LE VIRTÙ DEI LIMONI

 

di Tiziano Scarpa da Solo Limoni - Videotestimonianze sui fatti di Genova (Shake edizioni)
Di Giacomo Verde con commento poetico di Lello Voce e testimonianze scritte di Mariano Bàino o Nanni Balestrini o Elisa Biagini o Franco Berardi (Bifo) o Giuseppe Caliceti o Luigi Cinque o Mauro Covacich o Pablo Echaurren o Gabriele Frasca o Florinda Fusco o Andrea Inglese o Francesco Leonetti o Giuliano Mesa o Raul Montanari o Anna Maria Monteverdi o Aldo Nove o Tommaso Ottonieri o Marco Paolini o Marco Philopat o Gian Paolo Renello o Massimo Rizzante o Tiziano Scarpa o Sara Ventroni o Giacomo Verde o Gian Mario Villalta o Lello Voce.


1.

Virtù lacrimogene del limone

Virtù lacrimogene del limone io sperimentai una sera di dodici anni fa, in una soffitta retoricamente giovanilistica, dove viveva colei che amai buffamente (giacché soltanto buffamente io seppi amare).
"Vuoi tu avere candidissimi gli occhi, amore mio buffo?", mi chiese colei, e in una ciotolina spremette uno spicchio di limone, vi intinse uno stuzzicadenti, mi fece arrovesciare la testa e mi intimò di rovesciare all'indietro anche lo sguardo.
Una stilla colò dallo stecchino nel mio occhio, una gocciola di succo solamente, e fu come essere puncicati dall'acumine dello stuzzicadenti o -senza come - fu ricevere secchiate di succo di sole spremuto in un mezzogiorno di luglio.
Io fui pupilla di lumaca centrata da acidissima pioggia solare.
Duole lo sguardo che fissa lungamente il sole.
Poiché i limoni sono occhi esposti al sole da mane a sera, e non hanno palpebra che li insacchetti, un limone contiene in sé succo di sguardo che lungamente ha fissato il sole.
Piansi per la pungentissima asprezza che imperversava nell'occhio mio, inconsolate lacrime solari io piansi.
Quando riaprii gli occhi, chiari come chiara d'ova sode erano bianchi circondari delle mie iridi.
Più non li iniettavano quei circonvoluti aghini di sangue, ogni venuzza era dileguata, trovando riparo nel marsupio delle palpebre. Tutta la candida sclera s'era citricamente cicatrizzata di candore.
Raggiavano all'intorno lampi bianchissimi gli occhi miei.
I miei occhi commossi di collirio, i miei occhi filiali del sole!

2.

Virtù sabotatorie del limone

Un mio caro parente, che in tempi recenti morì suicida, cinquant'anni or sono si recava piccino alle sagre di paese con un mezzo limone in tasca.
Succiava il bimbetto il suo mezzo limone di fronte alla banda schierata.
La vista di un essere umano che ciuccia un limone provoca una forte salivazione.
Se questa forte salivazione avviene nella bocca del trombonista, del clarinettista, del trombettista di una banda, gli strumenti a fiato di quella banda non riusciranno a fiatare.
Sabotava quagli inni sguaiati il futuro suicida, imbolsiva gli ottoni e le ance dei legni bandistici.
Non era il secreto ghiandolare acquolina evocata dalla fame, e nemmeno bava di disgusto che preluda a un conato.
La definirei piuttosto saliva di difesa che mira a diluire, guardiano annacquatore sulla soglia critica di un'inondazione citrica.
Alla vista di qualcuno che succhia limone puro, la bocca di chi guarda s'immedesima nella bocca di chi succhia: deglutisce saliva, agitata, non sopportando l'acida idea di limone.
Mentre scrivo, io stesso deglutisco saliva, la mia bocca è agitata come una pozzanghera in tempesta.
Il limone è acido, l'idea di limone è acida, la parola limone è acida.
Esistono dunque due cose (idee, parole) che non si lasciano pensare spassionatamente, disincarnatamente.
Esistono dunque cose che, anche al solo nominarle, sommuovono il corpo che le pensa, spostano di sede i liquidi del corpo in cui il pensiero è disciolto.
Succhiare un limone.
(E ora, lettore, fischiettiamo un po' insieme, io e te).

 

 

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