brutto tra le papille gustative.
- Prendi, - sussurró poi sanguinando dalla bocca mentre mi passava il
coltello schifoso.
Eh, ero contento che il coltello ce l'avevo io. Ho passato la lama due
o tre volte sulla punta rossina del mio bigolo. Come un samurai prima
di cominciare la tremenda battaglia.
Sergio, nel frattempo, è tornato in cucina per pren-dere un altro coltello
(a causa del motivo che quello che aveva preso prima, ora glielo avevo preso io).
- Sergio... - gli ho detto.
- Eh?
- Tàtta tara tattà tatàtta!
Di netto, mi sono tagliato il cazzo.
- Che cazzo fai?
- L'ho tagliato.
- Perché?
- Per provare una storia lesbo. Con te, amore mio.
- Ma cosa sei, un frocio?
- No, ma forse sono una lesbica! E gli feci vedere il massacrone.
Mi faceva male, stare lì cosi, appoggiato al divano con il batamazzo
tagliato insanguinato come se è un cotechino scongelato prima. Era come
se morivo.
Ho appoggiato il mio strumento tagliato al comodino.
Grondava. Grondava. Era un budino di sanguone.
Avevo, al suo posto, una figa dilettantesca.
Sergio aveva intuito perfettamente come andavano le cose, come dovevano
andare quella sera. Migliaia di film lesbici bellissimi, che avevamo
guardato senza capire...
Senza poter provare quelle esperienze d'amore.
Senza poterci leccare le fighe che non avevamo.
Ci voleva una soluzione radicale.
Sergio, un colpo solo verso l'inguine, si tranció violentemente il cazzo,
come avevo fatto io.
Io, per dirla bene, stavo morendo. Mi ricordo che da bambino non pensavo
che finiva cosi.
Mi sono trascinato fino a sotto la tele. Ho alzato un po' il volume.
Il professore stava dicendo che per essere dei veri transessuali bisogna
mettere una specie di panino trasparente sul petto tagliato, che è una
tetta, ma di silicone.
Le immagini incominciavano a confondersi.
Sergio si avvicinò a me, spingendosi con i gomiti per terra.
Odorava di Denim e di sangue. Anch'io ero così. Avvicino la bocca alle
mie gambe. Anch'io avvicinai la mia bocca alle sue.
Fu, quello, l'ultimo sessantanove della mia vita. Il primo da donna.
E l'unico da moribondo. Nella mia testa c'era una vera confusione. Sentivo
un ronzio, ossessivo, che diventava una specie di musica perfetta. Sentivo
come della risate lontane. Come degli echi indescrivibili. Come se attorno
a me c'era molta gente. Come quando Iva Zanicchi entra e c'è quella
specie di festa, prima della pubblicità.
Tutti saltano e gridano, all'infinito, nel paradiso:
- OK il prezzo è g...
"Nel paesaggio verbaledietro la paginaun vuoto incolmabilenon mima
nientel'arte dell'impazienzasovrappone un'altra immaginementre passiamo
bruciando". Nanni Balestrini © Aldo Nove, 1996-2002.
dal sito www.litera.ru/slova/nove/nove.html
da Woobinda 1996
Ciao, sono Aldo Nove, lo scrittore che piace. Questo
racconto che ho scritto è una bella occasione di lettura per tutti perché
dice che sono stato felice tre ore davanti alla tele, chiunque lo può
fare se ha 20.000 lire da spendere bene. 20.000 sono il prezzo di un
settimanale a vista del metrò milanese (da novembre) e chiunque le può
spendere. Io l'ho fatto per avere il videocatalogo 1995 Rabbit Home
Video Rocco Siffredi Production Preziosa Lolita. 180 minuti di sesso!
Ciascuno deve amare il sesso! Fa dimenticare il lavoro e la morte, nessuna
tristezza gli resiste, tutti sono contenti e lo vogliono fare: Gianfranco
Fini e Gianfranco Funari lo fanno, Mara Venier e Roberto Baggio lo fanno,
tuo padre lo fa (o lo ha fatto).
È un racconto un po' sperimentale, tipo i libri sperimentali degli anni
Sessanta come Nanni Balestrini etc., ma leggendo piano si capisce. Prima
di iniziare il racconto vero e proprio vi racconto un attimino la mia
vita sessuale.
La mia vita sessuale è incominciata a tredici anni, quando il venerdì
sera su Telereporter facevano il porno. E io ero felice nella stanza
dopo la finanziaria di Giorgio Mendella vedevo le fighe, ero felice
come quando da bambino c'erano i cartoni animati della Svizzera, un
programma che si chiamava Scacciapensieri, c'era un coniglio grasso
(un topo?) che rideva all'inizio cercando di dire "scacciapensieri",
era colorato e scompariva dal video.
Poi il tempo è passato e oltre ai cartoni animati guardavo le ragazze
vestite della mia classe e le ragazze svestite dell'edicola dei miei
genitori. Queste qua dei giornalini non tiravano sberle se gli guardavi
le tette, erano lì apposta per farsele vedere e odoravano di Topolino
e Panorama, si mettevano i vibratori, estraevano la lingua mentre le
ragazze della mia classe non la estraevano, erano ragazze finte. Le
ragazze vere incominciavano dopo la finanziaria di Giorgio Mendella.
Dopo la finanziaria vedevo spuntare un cazzo e poi la bocca di una ragazza
bionda che lo prendeva in bocca e io ero felice e non cambiavo canale,
la mattina dopo nel laboratorio di fisica noi maschi eravamo stravolti
perché eravamo rimasti alzati tutta la notte a vedere le fighe. Allora
tutta la settimana era per aspettare il sesso bellissimo su Telereporter.
