SCARPA, TIZIANO, Occhi sulla Graticola, Einaudi, 1996


recensione di E. Cerasi, in L'Indice dei Libri del Mese n.04, 1996.


Triangolo amoroso in forma di saggio per un romanzo d'esordio. L'io narrante, Alfredo, è un laureando in lettere alle prese con una sudata tesi sulle "brutte figure nella narrativa di Fedor Dostoevskij".Il rivale, Fabrizio, è uno studente fuori-sede un po' economista e un po' filosofo, inquieto, che decide di pagarsi l'affitto vendendo varie e giornaliere dosi di sperma a uso cosmetico della sua affittacamere settantaquattrenne (ma ne dimostra, grazie allo sperma, cinquantacinque).Carolina è una studentessa dell'Accademia di Belle Arti che vive - con autocompiaciuta provocatorietà - disegnando gli attributi sessuali primari per la versione italiana dei fumetti erotici giapponesi - (i manga).
Tuttavia lo sviluppo narrativo di questo triangolo neppure viene tentato. C'è come un'immobilità, una cappa che grava su questo mondo di studenti universitari incapaci di azione. Scarpa decide di evitare la narrazione e di giocare solo sull'analisi. Ma di cosa? Formalmente, l'oggetto principale, il fuoco ottico, è Carolina, la donna cui l'autore del saggio desidererebbe unirsi "in duraturo vincolo affettivo". Vediamo come viene descritta: "un volto piuttosto comune, senza enigmi né spettacoli, Carolina non ha difetti eclatanti ma nemmeno dettagli fascinosi". Messa così, verrebbe da pensare alla Leni di "Foto di gruppo con signora". Non è così. La motivazione che muove l'indagine di Alfredo è tutta diversa da quella del protagonista di quel romanzo.
Qual è dunque la ragione dell'indagine di Scarpa? La chiave è proprio nel titolo del romanzo. La Graticola, sulla quale si puntano gli occhi, è solo pretestuosamente la disegnatrice pornografica, cui è stato assegnato questo nome d'arte; se apriamo un dizionario vediamo che è un sostantivo femminile che nomina sia l'inferriata posta a riparo di un'apertura, sia lo strumento di supplizio sul quale veniva sottoposto ad arrostimento il corpo del condannato. Carolina Groppo è contemporaneamente donna dello schermo (a velare una fissazione maniacale per il sesso in quanto puro sfogo energetico, puro dispendio) e strumento di tortura, supplizio. L'interesse del protagonista è tutto rivolto a questa ambivalenza.
E' significativo che in una narrazione totalmente avvinta al dettaglio del fatto erotico non accada nemmeno una scena di sesso - tanto che il post scriptum finale (di sapore leggermente sveviano) della stessa Carolina ci avverte dell'ipocrita rimozione, dell'unica storia d'amore realmente consumata: quella tra Alfredo e la Graticola.
L'analisi - e la scrittura - non fungono dunque da censura, come qualcuno ha detto, ma colmano un'assenza. Si tratta di puro sfogo, ma disperato, ma tragico, anche se con delle stonature (come l'inutile dialogo finto-platonico). Nonostante gli effetti di spassosissima comicità sostenuti da una buona padronanza della lingua, non si fa davvero fatica a capire che il nucleo centrale è la disperata assenza di prospettiva in cui versa una gioventù sfibrata solo metaforicamente da un'eccessiva erogazione di sperma.


Silvana Tamiozzo Goldmann, in L'immaginazione, n. 129, 1996, p. 19.

