E' l'ora di giocare alla poesia , recensione a "Ad alta voce" e "Pubblico/privato 0.1" di Giuseppe Caliceti

Se c'è una classifica di cui davvero torniamo a sentire la mancanza, all'indomani della demenziale abbuffata del Canone letterario per il secolo fuggito (un'Orgia del Potere a cui nessuna voce consideratasi autorevole ha mancato di partecipare strombazzando il suo essenziale elenchino, la cui precettistica ineluttabile, oppure trastullandosi sussiegosamente con le figurine del suo giochino della torre) - questa è la classifica delle opere "incredibly strangers" che, sintonizzata alle lunghezze d'onda stessa della luce, attraversano il nostro campo culturale come una tempesta di meteoriti, senza che, perlopiù, noi possiamo arrivare ad accorgerci di una così devastante gragnola d'impulsi e di segnali (e che continuano, infatti, ad orbitare segretamente intorno a noi, in attesa del temerario che saprà codificarne il codice pazzesco). Questi prodotti ci aprono vertiginosi squarci su estetiche improbabili, a tratti fortissimamente volute a tratti del tutto accidentali: opzioni eversive in ogni caso, se ci propongono tratti evolutivi "possibili" per un'estetica che non mancherà di scartarli (ma alla cui assolutistica integrità attentano con le loro traiettorie deviate, o devianti, e comunque, fuori dalle righe); sono galvanizzanti incursioni nell'impossibile, che (per fortuna) vedremo difficilmente assorbite dalle logiche della grande editoria, ma che per questo sarà impossibile neutralizzare - e continueranno a operare, nel bene o nel male, dai loro invisibili punti d'innesto (di fuga) nel corso-principale del "culturale".

In una possibile top ten di oggetti Incredibilmente Strani dall'anno di letteratura che è appena trascorso, avanti forse di mezza ruota rispetto a una mirabolante biografia di Cavallo Pazzo, "La gara è truccata", ed. Fabio Croce, euro 18,59 ( Ma Marco Erler - già Nuvola Rossa negli anni indiani metropolitani, - che ne è il picaresco autore, riesce a vendermela a metà prezzo durante la presentazione di un mio libro), io personalmente vedo un fotofinish tra due volumi di Giuseppe Caliceti, ognuno dei quali furiosamente strampalato a suo modo, ma anche, serissimamente decostruzionista, a suo modo (perché con Caliceti siamo nelle regionin del progetto e del concetto, non in quelle dell'accidente: e allora, la scelta dell'extravaganza, della produzione "out" più ancora che "off", dell'impossibile/irriproducibile a tutti gli effetti, diventa il più spiazzante dei gesti "politici").

Secondo classificato, allora, è il pezzo più ponderoso, fra i due calicetiani (i quali andrebbero poi letti anche un po' a specchio): trattasi di "Pubblico/Privato" (Sironi ed.), praticamente un download del "diario interattivo in pubblico" che da più di due anni lui tiene nel portale emilianet (compreso e-mail di corrispondenze che, omologhi o occasionali che siano, sempre conferiscono un più di preziosa bizzarria a tutta la faccenda).

Però a spuntarla, per me, è questo "Ad alta voce". Definito "il primo libro game d'autore", o primo libro di "poesia interattiva", è un generoso campionario di sequenze verbali in forma di verso, che un parodistico "Poeta Contemporaneo" (che è insomma l'autore stesso identificatosi con la sua maschera impossibile, autoridottosi a una sagoma da fumetto), dovrà "agire sul pubblico" in forma di gioco (& teatro dell'assurdo), a suo rischio e pericolo (impagabili, in appendice, le notizie circa le "avventurose esecuzioni"). Adesso che (scrive Balestrini) "è venuta finalmente l'ora / di giocare alla poesia", il poeta Caliceti mixa e si rimixa, ancor più nel senso del minipimer che del multipiste: trita stereotipi di poesia, centrifuga fuori l'ego, lui sbanda dentro e fuori la sua "linea che non c'è": quella di un furioso concettualismo della (anti)poesia, di un concertato (irriducibilmente "in bassa fedeltà") dell'immaginazione attiva.

tommaso ottonieri
su Carta/Cantieri sociali del 23/29 Gennaio 2003.



Dal sito e diario quotidiano di Giuseppe Caliceti :

Grazie Tommaso
Ne approfitto anche per ringraziare Tommaso Ottonieri. E' uno dei pochi critici italiani giovani - e ce ne sono veramente abbastanza pochi…. - da cui riesco a imparare e a capire cosa ho fatto meglio di quanto possa spiegarmelo io, nel bene come nel male. Grazie Tommaso.




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