Poi al sabato ha iniziato anche la televisione che c'è a Varese a fare
i porno e specialmente un film, Can Can, lo replicavano sempre.
Ricordo che una sera sintonizzai la tele su Telereporter piuttosto tardi
alle due, il porno doveva essere iniziato invece non c'era niente, non
si vedeva niente e c'era l'effetto chiamato neve e delle linee nere
che attraversavano lo schermo e quella notte era appesa a un canale
che non c'era, volevo piangere e avevo il cazzo in mano, che senso aveva
la vita mi chiedevo toccando i pirolini rossi della tele, giravo e giravo
i pirolini alle tre di notte scivolando da un mago di Como alla vendita
di una scala ripiegabile a un film con Bombolo ma niente, niente figa
di Cicciolina, niente culo di Marilyn Jess (un'attrice) davvero niente
mentre passavano i minuti le ore. Fino a quando verso le quattro del
mattino mi era sembrato di vedere due labbra rosse grosse come piace
a me di vedere, ma che si vedevano male, si intravvedevano appena, ho
mollato i pirolini della tele e mi sono fatto una sega perché mi sembrava
che quello che vedevo era un pompino, dopo la sega ho sintonizzato meglio
la tele e era un'asta di tappeti.
Ora che ho ventisette anni sono padrone del mondo e tutto mi è cambiato,
mi muovo meglio in questa società stupenda, vedo tutte le fighe che
voglio, che fanno tutto quello che voglio alla tele, anche il giovedì
pomeriggio e domenica mattina e non solo venerdì sera quando ero un
povero ragazzino e Telereporter mi comandava come un pupazzo.
Ora vado all'edicola che c'è in corso Buenos-Ayres dove c'è l'edicolante
con la maglietta Private con un cuore a forma di coglioni con una figa
dentro e guardo tutte le fighe che ci sono sulle copertine delle mitiche
videocassette del nostro tempo.
Ogni genere esiste, ci sono le cassette di merda, ne ho vista una che
si chiama Popo club n. 6 dove ci sono delle tipe che cagano, queste
sono esagerate e se si inizia così non si sa dove vai a finire, forse
ti droghi, sono solo per gente esagerata, ogni tanto ne vedo una.
Ci sono i video con le tipe che spompinano i lama o si scopano le trote.
In una, Animal Fantasies n. 3, uno grasso si scopava un maiale mentre
la moglie, in giardino, si faceva scopare dal cane lupo.
Alcune videocassette sono per quelli che studiano storia, ci sono i
porno vecchissimi, es. una che ho visto si chiamava Sex Total Anno 1919
e c'erano delle tipe che facevano una pompa a uno che sembrava Hitler
nudo, le tipe muovevano il culo alla velocità di Ridolini e quella videocassetta
non mi è piaciuta nulla.
I video migliori sono quelli a episodi con le tipe bellissime che alla
fine si fanno sborrare in bocca e bevono tutto come Private Magazine
Berth Milton production, che esce ogni mese e ha un grande successo,
la gente è felice di comperarla, di vederla bene, prima di andare a
dormire.
Siamo sempre in tanti dentro l'edicola e vediamo tutti questi magici
film, decidiamo quale è meglio prendere per farci una sega coi controfiocchi.
So che molti poveri cristi si devono fare le seghe così: a pura immaginazione,
senza vedere nulla perché non hanno i soldi per comperare le videocassette,
e non li invidio.
Quando uno ha scelto la videocassetta che più gli piace restituisce
le vecchie e paga solo ventimila lire la nuova, questo è illegale ma
non me ne frega niente perché in questo modo vedo le cose più belle
che ci sono, es. Draghixa che si fa due uomini o Lydia Chanel che si
fa rompere il culo.
Una volta che ho preso le mie due o tre cassette fumo una Ms blu dietro
l'altra e vado a prendere il metrò per tornare a casa. La gente non
sa che nella borsa ho decine di ragazze giovani che scopano molto bene,
e io le guardo.
Poi salgo sul treno e mi prende un po' la paura che mi succeda come
a marzo, quando ho preso un video da 180.000, Magic orgies 4 hours che
non si vedeva nulla, era inutile toccare il televisore, solo ogni tanto
si vedeva una cosa deformata che non capivi se era una figa o un ginocchio,
180.000 è un sesto del mio stipendio, quando succedono queste cose uno
non sa cosa deve fare, allora quella sera ho bevuto mezza bottiglia
di Martini e sono andato a letto.
Pure, mi è successo il fatto stupendo che adesso voglio raccontarvi,
la storia che c'è in questo racconto, state attenti perché ne vale la
pena, è una storia bellissima e l'ho pagata solo 20.000 lire.
Ero nell'edicola di Corso Buenos-Ayres e sul terzo scaffale di destra
ho visto una videocassetta con scritto sul dorsale Video catalogo 1995,
era molto semplice, non aveva foto di cazzi nel culo o altro, era colorata
di verde.
L'ho estratta e ho visto scritto sopra Video catalogo 1995 oltre cento
titoli Rabbit home video Rocco Siffredi production Preziosa Lolita 180
minuti.
Ho restituito all'edicolante con la maglietta di Private la videocassetta
Euro Porno Anal Blomm (starring Tabatha Cash), ho pagato 20.000 lire,
sono andato a casa con il Video catalogo 1995 e l'ho messo nel mio videoregistratore.
Il mio videoregistratore è un Mitsubishi HS-MX11!
È stupendo perché ha il telecomando con il replay a due velocità, più
il fermo immagine!
Quando ci sono le sborrate, all'inizio metto alla prima velocità, rallentato,
poi quando la tipa lecca passo alla seconda, rallentatissimo, e se si
vedono le gocce che entrano dentro la bocca scelgo il fermo immagine,
ma devo stare attento perché dopo trenta secondi di fermo immagine va
via il video, compare il canale che c'è sotto.