La bravura come limite

È molto affollato il romanzo d'esordio di Tiziano Scarpa, tanto da far compiere al lettore diversi sforzi di orientamento, come per seguire la trama di un film in un gioco furioso di zapping. Prova di bravura, certo, ma è anche un po' il limite di questo lavoro.
La storia si apre sul protagonista Alfredo, che fa la conoscenza, in modo inconsueto, con Carolina Groppo. Alfredo è un laureando e si sta arrabattando con una tesi sulle brutte figure nella narrativa di Dostoevskij. Carolina, in arte Maria Grazia Graticola, è studentessa dell' Accademia e per mantenersi agli studi disegna genitali maschili e femminili sulle traduzioni in italiano dei manga, i fumetti giapponesi. Lo sfondo è una Venezia antropomorfizzata, o meglio fissata -a partire dalla definizione di Apollinaire- nell'immagine di "sesso femminile dell'Europa" (le elucubrazioni in tal senso occupano, in una sorta di piccolo trattato geografico-pornografico, il III capitolo). In un piovoso pomeriggio d'aprile Alfredo e Carolina incrociano le loro storie su un vaporetto: la ragazza è poco poeticamente presa da incontinenza (scopriremo al capitolo 28, prima del resoconto finale, che quanto le accade è l'effetto ritardato di uno Shank Prakashalana, esercizio yoga che consiste nel bere decine di litri di acqua salata per purificarsi) e finisce per gettarsi in canale; Alfredo la salva, la conduce a casa sua, la ripulisce, la ospita, forse se ne innamora un po', visto che la racconterà nel romanzo attraverso notizie, documenti e diari che la riguardano, raccolti con la caparbietà di un segugio.
Diciamo subito che la costruzione è abile, in particolare sono buona trovata le scansioni dei diversi ritmi narrativi sottolineate dai mutamenti tipografici: il corpo piccolo della sedicente nota linguistica sull'espressione veneziana ta 'sbòro e varianti, il corsivo per la voce di Maria Grazia Graticola/Carolina Groppo, il maiuscoletto per i proclami, il "dattiloscritto" della lettera alla redazione di "KissManga" del cap. 19, il confronto rovesciato a p. 69, e poi ancora i versi, gli elenchi, le interruzioni ecc.
Ma in tanta messe di situazioni porno-paradossali (a cominciare dalla produzione di sperma per l'incarnato della proprietaria) dell'appartamento di Fabrizio, lo studente di economia innamorato di Carolina) si può rimpiangere che la storia di questi ragazzi seri e sperduti nelle insensatezze di una vita avara di occasioni intellettuali e pratiche (e di tensioni morali) non emerga di più, sia quasi soffocata dalla volontà di costruire una grande e stravagante metafora del tempo presente.
Non mancano a Tiziano Scarpa vis comica e lucidità di analisi. Da questo punto di vista se Brizzi con Jack Frusciante aveva raccontato con finezza e sarcasmo il mondo del liceo, in Occhi sulla graticola Scarpa apre squarci altrettanto spietati sul mondo universitario. Dalla biblioteca universitaria ("luogo che esalta al massimo grado il sottinteso sessuale, proprio perché tende idealmente ad abolire la categoria del corporeo, riducendo a puro spirito la presenza dei suoi frequentatori. Basti pensare alla mitologia del silenzio bibliotecario, intimato tassativamente" ecc.: p. 37) all'impietoso ritratto dei docenti universitari concupiti dalla studentessa R. T. ("oltre al seme di coglione accademico, durante i seminari personali i suoi aman'docenti le spargono addosso tutto quello che passa per la loro testa di cazzo (...). La generazione dei docenti offre carne frolla e saperi accademici a R,T. che contraccambia con carne fresca e voracità conoscitiva: intanto la sessualità circola fra le generazioni, e questo è cosa buona e giusta": p. 104), fino ai papiri per i laureati, l'autore non risparmia lazzi volutamente seriosi.
L'oltranza espressiva, l'insistenza sulla deformazione di situazioni e personaggi (che fa supporre, alle spalle anche Celati) si interseca con il procedimento "saggistico" del romanzo. La tenuta non sempre è assicurata, ci sono pagine che finiscono per risultare stucchevoli.
E tuttavia Tiziano Scarpa sa il fatto suo in fatto di dialoghi e di contrappunti (tra le pagine migliori c'è il duetto trai Fabrizio e Carolina, con il monologo di commento di quest'ultima agli impacci del suo innamorato, pp. 94 e segg.), in un controllo del mezzo linguistico, nello svariare dai bassifondi del turpiloquio alla mimesi del tono erudito e ricercato. Tutto questo (e altro ancora) fa sperare che nel prossimo romanzo lo scrittore ridimensioni virtuosismi e montaggi spettacolari, e si cimenti (esca più allo scoperto) nel raccontare le sue storie.


recensione da Artifexlibri.com

Anche fra i talenti dell'ultima generazione la lezione di Gadda è ancora viva, se è vero come è vero che l'ingegnere viene citato perfino da un caposcuola come Pennac, caro a tutti i giovani scrittori.
Tiziano Scarpa l'ha assimilata a dovere, e fra le righe della graticola si vede.
Abile nel dipingere situazioni al limite della probabilità, virtuoso e inventivo nella gestione della sintassi, acuto quando legge nelle pieghe dell'anima, è compreso da ogni cosa e nello stesso tempo riesce a esserne al di fuori.
Osserva da lontano la scena, con lo sguardo vivace di chi ha capito tutto ma non ha bisogno di dirtelo: lo capisci da te.
"Il distillato devitisiano, speziato e pungente (probabilmente a causa delle origini abruzzesi di Giampaolo), si presenta assai più diluito, acquoso e volatile; una volta esposto all'aria scolorisce fino alla trasparenza vitrea per un'estrema suscettibilità agli sbalzi di temperatura. Per contro, la lacryma Rumegotti non può vantare un bouquet altrettanto battente, si smaga in velati tendaggi olfattivi di marzapani imburrati e caldarroste fredde. Rastremato come una medusa indispettita in fondo all'ex-vasetto di yogurt, il viscoso pastriccio non cede di un lumen il suo bianco squillante, color cumulonembo pannamontato all'orizzonte, zucchero sfilacciato nel cielo di luglio, di faccia al sole in un pomeriggio adriatico."
"L'autocompiacimento è la cosa peggiore, ma solo quando sono io a compiacermi. Quando sono gli altri che hanno il coraggio di autocompiacersi in pubblico, io cado in adorazione. E li invidio. Non c'è niente di più interessante dell'autocompiacimento degli altri."
"Gli "Estratti" manopoleschi raccolti qui di seguito te li ho sbobinati e rimontati col taglia&incolla del Word sei punto zero. Una faticaccia, Alfredo futuro. Queste chiacchiere vanno dunque immaginate in bocca a Tullio Parmesàn, rasoiate dalle sue labbra sottili a bilama Gillette Blue II: il labbro inferiore tira fuori la sillaba, il labbro superiore la taglia alla radice."
"Nel frattempo molta acqua è passata dentro le tubature: dopo due anni Tullio le ha mandato una cartolina leggera come un senso di colpa.

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