recensioni raccolta racconti:
Un bacio al mondo Raul Montanari



Un bacio al mondo di Raul Montanari
Pag. 204, Lire 24.000 - Edizioni Rizzoli (L'iguana)
ISBN 88-17-66982-2

"Non avrei pianto, se avessi pensato che qualcuno sorrideva, in quel momento. Ma non vedevo nessuno. Non vedevo niente, niente. Il mondo piangeva con me. In me."

Una raccolta di racconti che ci propongono figure di carnefici e di vittime, di solitudini disperate e di fughe, attraverso le immagini oniriche, dalla propria dolorosa quotidianità. Il senso di morte incombe su ogni personaggio creato da Raul Montanari, un senso di morte ossessivo e tragico, spesso legato alla sessualità e alla giovinezza. Tutti, in fondo, siamo un po' carnefici e un po' vittime, tutti sentiamo la disperante insensatezza della sofferenza e della passione in questa assurda partita a scacchi che è la vita. Anche la malattia è spesso un elemento di sottofondo alle vicende presentate, malattia come metafora del disagio, della incapacità alla comunicazione, della solitudine. Il narratore può essere indifferentemente un uomo, una donna, un piccolo animale (il ragno per esempio), tutti esseri incapaci di comunicare se non attraverso la violenza, che è poi violenza su se stessi, suicidi indiretti: "forse il paradosso stava in questo: che l'omicidio in fondo era solo un tentativo, consapevolmente fallito, di provare su di sé la morte e di sopravvivere per poterla raccontare". Oppure uccidere è il tentativo di fissare per sempre un attimo, una emozione, un sentimento di cui si conosce comunque la fragilità e la fugacità: "come fotografare un uomo proprio nel suo momento migliore, nella stagione della vita in cui dà il meglio di sé".
Il racconto che dà il titolo alla raccolta è la narrazione di un'altra forma di morte: la morte del figlio e del padre nell'acqua (e come non pensare alla nascita e al liquido amniotico?) perché il figlio ha dimenticato gli insegnamenti fondamentali su come essere immortali, su come vincere la morte, che il padre gli aveva impartito, quando era bambino. Così il racconto si chiude con una metamorfosi nel grido del figlio morente: "Ti amo, prendi il mio respiro. Stringimi, padre. Io ti amo, sono tuo, sono tuo, sono te..."


RAUL MONTANARI
Un bacio al mondo

Rizzoli, pp. 205, lire 24.000

Il sentimento di resa derivante dalla lettura di un libro di Montanari, nasce non solo dalla logica del noir - una logica di rassegnazione e di dolore, un lungo tunnel privo di quella luce che qualcuno racconta di vedere in lontananza - ma anche da una questione di sfondo. Arriviamo in un posto in cui qualcosa, un qualcosa che non ha ancora nome né volto, è già accaduta senza preavviso, senza segni di nessun tipo, se non quelli che rimangono, come le cicatrici sul volto del protagonista del romanzo (e ben presto film) La perfezione.
Un bacio al mondo ci rivela invece un Montanari in qualche modo diverso, un Montanari che lascia per un attimo il caos di cui si ciba il mondo noir e, senza per questo dimenticare tensioni e serial-killer, costruisce architetture di struggente attesa sul filo veloce e mai monotono di 14 racconti brevi, figli di ben 18 anni di scrittura. Una discesa sistematica nell'abisso delle proprie oscurità, compagni di viaggio un orrore infinito almeno quanto la dolcezza della sconfitta. Fra un torturatore la cui unica passione mai provata è rivolta al colore azzurro, ragni innamorati uccisi a morsi nel buio e un Dio rubato da una donna che ha saputo ascoltarne la risata sommessa, vedono la luce i vari "Azzurro" e "Aracnologia" iegli anni, insieme ai più recenti "Terra di nessuno" e "I mostri", nonché il micro-romanzo "Gli stranieri". È qui, nell'intreccio delle multi-trame a cui Raul ci ha abituati nel tempo, che si affaccia un timido e discreto personaggio reale a cui il racconto è dedicato. Ma non è solo Aldo Nove l'unico collega scrittore ad essere apertamente citato: in calce vediamo qua e là i nomi di Scarpa e Doninelli, quest'ultimo proprio in apertura al racconto che dà titolo alla raccolta. Un racconto dai toni forti e dal linguaggio agile come una stilettata, una stilettata precisa e diretta in anticipo da un incipit scarno solo in fatto di riserve: "L'acqua continua a salire" e non importa dove, come e quando. Siamo in una stanza, in una cantina, in un luogo fuori dal mondo? Non ha nessun senso stabilirlo. C'è questa porta che non si apre e manca poco, ormai, basti osservare il livello dell'acqua che non accenna ad arrestare l'ascesa lungo i corpi dei protagonisti, clessidre di carne candidate dal tempo a marcare il proprio incedere. Per dirla con Tiziano Scarpa - che introduce - "Non sei mai stato più inghiottito di così".

Gianluca Mercadante sul bimestrale Pulp n.16 dicembre '98.

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