Una volta stavo vedendo con il fermo immagine una sborrata in faccia
a Kay Nobel, la svedese rossa che è stupenda, quando è andato via il
video e si è visto il papa che parlava della Jugoslavia, che deve finire
ecc., io non riuscivo più a trattenermi e sono venuto guardando la faccia
assurda del papa, tutto questo vorrei non accade mai più.
Nove, Aldo:
Puerto Plata Market, 1997.
En moderne kærlighedshistorie med inspiration fra sentimentale tv-serier
og tegneserier. Skildringer af såvel moden som ungdommelig kærlighed.
Albo dei vincitori del Premio "Gandovere Franciacorta" 1998
ex-aequo
Alessandro Boffa, "Sei una bestia Viskovitz", Garzanti Milano
Aldo Nove, "Puerto Plata Market", Einaudi Torino.
da "Puerto Plata Market"
L'amore, ha lo stesso meccanismo del gratta e vinci.
Appena inizia l'amore inizi a prendere i gratta e vinci.
A quindici anni tuo padre inizia a darti dei soldi, e li spendi in cazzate.
Io facevo così.
Mi chiamo Michele, ho trent'anni, ho avuto una delusione sentimentale
da una ragazza che si chiama Marina e dopo che ho fatto il liceo classico
sono rimasto disoccupato sei anni.
Adesso, faccio materie plastiche vicino a Gornate.
Il mio pensiero principale, è l'amore.
A quindici anni lo cerchi, inizi così e tutta la vita cerchi il jolly
d'amore. Invece per tutta la vita spendi tempo con i gratta e vinci.
Dici l'amore eterno e altre cose.
Poi dopo ci rimani solo male.
La prima volta che ho fatto l'amore, avevo diciassette anni ma non mi
ricordo bene perché era buio eravamo nella camera da letto dei miei
genitori quando lei si è infilata sopra e io non me ne sono accorto
proprio.
Poi a un certo punto lei mugulava, si spostava di qua di là sopra di
me io ho acceso la luce. Lei mi ha detto, cosa fai?
Lettera d'amore a Megan Gale
da "Sette", settimanale del Corriere della Sera
Distinta Signorina Megan Gale,
Con questa mia giungo a omaggiarLe i miei più profondi sensi di gratitudine
per gli spot che Lei ha fatto, i quali hanno migliorato il mio tenore
di vita. Infatti, ogni volta che Lei appare in televisione io compro
un Omnitel, capisco che Lei è felice. Inoltre, detesto con tutto me
stesso i telefoni che sono di una marca diversa da Lei, e ci tengo a
precisare che ragazze belle come Lei, qua in Italia, non ne fabbricano!!!!!
Io, vorrei vivere in Australia. Inoltre, Le volevo dire che Lei è di
gran lunga più bella del sole, della luna, delle montagne e della Pandolfi.
Io, se sono il direttore generale della Rai, farei un canale in cui
si vede solo Lei, e guarderei la tele tutto il giorno da solo. Colgo
l'occasione per dirLe che, nela caso mi vorrebbe sposare, La potrei
portare delle volte in cima al Duomo di Milano, per vedere il panorama,
e La inviterei spesso da Spizzico, a mangiare una pizza coi broccoli
e il prosciutto. Qualora la sera restiamo a casa, preparo io dei sofficini
con l'insalata, o qualcos'altro di buono. Le rendo noto che io sono
anche il proprietario di una lavatrice nonché di una lavastoviglie nuova,
quindi non c'è bisogno che Lei fa i piatti, o lavi le magliette a mano.
Per quanto riguarda la Sua biancheria intima, che è delicata da lavare,
non c'è problema, me la mangio.
Approfitto di questa mia lettera per dirLe anche che per qualche tempo
ho comperato il quotidiano La Repubblica in quanto sopra il titolo in
alto c'era un quadratino con dentro Lei che usciva dalla piscina, così
facevo finta di leggere delle cose su Fazio Clinton D'Alema invece guardavo
il quadratino.
Carissima Signora Megan Gale, nel ringraziarLa di essere nata Le ricordo
che se Lei facesse un film un po' spinto, io lo guardo sicuramente,
e spero che lo fa in quanto Lei è meravigliosa, bellissima, interessante
in un modo che neanche riesco a immaginare! Finendo la lettera che Le
sto scrivendo d'amore La prego di gradire cordiali saluti.
Aldo Nove
Incontro con Nina Moric
"Absolutely wonderful. I don't have any other word
to describe the wonderful report about Nina Moric you can find in the
italian magazine Max. Fantastic photos made by Giovanni Cozzi, an interesting
interview made by Aldo Nove. Every great fan of Nina must have this
great magazine. Unfortunately I don't know if you can find it in a foreign
country!!! Anyway the next month you will find all the photos and the
interview in the Nina Moric Tribute so be patient!!! I know you probably
would like to see these photos earlier but unfortunately I've decided
not to publish them until you can buy the magazine. So, till then, tun
to buy it!!!"
Nina Moric è il più bel filosofo di tutti i tempi!
Dal vivo, poi, ha un sorriso che ti spacca in 2, 3, 1000 pezzi,
lacerandoti la coscienza in una quantità indicibile di frammenti,
come quando pochi miliardi di secondo dopo il "big bang" dai nuclei
primordiali d'idrogeno hanno iniziato a formarsi l'elio e il deuterio,
generando galassie a profusione e moltissimo tempo dopo il mondo contemporaneo.
Parlare con Nina Moric è un'esperienza inaudita, veramente stupenda!
