OTTONIERI, TOMMASO, La plastica della lingua. Stili in fuga lungo un'età postrema, Bollati Boringhieri, 2000

Talvolta i titoli dei libri hanno la stessa duplice funzione che avevano i manifesti ai bei tempi delle avanguardie: indicano le cose che è giusto dire e insieme le parole più adatte per dirle. È il caso de La plastica della lingua di Tommaso Ottonieri, che sembra adottare una strategia "plastica" per spiegare - o forse sarebbe più corretto dire dispiegare - le forme assunte dalla lingua nell'epoca della plastica, dalla letteratura nel "presente deteriorabile della merce". Cosa debba intendersi per strategia plastica lo dichiara esplicitamente lo stesso autore nelle ultime pagine del libro: l'innesto di un tessuto linguistico vivo nei testi presi a campione, una scrittura critica malleabile, duttile, incline a modellarsi sul variare delle forme letterarie come fosse una seconda pelle.
Sembrerebbe la strategia di un lettore incantato che accetta scientemente di subire il plagio in ragione di quel principio per cui il linguaggio, bene o male, finisce per sedurre e resistergli serve a poco. La condiscendenza di Ottonieri assume però accenti e andamenti troppo marcati per poter veramente essere il frutto di una affascinata compiacenza verso gli stili dei tempi. L'impressione è in effetti quella di una scrittura che segue il filo di un ragionamento critico con lo scopo - solo velatamente sotterraneo - di inseguire soluzioni e suggestioni poetiche. In questo senso la vera plastica modellata nel libro è quella "pretesa di opera-mondo che da sempre è stato il 'Saggio'"; una plastica che Ottonieri rivisita come genere letterario, rifacendo il verso della cosiddetta lettura critica anzichè praticarla pedissequamente.
Malgrado il tono intenzionalmente divagante e dilagante, La plastica della lingua non è però un mero esercizio di stile. Se a tratti si ha la sensazione che la lettura si eserciti un po' sopra le righe, che non cerchi propriamente testi ma pretesti, è perchè il metodo usato non è tanto critico quanto fono-sensibile. Ciò che interessa a Ottonieri non è una visione sistematica e organizzata delle cose, bensì toccare le corde della lingua e farle vibrare in tutte le sue variazioni di tono, scovare i motivi di fondo di quest'epoca postrema, quei motivi arrangiati dalle letterature contemporanee ed essenzialmente riconducibili alla ricerca di un soggetto perduto e al tentativo di ritrovarlo in un mondo dall'immaginario deteriorabile. Il tutto vissuto nella convinzione che il problema dell'identità, tanto personale che collettiva, si sia ormai ristretto all'improbabile attuazione di un piano di fuga dalle posticce imitazioni di realtà in cui affogano i nostri sentimenti.
Sostanzialmente, pur vestendo i panni del "Saggio", Tommaso Ottonieri rimane fedele alla sua natura di poeta e si esibisce in un malinconico canto che potrebbe forse intitolarsi anche "Il Tempo Desolato", perchè l'idea di definire il presente come "un'età postrema" sembra nascere dalla sofferta constatazione che l'adesione estetica della contro-cultura degli anni sessanta e settanta a un'estetica di massa, sebbene inevitabile, si è rivelata scelta contraddittoria e piena di insidie.
In questa prospettiva, l'assunto avanguardista di far coincidere parole e cose - lingua e plastica - giunge a mostrare come la irrealizzabilità di un'autentica letteratura di massa sia di fatto l'utopia terminale del Novecento. Le vie di fuga dalla moltitudine e dai suoi prodotti sembrano però precluse, e questo nonostante gli sforzi degli scrittori. Perchè nonostante la strategie di sparizione dell'autore, o della sua regressione alla soggettività minima, nonostante le tattiche di resistenza o di immersione incosciente e beata, ci siamo fatti un mondo dove sono le cose ad avere l'ultima parola.

T. Pincio
su L'Indice dei libri del mese, n.05, 2000.


Tommaso Ottonieri: La plastica della lingua

Un conflitto polimorfo che potrebbe giocare inaspettate elaborazioni offre il lavoro che Ottonieri ha elaborato attraverso capitoli di indiscusso interesse.
Già i rispettivi titoli: 1. La creta pastosa del soggetto (dal testo senza organi allo svanimento dell'autore), 2.La Lettera il Fuoco (Estetiche del peluche), 3.La plastica della lingua: la merce che c'è in noi, 4. Tagliare in due (la vita), 5.Fuori Centro: un'arte della fuga, 6. Bassa risoluzione autoriale. Ancora una parola su nove, 7.Trash'endenza della poesia, 8.La Zona Lirica. La Zona Morta, 9. Proiettile senza bersaglio. Forme epiche nella modernità in declino, 10. Prosodia della strada (uno stile del conflitto), 11. Tattoo. Bio-grafare verso, 12. Sussurri da una sala di specchi. Le tre cronache del Ricercare, 13.Battito,la Sapienza del Poeta. Una cartolina da Sofia, 14. L'Apocrifo la Replica il Posticcio: Glossa della Verità, 15. Marginalia: Del Testo della Fine (Del Testo senza Fine), 16. Questo libro - lasciano comprendere l'avvincente esplorazione che lo studioso ha tentato (riuscendoci in pieno), sempre attento a non compromettere le distanze cronologiche che la strategia di ricerca ha sostenuto.
Facendo affiorare le necessità dei testi e conservando la disponibilità a chiarire in che cosa consista la diversità di alcune analisi, il confronto delle possibilità (impossibilità) di alcune verifiche, nelle dimensioni più raffinate del senso, la lenta definizione delle opposizioni tra denotazione e connotazione, la sempre difficile premessa culturale fra significato e segno, Ottonieri gioca, pagina dopo pagina, con il linguaggio e la rappresentazione della realtà, enucleando relazioni e identità fra gli elementi della nostra esperienza.
Sottolineando come la suggestione "di un testo complesso, di sistema aperto, che si propone come network, campo reticolare dalle molteplici fughe (previste e non previste, cognitive ed emotive), ti costringe a situarti su connessioni, transiti da una categoria all'altra del paesaggio testuale eterogeneo, senza dare nessun nodo come qualcosa su cui posarti nella pretesa di una terra ferma. Ma ancora: la liminarità connettiva ti costringe a situare la tua percezione del testo in un oltre, che sei tu stesso a decidere e nondimeno galleggia sulle più insidiose acque dell'incertezza e dell'indecidibilità" (pag.47), si riesce a racchiudere la verifica che, fra tutti i criteri di testualità, quello della coerenza è non sempre indispensabile alla comunicazione.
Il progetto del parlante (scrittore) deve reggersi, al momento della fruizione, partecipando a quella interpretazione che possa riconoscere l'accettabilità e la continuità degli indizi.
Così è che Ottonieri ci mostra il reale recuperando la metafora delle isotipie e sostenendo "lo scacco che la scrittura subisce dalla velocità dell' iperreale e dai suoi media".

di Antonio Spagnuolo
sul sito Electronic Center of Arts diretto da con lui da Emilio Piccolo, 2 gennaio 2001.


VEDI:

il manifesto, 12-2-2000, Alias-La talpa libri, Pag. 23 Tommaso Ottonieri ricostruisce la "Linea pulp" scambiandola per neo-neo-avanguardia Le plastichette dello scrittore sanguinario Non si capisce come un critico giovane tanta avvertito giudichi, nel suo libro "La Plastica della Lingua", quella che è subito apparsa un'innocua Arcadia del sangue e dello sperma (motore oramai del più disparato marketing editoriale) la nuova frontiera della letteratura di Massimo Raffaeli

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