Nata a Zagabria, in Croazia, 24 anni fa, Nina Moric, oltre a essere
bellissima, aver fatto la modella e lavorato in tv con Panariello,
dice cose molto intelligenti, rivelando una forte consapevolezza
umana e un'ottima introiezione di diverse branche della filosofia
medioevale e moderna. Parla con disinvoltura di Cartesio, di Laura
Pausini, di mucche pazze che piangono e di Dio, mentre sorseggia
il cappuccino divinamente.
Scaricare le sue foto da Internet è un piacere grandissimo, intervistarla
ancora di più perché ne apprezzi nuovi, inaspettati versanti.
Nina Moric, infine, è la dimostrazione vivente, se mai ce ne fosse stato bisogno,
che le modelle possono essere anche molto intelligenti,
oltre che adatte a esaltare i vestiti che indossano.
Quello che non sono in grado di giudicare bene è invece il suo
sguardo, perché durante tutta l'intervista, anche se eravamo in
gennaio, ha tenuto gli occhiali da sole. Comunque molto carismatici.
Nina Moric, che cos'è la moda?
"Un paradosso. Per viverla, la moda, non devi se-guirla. E' un momento,
un flash, una specie di abbaglio e se la segui ti supera! Diciamo che
la moda vera è la capacità di affascinare, in quella determinata situazione.
E le situazioni cambiano, cambia tutto."
Hai fatto la modella per molti anni. Chi è stato in questo
mondo il tuo maestro?
"Gianni Versace. Perché mi ha insegnato ad avere fiducia in me stessa.
Perché se non ci credi tu, in te, non ci crede nessuno! Questo è stato
il suo insegnamento. Prima di una sfilata a Parigi mi si era rotto un
tacco, ero terrorizzata, non volevo uscire e lui con molta dolcezza e
con estrema calma mi ha detto "Tu sei bellissima come sei, anche con il
tacco rotto, e adesso"... Mi ha spinta in passerella e fu per me una grande
prova. E' una delle sfilate più belle della mia vita."
Hai seguito il Grande Fratello?
"No. Non l'ho seguito. Mi è sembrata una cosa molto italiana. L'Italia
è il Paese dove tutto è possibile, anche che persone normalissime diventino
così, di punto in bianco, più celebri di chiunque altro. In fondo è bello.
Sono contenta per loro."
Qual è il tuo primo ricordo?
"Ho un'immagine molto dolce, una specie di fotografia mentale di me con
mia nonna, a Zagabria. Avevo 5 anni e lei mi aiutava a indossare delle
calze verdi, in un giardino. Poi mi ricordo che sempre in casa di mia
nonna c'era un quadro, la stampa di un fiore di Gauguin. Mi piaceva tantissimo
e sognavo di entrarci dentro. Passavo le ore a guardarlo."
Com'era Nina Moric da bambina?
"Non molto diversa da adesso. Curiosa, socievole anche se un po' lunatica.
Ero sempre in movimento. Sognavo di diventare avvocato e infatti dopo
le superiori ho fatto 3 anni di giurisprudenza."
Guardi molto la televisione?
"Mai."
Però l'hai fatta, con Panariello.
"Sì, ero appena arrivata in Italia, l'anno scorso. In 2 mesi ho imparato
la vostra lingua, anche se ho ancora qualche difficoltà... Panariello
è un grande comico, fa ridere sempre, anche fuori dal lavoro. Per esempio
quando andavamo a cena, a notte fonda, faceva ridere tutti tenendo sempre
il morale alto. In più è un grande cantante."
Mi parli della tua famiglia?
"Siamo sparsi per il mondo. Ho 2 sorelle, una vive a Chicago, sposata
e ha 2 figli, l'altra vive a New York. Mia madre adesso sta con me in
Italia, mio padre invece in Francia. Nonostante la distanza che ci separa
ci vogliamo tutti molto bene."
Navighi su Internet?
"No. Non navigo e non uso il computer. Sono molto tradizionalista, se
devo scrivere una lettera prendo la carta, la penna, la busta, scrivo
l'indirizzo, metto il francobollo; insomma faccio tutte le cose di un
tempo, che mi piacciono."
Da adolescente ti piacevi?
"No! Ero la più piccola e la più magra della classe. Ero proprio magrissima
anche se mangiavo di tutto. Pero non ho mai sofferto davvero, perché i
miei valori non erano certo quelli della bellezza. Non mi stressava essere
normale."
Sei mai stata in pericolo di morte?
"Una volta a New York avevo lavorato come una matta e cercavo di riposarmi
un po'. Improvvisamente ho sentito mancarmi il fiato. E' durato tutto
pochi secondi e ho provato una sensazione stranissima, come se l'anima
si staccasse dal mio corpo. Ho avuto questa percezione, davvero difficile
da spiegare adesso. Poi per fortuna è passata, così adesso sono qui!"
Meno male. Sei alta 1 metro e 80. Non hai mai avuto problemi con
l'altezza?
"Esattamente per il contrario! Da ragazzina avevo problemi perché ero
bassa! Poi a 17 anni, improvvisamente, sono cresciuta. Mi piace essere
alta, guardare le cose da sopra. Mi aiuta a essere distaccata."
Nel 1997 hai vinto il tuo primo concorso per modelle. Me ne
parli?
"Era il concorso Look of the Year. Sono arrivata prima in Croazia e poi
seconda al mondiale. Ci andai per caso, spinta più che altro da un'agenzia
che mi aveva notata e insisteva perché partecipassi. Bella esperienza,
anche se quello che volevo fare era l'avvocato. Ero al secondo anno di
università. Alla fine, come vedi, ho fatto la modella."
Che rapporto hai con la Croazia?
"E' la mia terra e la amo. I croati sono gente molto semplice, ma un po'
chiusa, giustamente orgogliosa delle proprie tradizioni. E' un mondo a
sé stante, antico, anche se giovane politicamente."
Ti senti croata o italiana?
"Internazionale. Un po' croata, un po' italiana, un po' francese e un
po' americana."
Il film della tua vita?
"Pretty Woman."
Ascolti musica?
"Moltissimo, tutta la musica. Mi piace Barry White, ha una splendida
voce. E poi gli U2, Celine Dion. E Laura Pausini, per me è un idolo
perché è stato grazie a una sua canzone che ho conosciuto l'uomo della
mia vita. Scrivilo, questo! Laura Pausini, per Nina Moric, il massimo
del massimo!"
Hai paura della mucca pazza?
"No, assolutamente no. Sono abbastanza fatalista... Cosa ti posso
dire? Se sono destinata a morire perché ho mangiato della carne
morirò di quello. L'altro giorno ho visto un documentario con mia
madre. Lei da bambina viveva in una fattoria e all'improvviso è
scoppiata in lacrime perché stavano facendo vedere una mucca pazza
che piangeva: assomigliava a Luka, la sua mucca preferita. Che non
era pazza, ma il giorno prima di morire piangeva come la mucca alla
tele..."
Bevi?
"Mi piace prendere un bicchiere di rosso a tavola, ma non sono schiava
dell'alcol. In tutte le cose bisogna avere equilibrio, e credo anche che
dobbiamo cercare di liberarci dalle dipendenze materiali, qualunque esse
siano, per quanto ci è possibile. Mi è successo a 15 anni di ubriacarmi.
Mi erano bastati, allora, 2 bicchieri. Uno schifo. No, l'alcol non fa
per me."
Preferisci Rutelli o Berlusconi?
"Non solo non seguo la tv, ma neanche la politica..."
Qual è stata, per te, la cosa più bella dello scorso secolo?
"Avere incontrato la persona che amo, Fabrizio."
Hai dei rimpianti?
"No... vivo la vita come una serie di esperienze che si susseguono, cerco
di fare tesoro delle cose belle e di quelle brutte. A volte mi vengono
in mente pensieri negativi ma cerco di scacciarli, cerco di guardare avanti
perchè la vita è avanti."
Ti piace Giovanni Paolo II?
"Sì, e una persona molto convinta delle sue idee, mi comunica forza, serenità.
Da piccola ero andata a vederlo in Croazia e ne ho sentito il fascino,
la forza."
Di che segno sei?
"Cancro. Sono nata il 22 Luglio, quasi cuspide Leone."
Hai partecipato al video di La vida loca di Ricky Martin. Com'è stata
quell'esperienza?
"Un lavoro, nient'altro che lavoro. lo sono una modella, ho fatto quell'esperienza
professionale e via, avanti! Comunque Ricky è una persona dolcissima,
e mi ha aiutata a trascorrere con serenità quei 3 giorni frenetici a LosAngeles."
Sei lesbica?
"No. Mi piace guardare una bella donna, la ammiro, ne studio i segreti,
ma a me piace l'uomo, sono eterosessuale al 100 per cento."
Cosa pensi della liberalizzazione dette droghe leggere?
"Sono contro le droghe! Tutti i tipi di droga! Chi si droga è infelice
e insicuro. Non capisco perchè ci si debba sentire altro da quello che
si è. E' un trucco, una finzione, non mi interessa."
Qual è il tuo colore preferito?
"Sono il bianco e l'azzurro. Il bianco perché rappresenta la purezza,
la pulizia, l'innocenza e l'azzurro invece perché mi rilassa, mi da serenità."
Sei favorevole alla pena di morte?
"No. Nessuno può giudicare un'altra persona e deciderne la morte. Non
ci siamo dati la vita da soli e non abbiamo il diritto di toglierla agli
altri, in nessun caso. La pena di morte è un crimine bruttissimo."
Hai la patente?
"Sì, ce l'ho, ma sono imbranatissima, un vero disastro! Nella vita o guidi
o sei guidata. Io sento che specialmente nelle cose pratiche ho bisogno
di essere guidata."
Sai cucinare?
"Non tanto. Mi piace fare la pasta, perché è semplice... Cucino poco,
ma in compenso amo molto mangiare. Di tutto! La pasta, la carne, i dolci..."
Qual è la cosa che ti fa più paura?
"La solitudine."
Sei mai stata fermata dalla polizia?
"Sì, in Croazia. Ero uscita con gli amici senza carta d'identità. Ci hanno
portati tutti in caserma per un controllo e ho avuto un po' di paura."
Hai mai provato il desiderio di uccidere qualcuno?
"Così in là non mi sono mai spinta. Ho provato odio, questo si, ma anche
l'odio credo sia una cosa da controllare. E' un grande dispendio d'energia,
come l'amore, e non vale la pena investirci tanto. Meglio lasciare perdere
e cercare di costruire."
Sei femminista?
"Assolutamente no. Sono donna e voglio essere donna. E' giusto che la
donna abbia gli stessi diritti dell'uomo. Ma il femminismo può portarti
a voler pensare come un uomo, a volerti sentire come un uomo, e questa
non è una conquista, è un errore. Io sento anche il bisogno di sentirmi
protetta, difesa e trovo questo molto femminile. E io sono una femmina."
Mi dici chi è Nina Moric con 3 aggettivi?
"Direi sensibile, onesta (almeno cerco di esserlo) e... passionale. Voglio
vivere la vita al massimo! Siamo qui sulla Terra di passaggio e allora
dobbiamo amare e coltivare tutte le nostre passioni in questa specie di
viaggio molto breve sulla Terra."
Sei religiosa?
"Molto cattolica. Ma è un valore interiore, non una formalità. Mi dà equilibrio.
Il lavoro che faccio io può essere una macchina che ti travolge se non
hai altri riferimenti. Io per esempio che cosa devo fare? Il successo
è una cosa finta; alla fine quello che ti rimane è la fede, i valori che
sei riuscita a tenere vivi dentro di te."
Hai mai rubato?
"Una volta sola, da bambina. Eravamo nel negozio di un'amica di mia mamma
e volevo le caramelle. Mia madre non me le comprava, così me le sono prese
e ho cercato di nasconderle. Mi hanno scoperta subito. E' stata una figuraccia
tremenda, mi sono vergognata così tanto che da allora non mi è proprio
più venuto in mente di rubare qualcosa."
Ti piace la filosofia?
"Siiì, io sono una filosofa! La filosofia ti dà libertà, la libertà di
parlare e di esprimerti, di essere libera. II mio filosofo preferito è
Cartesio. E la massima che cerco di avere sempre presente è questa: "L'unica
cosa che io so è che so di non sapere."
Credi negli Ufo?
"Credo che non siamo soli nell'universo. Comunque non è un argomento che
ho mai voluto approfondire. L'universo è grandissimo, ci sarà pure qualcun
altro."
C'e una donna a cui vorresti assomigliare?
"No, non ho modelli, almeno umani. Le cose umane sono tutte relative,
sbagliamo tutto... come facciamo a diventare dei modelli se siamo pieni
di difetti? Diciamo che il mio modello è quello mio religioso, interiore,
insomma Dio."
Progetti per il futuro?
"Non voglio certo fare la ballerina o la showgirl. Mi piace cantare e
sto preparando un disco. Ho una splendida voce."
Grazie.
"Prego."
di Aldo Nove
da "Max", Marzo 2001
Sezione Infanzia
di Antonello Satta Centanin
(Aldo Nove)
Quando facevo la cacca dopo le dieci appariva l'omino
Bialetti, immenso come una vetrina piena di giocattoli, spaventoso come
il rombo di un aereo.
Annaspavo nel buio, sovente con in mano carta igienica e invano aggrappandomi
al porta-asciugamani, scivolando sulle lisce superfici colorate delle
figurine di Walt Disney, quelle riproduzioni gommose di Paperinik che
il formaggino Mio regalava.
Inutile gridare quando un pupazzo che non esiste formula parole con nere
successioni di lettere sulla bocca, quando al posto della consueta formula,
compare, componendosi a poco a poco, la tua condanna a morte.
Perché l'omino Bialetti vende prodotti per la casa sullo schermo ma ha
una doppia vita come il dottor Jekyll, ogni notte uccide i bambini che
restano in bagno da soli più di nove minuti, li spaventa per mesi e infine
li uccide.
A Viggiù, nel solo marzo del '73, ne sono stati trovati morti undici.
Donatella era una pazza che buttava i figli giù dalla finestra. Ogni
giovedì mattina ricordo che si sentiva il rumore dell'impatto a terra
dei ragazzi. Donatella abitava in via della Croce, nel cortile in cui
è vissuto un famoso pittore viggiutese. Ricordo che dai muri del suo
appartamento uscivano delle teste di cavallo in ghisa, ogni notte erano
illuminate dalla luna e Donatella le guardava ondeggiando scalza. A
vote i cavalli prendevano vita lacerando il sonno dei vicini emettendo
dei nitriti poco prima dell'alba. Donatella li traduceva in colori.
Prendeva le tempere e disegnava delle colline sul cruscotto dell'automobile
di suo marito. Dipingeva pure il sole che esplode.
Il marito di Donatella era disoccupato. Rimaneva al bar centrale fino
alle otto di sera a parlare della Juve. Quando tornava voleva che tutto
era apparecchiato. Voleva che Donatella guardasse con lui il telegiornale
bestemmiando forte ma Donatella usciva fuori, sapeva che la notte aveva
una pelle delicatissima da infrangere, oltre di essa c'erano stelle
molli e odorose, fiumi di latte dove galleggiavano le teste decapitate
degli amici di suo marito. Tutti erano maleducati con lei. Donatella
pregava che la formidabile susina del cristianesimo l'aiutasse, sentiva
il profumo della frutta del paradiso, chiedeva a voce alta di morire.
Il maggiore dei suoi figli, Stefano, si drogava. Diceva che lavorava
in un posto dove nessuno lo aveva mai visto. Donatella gli diceva di
parlare piano, di stare calmo e avere fede. Lui bestemmiava come suo padre.
Donatella aveva una decima del rosario con un grano rosso come il sangue.
Lo teneva stretto tra le dita dopo che aveva lavato i piatti e pregava.
La mattina che Donatella è stata messa per sempre in manicomio faceva
caldissimo, era poco prima che la maestra mi dicesse di chiudere bene
i tappi dei Carioca.
E migliaia di anni fa, prima che Dio si fosse proposto di trarre Adamo
dalla polvere, e moltissimo prima che un'immane esplosione desse inizio
alla deriva delle stelle nella quale la civiltà umana pare abbia infine
preso piede mia mamma mi portava a vedere la più grande balena morta
della Lombardia.
Fino all'ottobre del '74 lo zoo di Como era dotati di strutture atte
a ospitare ogni tipo di balena.
Ma quella era infinita, era grande due o tre volte il sistema solare
e puzzava tantissimo.
Da quando c'era lei tutta la zona nord della Lombardia vacillava nei
measmi e prima che il sindaco di Como prendesse dei provvedimenti la
nostra razza si era completamente estinta.
Pur essendo morta nel giugno del 1974 quella balena piangeva a causa
della sua ingiusta morte e fu soltanto per questo che si formarono,
negli ampi bacini che ne accolsero le lacrime, il Mar Caspio e il Golfo
degli Aranci.
Quando mia madre mi portava alla balena non avevo paura di guardarla.
Mangiavo tantissimi dixi e fissavo oltre i vetri il corpo enorme adagiato.
Un giorno la balena uscì fuori da quel posto e si mangiò tutti quelli
che stavano a guardarla.
Poi si mangiò Como.
Poi divorò l'Italia e non sentendosi sazia per nulla andò all'estero
dove mangiò la Germania in un solo boccone e tutto il resto dell'Europa
subito dopo.
Ma aveva sempre più fame e attraversò l'oceano.
Mentre lo attraversava se lo beveva.
Arrivata a Cuba si mangiò quella, gli Stati Uniti, il Canada, la Groenlandia
e l'America del Sud.
A quel punto la balena più grande di tutta la Lombardia era diventata
più espansa di tutto quello che era rimasto sulla terra.
Per dimostrare la sua potenza si mangiò anche quello e poi si mangiò
la luna e tutti i pianeti e le stelle e i buchi neri fino a quando non
si ritrovò sola davanti a Dio.
Dio si spaventò a morte, non aveva considerato un'eventualità di quel
genere tremenda.
Approfittando di quell'attimo di indecisione del nostro creatore la
più grande balena della Lombardia si mangiò anche lui.
Allora non c'era più niente, mi misi una tutina della Chicco e uscii
nel nulla assoluto.
Il '68 visto da un cortile
uscito con alcune modifiche e il titolo "Bio"
ne Il '68 di chi non c'era ancora, Rizzoli (a cura di Raul Montanari)
con testi di Scarpa, Doninelli, Corrias, Nove, Campo, Voltolini, Lucarelli,
Pinketts, Pinardi, Janeczek, Caliceti.
Nel 1968 mia madre era un fiume già stato, da sempre,
con le tette e la voce modulare del pianeta che abitavo prima degli
scioperi operai delle manifestazioni e di Celentano, completamente madre
da toccare nella casa del cortile dove io sono nato.
Verso l'uscita del cortile dove io sono nato c'era una fabbrica che
faceva il rumore di un gallo che ogni cinque minuti veniva schiacciato
da una pressa. Mia madre era la pelle che incominciava dove finiva il
terrore di quel rumore di gallo schiacciato. Più tardi, mia nonna, diceva
di lei.
Parlava con l'orologio dei vecchi sul davanzale con il pulcino meccanico
che becca il miglio d'acciaio ogni secondo ogni volta che le lancette
giravano a bassavoce dentro di me entrava, sottile, bavoso, razzismo.
Mia madre andava e veniva nel cortile dove io sono nato.
Dentro quel cortile, ogni giorno un uomo grasso veniva vestito di blu
ad aprire la fabbrica faceva un rumore di ferro e di ferro più forte
di odore di olio al mattino con tanti pezzetti di ferro arrugginiti
là fuori, quell'uomo accendeva la macchina del gas.
Quando ho incominciato a fissare nella memoria quel rumore prendeva
forma la vita, quell'anno, era il 1968.
Quell'uomo era cupo e sinistro fumava ogni anno invecchiava seduto fuori
dalle porte di ferro e vetro unte di olio guardava passare le linee
degli aerei alte nel cielo tossiva era pieno di rughe.
Quando un altro anno quell'uomo è morto un altro uomo veniva al mattino
vestito di blu ad aprire la fabbrica faceva un rumore di ferro più forte
di odore di olio al mattino con tanti pezzetti di ferro arrugginiti
là fuori, quell'uomo accendeva la macchina del gas.
E la luna? La luna si bloccava tutta la notte come un ingranaggio di
quella fabbrica, esaurito ed esaltante sopra i tetti che ci sono correndo
verso le scuole elementari Buzzi Reschini buttava raggi contro alle
persone mentre restava sospesa lì in mezzo magistrale, sopra i camini
colorava i sampietrini di bianco lunare e i mattoni.
Dentro lo spazio del cortile ogni giorno si sommavano colorati sampietrini
di rosso e mattoni a pezzetti con pietre e cespugli erba uno spiazzo
dove dopo mettevo le biglie inclinato talmente che ogni volta che ci
passavo la carrozzina sussultava volavo, guardavo più alto nel cielo
mia madre i camini.
Più di tutto era un caco che c'era svettava ogni anno più alto recinto
dal muro di fianco era un grande padrone del tempo restava lì a fianco
di dove passavo era un caco trionfante occupava lo spazio di cento bambini
pressati era grande potente e invadente fin sopra la finestra della
sala saliva cresceva occupava sfacciato.
Quel cortile era come una bolla una boccia dove guardavo muoversi le
cose che erano il mondo normale della finestra della sala come la macchina
di mio padre che tornava alle sette e mezzo di sera.
E i vicini vestiti giganti aprivano il portone con le voci il rumore
delle chiavi di fuori ogni volta che il cane abbaiava simultaneamente
più forte della televisione, impreciso il rumore del mondo annottava.
Io sapevo che, oltre quel cortile, c'era l'Oriente e tutte le strade
avevano l'odore strano delle spezie per l'arrosto in cucina con i cammelli
disegnati color cannella che appena scorgevo quando qualcuno lasciava
aperto il portone si intravedeva questo mondo dove io ero arrivato buonsapore
Bonomelli condimento.
L'Oriente era tutto quello che non era cortile e animali audaci che
si vedevano gettare lo sguardo di sbieco dentro la carrozzella come
i leoni finti della cementificazione, tra le strade del centro di Viggiù.
Nel mondo c'erano l'Africa e l'Asia coperta di malattia e lebbra dei
giornali illustrati con i colori diversi da quelli che ci sono adesso,
leggermente più sbiaditi trattassero di Asia o di Euchessina dentro
il negozio in cui mio padre mia madre lavoravano tranne che la notte
erano esposti assieme alla brillantina Linetti in via Roma 104.
Ogni giorno tornavano lì a lavorare a lavorare saltando a pie' pari
la notte. Nel mondo c'erano fortissimi temporali e gente che veniva
a suonare alla porta e un cane che abbaiava forte ogni volta che quell'uomo
suonava alla porta oppure all'improvviso di notte abbaiava.
La notte cresceva pulsava invadeva la finestra azzurra la televisione
blu dalla cucina dalla camera da letto mia madre presente.
Come un'oppressione invadente di sudato la storia c'era comunque boccheggiava
davanti al portone spaccata in due galleggiava come una testa di pesce
marcia dove fermentavano a scacchiera le generazioni nell'acqua pestilenziale
di una non omogenea integrazione tra gli abitanti del piccolo centro
lombardo io cominciavo a indossare mesi.
Era tutto pieno di gente, io sentivo gli odori e li vedevo.
Essi erano di Viggiù o teroni, certi altri di Malnate o ad esempio Cantello,
e a volte quelli di Cantello erano teroni come mia madre.
Mia madre era una ragazza, venuta su dalla Teronia per farmi con amore
di mio padre a Viggiù se avesse trovato lavoro in Svizzera.
C'era questo gruppo emigrante di Sardegnole di Ortueri (Nu) per trovare
lavoro dentro l'Istituto per anziani Suore di San Giuseppe Casa di Accoglienza
per Giovani Lavoratrici per lavorare in Svizzera per cui nasceva l'amore
con gli indigeni che andavano con la lambretta a vederle tra cui mio
padre e io nel 1967 a un certo punto sono nato.
Mia madre, allora, era completamente terona ma aveva un buon odore che
mio padre annusava correvano nei campi c'era la canzone Luglio col bene
che ti voglio si guardavano negli occhi. Ora è morta, e non vale più.
Mia nonna mi diceva più avanti friulana della Teronia tremenda erano
tutti ignoranti e sputavano erano come delle bestie e rubavano al mercato
che adesso non lo fanno più lì, più tardi mia nonna diceva.
Nelle foto antiche di prima di che io sono nato c'erano mio padre mia
madre mio padre aveva le basette e una cinquecento azzurra fiammante
si vedono che guardano ancora non si sa dove con perspicace ottimismo
mia madre indossava un vestito indiano a fiori.
I miei genitori erano presenti nel territorio dove io sono arrivato
mi circondavano di carezze e mobili per accogliermi e scatolette Simmenthal
e altre cose del mondo che avrei visto compresi la Svizzera e l'amore.
Oltre del portone e dell'Oriente c'era la Svizzera delle sigarette e
del cioccolato, le montagne che si vedevano aprirsi a scatoletta dietro
la casa dell'Aldo.
Dentro il portone c'era l'Aldo.
L'Aldo era un operaio piccolo che sua moglie lo baciava, vicino al portone.
Ogni mattina l'Aldo andava a lavorare con il motorino usciva io dormivo
perché avevo due mesi tre mesi quelli erano la vita e l'amore infinito.
La Svizzera pendeva sugli stati sociali variegati di Viggiù, con il
contrabbando la riempiva di villette recintate e soldi che servivano
per comperare carezze e mobili e scatolette Simmenthal e altre cose
del mondo che si vedevano dentro la televisione erano gli anni migliori
che ci sono mai stati in quel periodo.
E i bagliori del Sessantotto?
Il Manifesto, 14 aprile 1998
Io allora me ne sono andato a puttane
di Aldo Nove
da Il fagiano jonathan livingston
Mi chiamo Michele Collura, ho ventisette anni (h 1.74, peso 80 chili, dell'Inter) e non me ne frega un cazzo di questa storia di questi libri che ci sono adesso.
Io, credo che questa minchia di new age è meglio di finirla.
Io una volta sono andato in un posto in campagna un agriturismo pieno di new age dove dei cretini stavano tutto il giorno chiusi in casa a guardare i film della campagna, io le ho detto cazzo state tutto il giorno in casa a guardare i film della campagna se fuori c'è la campagna?
Quelli mi hanno detto che era una dimensione interiore i ciaccra, puttanate, io gli ho detto guarda che tu sei un esaurito, voi siete peggio dei preti, vi siete bolliti la scatola cranica con la profezia di Cielestino, quelli mi hanno detto che ero violento perchè era evidente che io mangiavo troppa carne e che la carne fa diventare violenti, io le ho detto che i vegetariani sono dei pirla, che voglio vedere se preferiscono mangiare un finocchio al posto di un kingbecon se preferiscono un cazzo di sedano invece di un doppio cheese, quelli mi hanno detto di stare zitto, che rovinavo tipo l'aura, che facevo vibrazioni negative hanno spruzzato una cagata all'orzo aromatizzato non so una specie di sprai new age. dopo hanno respirato tutti profondo hanno iniziato a ballare una cosa tipo Battiato sempre uguale.
Io me ne sono andato a puttane.
La new age è Eleonora brigliadori che beve la piscia al Costanzo, ora voglio dire a me piace certa pornografia, certi video che ho comperato dove si pisciano in bocca, delle troie bellissime e specialmente quella negra là che faceva i gargarismi di piscia e sborra, ma perchè eleonora Brigliadori non dice che è una amante di questo bellissimo fenomeno che è il sesso, invece di New age!?
Eleonora Brigliadori, è bella.
Viva la pornografia!
Viva Le ore!!!!!!!
Abbasso la New Age!
Aldo Nove
da Il fagiano jonathan livingston - Manifesto contro la new age, minimum fax 1998.
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